Satira preventiva
Che bello, il mondo va al contrario: ci manca solo la marcia su Roma (per ora)
Il ritorno al passato domina il globo. Negli Usa il Far West rivive in scuole e parcheggi, in Russia vanno le spie, i preti pazzi e gli avvelenamenti. E in Italia...
Il remake della spia russa giovane e avvenente che seduce il generale minchione è solo l’ennesimo tocco, molto raffinato, del ritorno al passato che contraddistingue questo scorcio di secolo, così povero di novità e così ricco di suggestioni antiche: Mata Hari, la pestilenza, la soldataglia che saccheggia le città, l’inverno al freddo con i geloni sulle mani, il pericolo giallo, la guerra di Crimea, l’imminente bis della Marcia su Roma. Tutto ritorna. Secondo gli esperti l’assalto ai forni, al grido di «vogliamo il pane», già nella prossima primavera farà felici gli appassionati delle tradizioni più genuine, vecchie di secoli e messe in ombra dalla cosiddetta modernità. Per le cariche di cavalleria, il ritorno della tisi e il rilancio del corsetto di stecche di balena per le fanciulle, è questione di un paio d’anni al massimo.
I russi. Droni, hackers e algoritmi hanno fatto il loro tempo. Il ritorno della spia in carne e ossa, seducente e ambigua, che nasconde i microfilm nel reggiseno, come nei fumetti degli anni Settanta, dimostra che i russi per primi hanno capito che l’umanità ha inserito la marcia indietro. Il primato di Mosca, in campo reazionario, è schiacciante. Si va dal prete pazzo con la barba lunghissima che maledice il nemico levando al cielo le dita ossute; alla riscoperta del veleno come arma politica, in disuso dai tempi di Lucrezia Borgia; alla quasi totale mancanza di industrie e di attività produttive, che nella mentalità della Russia profonda sono considerate poco spirituali e dunque volgari; alla guerra, con razzie e stupri nei villaggi, come passatempo popolare, in alternativa all’alcol o anche in compresenza.
Gli americani. La risposta americana, benché tardiva, promette bene. Le sparatorie nei saloon, da sempre molto amate, si sono spostate nei parcheggi dei supermercati e nei corridoi delle scuole, ma conservano intatto lo spirito pionieristico, il festoso crepitio delle pallottole, le vittime che strabuzzano gli occhi cadendo all’indietro, il becchino che prende le misure del cadavere. Per rendere ancora più verosimile l’atmosfera dei bei vecchi tempi, gli attentatori e i killer più avveduti si portano dietro un pianista, che suona un motivetto introduttivo e scappa al primo sparo, come nei migliori western. Se dunque vi trovate in America, e nel parcheggio di un supermercato o in una scuola vedete un pianista che comincia a suonare, scappate molto velocemente.
Religione. Quanto ai preti pazzi, l’America regge bene il confronto con la Russia. Il reverendo che si barrica in una fattoria con centinaia di fedeli, annuncia la fine del mondo e invita al suicidio collettivo, è ormai una figura tradizionale della vita quotidiana negli States. I predicatori che non si barricano e non predicono l’apocalisse sono pochi e malvisti. I cristiani rinati propongono la prigione per le donne che hanno abortito e la reclusione preventiva per quelle che, essendo incinte, potrebbero farlo. L’obbligo della lettura della Bibbia prima e dopo i pasti fa parte del programma elettorale del senatore ultraconservatore O’Dooley, che ancora oggi, in omaggio all’epopea della Frontiera, ogni mattina va caccia del bisonte malgrado sia estinto.
L’arte. La restaurazione della pittura figurativa, ponendo fine all’arte debosciata dell’ultimo secolo e mezzo (dagli impressionisti in poi), sarà l’inevitabile approdo del grande fermento culturale delle retroguardie che, in tutto il mondo, stanno finalmente spodestando le avanguardie. Tra i più illustri esponenti retroguardisti il francese Joel Delapochette, appena uscito di prigione dopo avere corretto in senso figurativo, con il suo pennarello, le Demoiselles d’Avignon di Picasso, e il russo Igor Popov, che ripropone le icone medievali su legno utilizzando una speciale vernice, di sua invenzione, che attira i tarli.