Il caso
L'attacco dei leghisti contro Elena Cecchettin non si ferma
Al veneto Stefano Valdegamberi, si aggiunge l'ex consigliere di comunicazione di Pillon e oggi consigliere alla Regione Emilia-Romagna Matteo Montevecchi. Perché l'accusa di "satanismo" lanciata contro la sorella di Giulia è la nuova tesi che spopola a Destra
«Qualcuno dovrebbe spiegare perché Elena, per proferire il suo discorso impregnato di ideologia si è presentata in mondovisione con una felpa della Thrasher che richiama il mondo dell'occulto e del satanismo (simbolo del pentacolo) e soprattutto per quale motivo sul suo profilo Instagram, che è pubblico e che chiunque potrebbe vedere in pochi secondi, sono presenti sue foto con croci rovesciate sul volto, collane sataniche, statue di Lucifero e quant'altro. In sostanza la rappresentazione del male, quello vero».
In quarantotto ore La Lega ribalta la prospettiva sulla realtà: la sorella di una vittima di femminicidio che denuncia un sistema patriarcale, accusata di satanismo.
«Dovrebbe spiegare», è la richiesta affidata a Facebook da Matteo Montevecchi, consigliere regionale della Lega in Emilia-Romagna, che attacca la sorella di Giulia Cecchettin per le dichiarazioni su Filippo Turetta, definito «figlio sano della società patriarcale». Ad aprire il fuoco di fila della destra di governo contro Elena Cecchettin, accusato di rappresentare «il male, quello vero» era già stato il consigliere regionale veneto, Stefano Valdegamberi, che sempre sui social aveva individuato «freddezza e apaticità» di fronte alla tragedia da parte della sorella, addirittura «dubbi e sospetti» da far valutare ai magistrati, con osservazioni su presunti «simboli satanici» nei vestiti e nei social. Le parole del consigliere hanno provocato proteste e richieste di dimissioni, che però lui ha respinto dicendo che «quelli che mi hanno votato la pensano come me».
«Mi sembra un messaggio ideologico, costruito ad hoc, pronto per la recita», ha scritto Valdegamberi su Facebook, rincarando la dose e arrivando alla conclusione che, di fatto, sia un «tentativo di quasi giustificare l'omicida dando la responsabilità alla 'società patriarcale'. Più che società patriarcale dovremmo parlare di società satanista, cara ragazza. Sembra una che recita una parte di un qualcosa predeterminato e precostituito».
Non sono mancate critiche da parte di esponenti del centrosinistra, ma anche della parte politica di Valdegamberi, veronese, un passato di ex Udc poi eletto nella "lista Zaia presidente", su posizioni sovraniste. Proprio il presidente regionale Luca Zaia non ci è andato leggero: «Sono parole dalle quali mi dissocio totalmente nei concetti espressi e nelle modalità. Penso che sia il momento del dolore e del suo rispetto, non certo quello di invocare l'intervento di magistrati sulle dichiarazioni personali della sorella di una ragazza che ha perso la vita in questo modo tragico». E poi, lapidario: «I social sono lo specchio della società. Prima le stupidaggini si dicevano davanti al banco del bar, oggi qualcuno riesce a metterle nero su bianco, molto spesso in un italiano zoppicante, si sente premio Nobel e ha il suo momento di gloria».
Ma non è bastata se un altro consigliere (Montevecchi) da un'altra regione (Emilia-Romagna) si è unito all'attacco alla sorella di Giulia Cecchettin definendo le parole da lei pronunciate in questi giorni come "inaccettabili", parlando di un "ormai inesistente patriarcato" e stigmatizzando l'uso di simboli a suo dire satanisti. «Non attacco Elena Cecchettin per le dichiarazioni su Filippo Turetta, ma la contesto per le dichiarazioni sugli uomini che dovrebbero fare a suo dire mea culpa. Le due cose sono da non confondere», ha precisato il consigliere. A giudizio della portavoce delle Donne democratiche dell'Emilia-Romagna e consigliera regionale Roberta Mori, «Montevecchi anziché prendersela con Elena Cecchettin dovrebbe partire dal proprio impegno come uomo ed eletto nelle istituzioni. Avendo sempre osteggiato ideologicamente qualsiasi provvedimento o proposta di prevenzione e contrasto alla violenza e dichiarando che il patriarcato non esiste, immagina probabilmente che la violenza maschile sulle donne sia un'invenzione delle femministe».
Prima di arrivare nel consiglio regionale emiliano, Montevecchi è stato responsabile della comunicazione del senatore leghista Simone Pillon, vantando un curriculum legato alla vasta galassia delle pagine di meme vicine alla destra italiana. Montevecchi ha negli anni combattuto contro la presunta ideologia gender a Santarcangelo di Romagna, ha tentato di svelare la responsabilità di Greta e Vanessa nel loro stesso rapimento e poi alimentato due classici del complottismo di estrema destra: i legami della sinistra con George Soros e la vera storia della resistenza italiana. Oggi nel mirino c'è Elena Cecchettin: colpevole di sfoggiare uno stile goth e postare sui social foto con «un crocefisso alla rovescia dipinto sulla sua fronte» e «altre foto con pentacoli». La familiare di una vittima di femminicidio vista come una seguace del satanismo dedita alla stregoneria. Una storia che si ripete: «La calunnia misogina e sessista per eccellenza. La caccia alle streghe ha costruito un ordine patriarcale specifico del capitalismo che perdura ancora oggi» come ha spiegato la sociologa Silvia Federici nel saggio Caccia alle streghe, guerra alle donne.