Palazzometro
Non esiste un vaccino contro la pandemia burocratica
Dall’esplosione del Covid sono stati emanati 1022 atti per combattere il virus. Con una media di 29 al mese. Si spera che la riforma della Pa prevista con il Pnrr possa mettere un argine
Da gennaio 2020 con l’esplosione del Covid a oggi c’è stata una iperproduzione di documenti e norme ad hoc che hanno creato lo sgradevole effetto di aggravare l’elefantiasi di cui soffriamo da decenni. Lo stato di emergenza - durato ben 26 mesi - è finito a marzo 2022, ma l’inondazione di ordinanze, circolari, decreti e di non rimpianti Dpcm tracima ben oltre quella data. Sono stati emanati 1022 atti per contrastare l’avanzata del virus, con una media di 29 al mese, uno al giorno (fonte: Openpolis). Il picco tra febbraio e aprile del 2020. Il record è del governo Conte II con 507 atti, ma Draghi non è stato da meno con 409. Meloni è a quota 25, a quasi tre mesi dall’esordio. La valanga oggi è fatta di aggiustamenti: dal discusso reintegro del personale sanitario non vaccinato, alla riduzione a 5 giorni di isolamento per i contagiati, fino ai controlli per i passeggeri dalla Cina. Speriamo che la riforma amministrativa con i miliardi del Pnrr porti a un “vaccino” contro il virus burocratico.
Il Giubileo dei miracoli: 135 opere in 23 mesi
Dai flagelli alle missioni bibliche. Tra gli obiettivi del “Giubileo della speranza”, come lo ha chiamato Papa Francesco, c’è anche quello di far risorgere la disastrata Capitale realizzando 135 opere da adesso al dicembre 2024, quando il Pontefice aprirà la porta Santa. Un fiume di denaro che sulla carta potrebbe trasformare il volto pieno di rughe di Roma. Il primo pacchetto previsto dal Dpcm riguarda 87 opere «essenziali ed indifferibili» per un valore di 1,8 miliardi. A ciò si aggiungono 335 interventi per un totale di mezzo miliardo dai fondi Pnrr “Caput Mundi. Next Generation Eu per grandi eventi turistici”. Sarà l’eterna corsa contro il tempo: in soli 23 mesi dovrà impedire che la città venga travolta dalla fiumana di 30 milioni di pellegrini, con contraccolpi per la vivibilità quotidiana ben oltre la tragica routine. Un assaggio: il rifacimento della “via crucis” stradale, delle stazioni, di aree vaticane, delle basiliche patriarcali, fino ai Fori. E dell’enorme rete dei trasporti. Una certezza, visto il brevissimo tempo a disposizione: non tutte le opere saranno realizzate in tempo. Un secondo Dpcm dettaglierà altri 48 interventi per 300 milioni di euro. Calcola un gongolante sindaco Gualtieri: il piano «sforerà i 4 miliardi». Aspettando il miracolo.
Figli e figliastri: 19 mila euro ai lombardi, 14 mila ai campani
A motti evangelici certo non si ispira la controversa bozza Calderoli sull’Autonomia Differenziata. Vorrebbe dare a ciascuna regione la possibilità di correre, ma con il rischio che gli ultimi resteranno ultimi. Due report illuminano sulle risorse trasferite dallo Stato al Nord e al Sud. L’Agenzia per la coesione territoriale ci aggiorna che la spesa pubblica pro capite è poco meno di 19 mila euro all’anno in Lombardia, poco meno di 18 mila euro in Piemonte, 16 mila euro in Veneto, la Sicilia si ferma a 14 mila e la Campania a 13.700. Il divario è colpa dell’aver calcolato anche le pensioni? Resta anche se si guarda al setaccio più stretto di Bankitalia: al Nord spesa pubblica pro capite di 12.979, al Sud di 11.836. Morale: se con la partorienda Autonomia le regioni del Nord dovessero trattenere il residuo fiscale, il divario tra le due Italie aumenterebbe.