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«Vuoi il rinnovo del contratto? Devi sopportare tutto. E scordati le ferie»: la denuncia dei portalettere precari

Chi si occupa delle consegne ed ha un tempo determinato punta alla stabilizzazione, regolata tramite una graduatoria. Ma il punteggio spesso diventa uno strumento di ricatto

«Sai se ti verrà rinnovato il contratto solo pochi giorni prima della scadenza. Devi coprire tutti i buchi che gli altri lasciano scoperti, non conosci le zone, non conosci le strade eppure devi effettuare in tempo tutte le consegne: perché se riporti i pacchi indietro temi di perdere il lavoro, se ci metti più tempo del dovuto nessuno ti paga lo straordinario. Non puoi fare ferie nonostante siano previste dal contratto. Perché, ti viene ribadito, “tu sei qui per coprire i turni quando gli altri sono in vacanza”. I superiori ti chiedono mille favori, non sempre attinenti alla tua mansione. Sottolineando come farli sarà “utile ai fini del rinnovo”», racconta, riassumendo qualche mese da occupato per Poste Italiane in pochi minuti di colloquio, un Ctd, portalettere a tempo determinato ancora in servizio in Emilia Romagna.

 

«Non puntavo al posto fisso», aggiunge un altro. «Ho accettato il lavoro come portalettere perché gli orari, sulla carta, sarebbero stato compatibili con lo studio, visto che frequentavo la facoltà di medicina, e con il mio desiderio di trasferirmi in Toscana dal piccolo comune del sud Italia da quale provengo. In realtà le ore in cui ho lavorato sono state molte di più delle 36 previste dal contratto. Che non mi è stato rinnovato. Credo anche perché non ho sopportato in silenzio le irregolarità e le vessazioni che subivo dai superiori, come invece ha fatto la maggior parte dei miei colleghi». Francesco, nome di fantasia, grazie al sostegno di un avvocato è riuscito a ottenere il risarcimento degli straordinari non pagati: 77 ore non registrate sul libro unico del lavoro e non dichiarate all'Inps in due mesi. «Il motivo per cui mi sono dovuto rivolgere prima all'Ispettorato del lavoro e poi al tribunale è che per Poste nessuno dei miei superiori aveva mai né richiesto né autorizzato le ore in più». Anche se quelle ore sono state veramente lavorate. A dimostrarlo le timbrature del cartellino: «Era impossibile effettuare tutte le consegne negli tempi immaginati dai responsabili dell’ufficio». Dopo Francesco, spiega l’avvocato che ha seguito l’iter legale, «altri lavoratori si sono rivolti a me lamentando straordinari mai pagati». 

 

La testimonianza di Francesco non è l’unica. Sono decine quelle raccolte da L’Espresso nelle ultime settimane, alcune delle quali accessibili anche a chiunque abbia tempo di cercare tra i gruppi aperti sui social sia per confronto tra i dipendenti, sia per condividere condizioni di lavoro non sempre accettabili. I racconti sono per la maggior parte di occupati a tempo determinato a cui non è stato rinnovato il contratto. Che non sono riusciti a lavorare i 6 mesi necessari per accedere alle graduatorie per la stabilizzazione. O un tempo sufficiente per essere tra quelli che, collocandosi nelle posizioni più alte della graduatoria, possono concretamente puntare ad essere assunti con un contratto a tempo indeterminato da Poste Italiane. Ma tra le tante ci sono anche quelle di dipendenti fissi che non condividono il trattamento riservato ai precari.

 

Che le condizioni di lavoro dipendano dal tipo di ufficio e di superiori a cui viene assegnato il portalettere è chiaro dai racconti: «Viviamo sotto una specie di ricatto non esplicitato: “Se non lavori come diciamo noi non ti rinnoviamo il contratto”. Così tanti arrivano in sede prima dell’orario, vanno via dopo. Accettano di guidare mezzi a volte troppo carichi, altre consumati o molto sporchi. Di effettuare consegne anche in zone non previste dal programma della giornata. Acconsentono quando viene chiesto loro di contrassegnare un pacco come consegnato anche se nessuno ha risposto al citofono». Per paghe che sarebbero dignitose se le condizioni fossero quelle definite dal contratto. 

