La stanza anti-aborto dell'Ospedale Sant'Anna di Torino deve chiudere perché “illegittima”. A dichiararlo è il Tar del Piemonte, con una sentenza che accoglie il ricorso presentato dalla Cgil di Torino e del Piemonte, insieme all’associazione Se non ora, quando?. Il “punto d’ascolto” – così viene descritto – è stata voluta dalla Regione e difesa dall’assessore alle Politiche sociali, Maurizio Marrone, in quota Fratelli d’Italia. Lo spazio è stato creato all’interno di un ospedale attraverso l’utilizzo di fondi pubblici ed è attivo dal 9 settembre 2024 grazie a una convenzione tra la Città della Salute di Torino e l’associazione Movimento per la vita. L’affidamento della gestione dello spazio ai pro-vita aveva subito destato l’attenzione dei movimenti femministi, che avevano denunciato l’utilizzo di risorse pubbliche per convincere le donne a non abortire, in netto contrasto con il diritto all’autodeterminazione sancito dalla legge 194 del 1978.
Il Sant’Anna è l’ospedale piemontese dove si effettuano più interruzioni volontarie di gravidanza – ha gestito l’83,9 % degli aborti complessivi in struttura nel 2024, ed è la prima struttura in Italia per numero di parti (5.299 nel 2024, in aumento del 3,7% rispetto al 2023). Percentuali che confermano quanto sia centrale nel garantire alle donne l’accesso all’interruzione di gravidanza. “Esprimiamo soddisfazione per la decisione presa dai giudici amministrativi, che hanno ritenuto valide le ragioni che ci hanno portato a opporci al progetto antiabortista della Regione Piemonte. Questa sentenza difende il diritto delle donne di decidere in libertà del proprio corpo, come sancito dalla legge 194 che regolamenta dal 1978 l’interruzione volontaria di gravidanza”, hanno commentato Elena Ferro, segretaria Ccil Torino, Anna Poggio, segretaria Cgil Piemonte, e Laura Onofri dell'associazione Se non ora, quando?.
Leggi l’approfondimento di Alice Dominese sui fondi pubblici ai pro-vita