Bancomat
Le spese militari sono la vera spina nel fianco dell'economia Usa
Sono tra i motivi principali dell'enorme ammontare del debito. E destano i timori della Fed. Il contraccolpo della guerra in Ucraina, con la questione degli aiuti a Kiev, è profondo e rappresenta una grana per l'amministrazione Biden
È stato sufficiente che la Federal Reserve, giovedì 21 settembre, facesse capire che negli States, senza aumentare il costo del denaro, i tassi di interesse potrebbero restare alti per generare un violento scossone nel mercato finanziario internazionale. I treasury decennali sono passati dal 4,35% al 4,48%. I bund tedeschi hanno registrato un rendimento del 2,74%, che non si vedeva da più di dieci anni. Il rendimento del Bt decennale è passato da 4,45% a 4,55%. Il cambio del dollaro rispetto all’Euro è salito dall’1,06 a circa 1,08, rendendo più onerose le importazioni. Le borse, invece, hanno registrato un consistente ribasso per la caduta dei titoli industriali, mentre hanno tenuto quelli bancari, che si avvantaggiano del differenziale tra il costo della provvista finanziaria e i tassi pagati dalla clientela.
Tutto ciò è accaduto mentre dall’economia americana provengono segnali positivi per la crescita del Pil e dell’occupazione. Può darsi che la Fed si sia allarmata, per lo sciopero dei lavoratori della United Automobile Workers, sostenuto da Joe Biden, che richiedono un aumento del 40% della paga oraria in quattro anni per fronteggiare il peso dell’inflazione. La protesta, in caso di successo, potrebbe estendersi ad altre categorie. In verità, si ritiene che i timori della Fed risiedano in ben altri motivi. Da un lato, nella crescita del costo del petrolio, passato dai 18 dollari a barile nel 2020 ai 114 di oggi, che contribuisce ad aumentare l’indice delle commodity alimentari dai 60 punti del 2020 ai 150 attuali e, dall’altro, nell’incremento della spesa militare del governo federale che nel 2022 ha raggiunto il 3,5% del Pil (25,300,00 miliardi).
A giudizio dell’eminente economista statunitense Jeffrey Sachs, le spese militari sono uno dei principali motivi del notevole ammontare del debito Usa: in vent’anni, queste sono cresciute di 2,35 volte, passando dai 378,46 miliardi di dollari del 2002 agli 877 del 2022. La tendenza virtuosa del rapporto debito/Pil registrata negli States dopo la pandemia, che nel 2021 aveva riportato il rapporto al 112%, rispetto al 128,4% del 2020, con l’abnorme aumento delle spese militari si è invertita. Questo rapporto, in questi giorni, è arrivato vicino al 128%, come nel 2020.
Il sommovimento del quadro economico provocato dalla guerra in Ucraina è molto più profondo di quanto s’immaginasse. I repubblicani, in vista delle elezioni del novembre 2024, con la maggioranza al Congresso hanno condizionato l’approvazione in extremis della spesa del governo federale per 45 giorni, con l’esclusione di 6,2 miliardi di aiuti all’Ucraina. La questione dello shutdown (blocco della spesa federale), che è stata sventata in primavera e che si riproporrà tra poco più di un mese, si presenta con un sfondo politico molto più spinoso per l’amministrazione Biden.
Una cosa appare certa: dopo la fine della guerra fredda, l’affannosa ricerca da parte dei governi americani di un nemico per tenere unito il Paese, essenziale per essere egemoni in Occidente, passata da due fallimenti (Afghanistan e Iraq), corre il rischio, con la guerra in Ucraina, di creare un nemico, non solo per gli States, molto più rilevante della vecchia Unione Sovietica.