 

«Stringi i denti. Sono solo 12 mesi e volano te lo assicuro. Da ctd a cti (contratto a tempo indeterminato ndr) cambia un botto. Ma non rifiutare un rinnovo», consiglia ad esempio un’utente sui social a un'altra a cui sta per scadere il contratto. Come spiega anche il segretario nazionale Slc-Cgil Nicola di Ceglie: «I precari sono in una condizione di debolezza rispetto a chi ha l’indeterminato. È inutile nasconderlo. Molte volte sono sottoposti a ricatti perché se non consegnano tutto il materiale non ottengono il rinnovo, più volte Cgil l’ha denunciato. Il problema però è che nella maggior parte dei casi raccontano quello che succede solo dopo aver perso il posto. Gli accordi che noi stabiliamo con Poste Italiane sono grandi, parliamo di un'azienda con più di 120 mila dipendenti e quasi 13 mila uffici, l’applicazione pratica dei regolamenti sui territori è complessa. E in alcuni casi si aggiunge anche una cattiva organizzazione». Il problema - emerge dalle testimonianze dei portalettere - è la pressione generata dall’obiettivo di portare a termine quante più consegne possibili. Che a cascata ricade su tutti i lavoratori degli uffici, dal dirigente agli ultimi arrivati. Finendo, però, per pesare soprattutto sulle spalle dei lavoratori deboli, con meno tutele, a tal punto da mettere, a volte, in secondo piano anche la loro sicurezza. 

 

Poste Italiane è il primo datore di lavoro in Italia, tra le aziende che hanno fatto il maggior numero di assunzioni negli ultimi anni, e vincitore da tempo di riconoscimenti per la qualità delle politiche in tema di organizzazione e valorizzazione delle risorse umane. Ed è partecipata per il 29,26 per cento dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, per il 35 per cento da Cassa Depositi e Prestiti: «Anche lo Stato dovrebbe vigilare sulle condizioni di tutti i lavoratori. Per questo ci sembra ancora più ipocrita venire trattati in questo modo solo perché siamo gli ultimi - spiega l’ex portalettere Francesco - con tutte le ore in più in cui lavoriamo senza essere pagati l’azienda si arricchisce. Solo nel mio caso ne sono state certificate 77 in due mesi. Se sommiamo quelle probabilmente lavorate in più anche dagli altri il risultato è un’infinità».

 

Poste Italiane contattata da L’Espresso sottolinea che «il numero dei contratti a tempo determinato sottoscritti può variare di anno in anno perché risponde alle esigenze legate all’andamento del business aziendale. Nel 2021, ad esempio, sono stati 9mila mentre nel 2022 7.620. Numeri che l’azienda fornisce in totale trasparenza. Il ricorso alle diverse tipologie contrattuali dipende dalle specifiche caratteristiche delle attività per le quali si procede agli inserimenti: ad esempio, per gli operatori di sportello negli uffici postali e le attività di consulenza finanziaria, le assunzioni avvengono di norma con contratto a tempo indeterminato. Nel settore del recapito, portalettere e addetti allo smistamento della corrispondenza, maggiormente soggetto a picchi di lavoro stagionali - si pensi alla movimentazione di pacchi durante il periodo natalizio - Poste Italiane adotta tipologie di contratto flessibile, come il contratto a tempo determinato, sempre nel rispetto delle previsioni normative e dei limiti fissati». Anche il piano per le assunzioni e i criteri per stabilizzazione sono stati definiti dall’azienda in accordo con i sindacati: «Non è possibile fornire tempistiche certe per l’assunzione a tempo indeterminato perché dipendono da diversi fattori tra cui la disponibilità, le province di interesse del lavoratore, il numero di persone interessate alla medesima provincia, la posizione in graduatoria». 

 

Il risultato, però è che le graduatorie sono piene e caratterizzate da tempi d’attesa molto lunghi. Così, per raggiungere un punteggio abbastanza elevato da poter puntare all’indeterminato, la battaglia tra i lavoratori si gioca sul campo. E al ribasso: chi più sopporta e resiste avrà maggior probabilità di vedere rinnovato il contratto, quindi più giorni lavorati necessari a guadagnare posizioni in una classifica in cui, a quanto si evince dai racconti, anche un giorno in più o in meno può fare una grande differenza, tanto che c’è chi si batte affinché l’anno bisestile venga conteggiato come gli altri. «Dovremmo ricordare all’azienda e agli azionisti istituzionali che dietro numeri e percentuali ci sono persone, ci sono vite e ci sono storie», scrivono i lavoratori che si sono uniti nel movimento autonomo "Lottiamo Insieme ctd Poste" per chiedere il blocco della graduatoria e la stabilizzazione entro tempi certi di tutti gli iscritti.

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