«Vogliono farlo e basta e prima è e meglio è. Spesso cercando una escort che li traghetti alla vita adulta oppure restano online intrappolati in un autoerotismo difensivo. Con una pornografia che sta facendo danni enormi». Parla la sessuologa Valeria Randone

Il dibattito sulla violenza in questi giorni si sta soffermando sugli adolescenti e sul bisogno di prevenire con una nuova educazione sentimentale. La sessuologa Valeria Randone mi spiega che è come se avessero smarrito i modelli di comportamento, ciò che è giusto fare e ciò che non lo è. Ciò che si posta e ciò che si tiene privato. Manca la totale differenza tra intimità ed extimità.

 

Secondo lei i giovani parlano di sesso in modo più disinibito o è un tabù?
«Tabù non è più stuprare, filmare i fatti, condividere, essere gongolanti delle proprie gesta amatorie, assumere dei farmaci pro-erettivi da giovanissimi per essere performanti, ubriacarsi e usare l’alcol come disinibitore. Tabù è amare, essere gentili, rispettosi, contro corrente». 

 

Per rimediare quanto potrebbe fare la scuola?
«C’è una confusione di fondo tra il fare educazione affettiva e sessuale e fare terrorismo psicologico (“Mettiti il preservativo così non metti incinta nessuno oppure non ti contagi le infezioni sessualmente trasmissibili”).  La promozione del benessere affettivo, amoroso e sessuale è veicolata da un linguaggio diverso: sono parole gentili, non giudicanti e risolte, da parte di un adulto gentile, non giudicante e risolto, che insegni l’arte di amare. Un’arte antica che va ben oltre l’incontro ginnico e circense tra due genitali, oltre la semplice durata del rapporto sessuale spesso ego-centrato che non tiene conto del piacere femminile, oltre le presunte misure che calcano le orme del porno. Amare è ben altra cosa. Anche da giovani, anche per una sola notte». 

 

Che idea hanno i ragazzi del sesso? 
«Si fa e basta e prima è e meglio è. E se non si fa non si pongono il problema delle eventuali paure, fobie, fragilità, altro, cercano una escort che li traghetti alla vita adulta oppure restano online, soli, intrappolati in un autoerotismo difensivo».

 

Perché i medici che fanno terapie” online sono così seguiti anche su questi temi e quanti danno fanno?
«Sono così seguiti perché rappresentano la scorciatoia, la non assunzione di responsabilità da parte di chi li sceglie - ma spesso si fanno scegliere - del disagio provato. Tra il clinico e il motivatore o venditore c’è una grande differenza. La terapia non è una semplice prescrizione di presunte pillole e pillole di saggezza o aforismi presi e incollati come sotto testo a video imbarazzanti e tutti uguali con tanto di imdici sventolati al vento. La terapia è una magia, un percorso unico che segue e mai precede la diagnosi andro-sessuologica: un lavoro sfaccettato e poliedrico che necessita dello studio del paziente, del suo cuore e corpo, delle sue fantasie e paure, e della sua coppia». 

 

Cosa pensano del corpo i ragazzi? 
«Che sia una vetrina di narcisistica memoria, da postare, modificare con i filtri, scolpire in palestra, strizzare in vestiti smilzi e stressanti; spesso non lo ascoltano, non lo conoscono, non lo rispettano, non ne fruiscono.  Il corpo è, invece, contenitore e contenuto».

 

Pornografia: bisognerebbe mettere delle regole sullaccesso? 
«Assolutamente si in funzione dell’età». 

 

Quanto fa male
«Tanto. Il rischio è di interiorizzare quei modelli e di riproporli tra le loro lenzuola. Promiscuità. Aggressività. Aspettative elevate. Donne urlanti e sottomesse. Assenza di gradualità e di rispetto. Non conoscenza della sessualità femminile. Verbalizzazioni aggressive e svalutanti e tanto altro».

 

Come si possono distogliere da quella visione? 
«Proponendogli altri modelli: fare l’amore da innamorati e più trasgressivo di così tanta confusione tra il fare e il sentire».

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