Il caso
Le scommesse proibite di Fagioli, Zaniolo e Tonali scuotono il calcio. E anche stavolta il mondo del pallone non si era accorto di nulla
Il nuovo scandalo coinvolge per ora tre giocatori, ma potrebbe presto allargarsi. E dimostra quanta opacità e scarsa capacità di controllo ci sia nel settore. Ennesima figuraccia di un sistema che fa acqua da tutte le parti
Sarà anche “ludopatia” e possiamo definirle pure “scommessine” innocenti, intanto però le puntate sul calcio erano numerose, frequenti, rilevanti e assai pesanti. Insomma qualcosa di più del calciatore stanco e annoiato, che col telefonino in mano ammazza il tempo compulsando nervosamente le app che ti collegano ai siti di scommesse illegali.
La storia di Nicolò Fagioli (22 anni, Juventus), Nicolò Zaniolo (24 anni, ex Roma e Galatasaray, ora all’Aston Villa) e Sandro Tonali (23 anni, ex Milan ora al Newcastle) coinvolti nell’ennesimo Calcioscommesse - si parte dal famigerato scandalo dell’oste Trinca e del fruttarolo Cruciani nel 1980 - comincia come un granello che rotola e rischia di finire con la classica montagna che frana.
A parte la scena madre della polizia che si presenta a Coverciano, di Buffon, anche lui in passato appassionato di scommesse, che accompagna davanti agli agenti gli azzurri Zaniolo e Tonali, e la successiva decisione della Federcalcio di estromettere seduta stante i due dal ritiro della Nazionale di Spalletti, si parla di almeno dieci calciatori coinvolti. E pure di un altro juventino di secondo piano tirato dentro da Fagioli. Per altro già reo confesso, addirittura autodenunciatosi alla giustizia sportiva su consiglio dei suoi avvocati. I quali visto il loro assistito cadere nel mirino della procura di Torino, hanno preferito spedirlo subito davanti a chi di dovere a raccontare quello che combinava. Per chi non lo sapesse, anche se è ovvio, gli sportivi hanno divieto assoluto di scommettere sul proprio sport (art. 24 del Codice di Giustizia Sportiva). Figuriamoci se si scopre che lo fanno addirittura su siti illegali, che raccolgono puntate assai più alte e possono occultare meglio identità e operazioni.
Nella storia c’è di tutto, con una trama che sembra scritta apposta per una serie tv. Giovani, ricchi e scapestrati talenti con un possibile futuro da campioni che fanno il salto nel “mondo proibito” delle scommesse clandestine e illegali. La Nazionale tirata in mezzo come accadde ad esempio con Calciopoli alla vigilia del Mondiali 2006, o con Criscito e Bonucci coinvolti nell’inchiesta del precedente Calcioscommesse 2012. Un gran mestatore del torbido come l’immancabile Fabrizio Corona, che avendo appreso attraverso suoi canali della storiaccia, aveva cominciato a tirare fuori dettagli a rate, un po’ veri e un po’ fasulli, sui suoi canali. Il che ha costretto gli inquirenti ad anticipare le mosse sugli indagati, anche a evitare che dai telefonini sparissero all’improvviso account e cronologia delle giocate sulle partite. Fondamentale soprattutto saper “quali partite”. Secondo Corona ad esempio Zaniolo avrebbe scommesso addirittura dalla panchina quando era riserva con la Roma in Coppa Italia. Che sia vero o falso ce lo diranno ora i cellulari sequestrati ai giocatori. Tra i calciatori che scommettono, secondo Corona, ci sarebbe pure Nicola Zalewski, sempre della Roma, 21 anni, nato a Tivoli da genitori polacchi e che ha già optato per la nazionale della Polonia. I procuratori del giocatore, in questo caso, hanno annunciato querela.
Per i calciatori il rischio penale è minimo, la scommessa sui siti illegali e non autorizzati è un reato tutto sommato lieve, punibile con una multa o poco più. L’obiettivo della procura in questo caso è stroncare le organizzazione illegali che sono alle spalle delle giro di scommesse, utilizzate anche per riciclare denaro sporco. Ben diversa la partita che si gioca davanti al giudice sportivo, il fatto per i calciatori è molto grave e si rischiano fino a tre anni di squalifica se non si collabora e si patteggia.
Resta di fondo la solita storia del calcio clamorosamente preso in contropiede, che nulla sapeva di quanto avviene all’interno della sua stessa organizzazione. Il calcio oggi è una gigantesca struttura che non sa badare a se stessa, l’unica missione è fare soldi, ma il marcio è tirato quasi esclusivamente fuori dalle procure e dalle inchiesti penali. Ad eccezione del doping (vedi Pogba). Si va dallo scandalo delle plusvalenze alle scommesse appunto.
La partita di pallone, tutto sommato, con i suoi 4 arbitri e il Var a fare da Grande Fratello, resta la parte migliore e più controllata, garantita, sorvegliata, ma dietro e intorno c’è una grande sensazione di etica a precipizio se non di generale decadenza. Sappiamo spaccare la linea del fuorigioco di un millimetro, ma non ci accorgiamo se uno che sta in panchina si sta giocando qualche migliaio di euro sulla vittoria o sulla sconfitta.