Dall’indagine sui mandanti dell’omicidio di Selavdi Shehaj, la trama degli interessi dietro la scia di delitti che insanguina la Capitale. Il riassetto dei clan sotto l’egida di Michele Senese

L’omicidio di Selavdi Shehaj, alias Simone Passerotto, ucciso a Torvajanica da Raul Esteban Calderon nel settembre del 2020 - lo stesso killer che aveva sparato a Fabrizio Piscitelli l'anno precedente- ora, grazie alle indagini svolte dai Carabinieri del Nucleo investigativo di via in Selci, ha anche dei mandanti: Giuseppe Molisso ed Enrico Bennato, che hanno pianificato tempi e modi dell'omicidio. Le ragioni vanno cercate nella lunga scia di sangue partita dall'omicidio del 7 agosto del 2019, quello di Diabolik, un pezzo da novanta del crimine romano, come del resto lo è Giuseppe Molisso, entrambi cresciuti sotto l'ala protettrice (finché lo è stata) di Michele Senese, il re della camorra a Roma.

Inchiesta
L’omicidio di Fabrizio Diabolik Piscitelli, storia di un delitto “tra amici”
23/5/2022

La morte di Piscitelli ha dato il via ad una spirale di vendette che si è conclusa in mezzo alla gente davanti allo stabilimento balneare Bora Bora, con due colpi di una pistola cal. 7,65 browing alla testa dell'albanese Passerotto, colpevole del tentato omicidio a Leandro Bennato, il 14 novembre del 2019. Un agguato probabilmente deciso insieme a Fabrizio Fabietti, il braccio destro del Diablo, per vendicarne la morte.

Da quel giorno, gli uomini di Bennato e della banda degli albanesi di Diabolik decidono che Fabietti deve morire. E sarebbe morto se a salvarlo pochi giorni dopo non fosse stato l'arresto da parte del Gico di Roma della Gdf nell'ambito dell'operazione "Grande raccordo criminale". L'operazione del Nucleo investigativo di Roma oggi rappresenta un altro tassello fondamentale di un puzzle difficile da ricostruire, quello dell'omicidio di Fabrizio Piscitelli, in cui tornano nomi, volti, interessi. L'aver individuato i mandanti dell'omicidio dell'albanese Shehaj fa ipotizzare che la soluzione è vicina anche per quell'omicidio eclatante, definito da subito dal Procuratore Michele Prestipino come "mafioso e non di strada".