Nel campo dell’economia circolare il nostro Paese è tra i migliori in Europa, grazie alle alte percentuali di rifiuti riciclati. Ma si riducono gli interventi di efficientamento energetico

Quasi tutti sono d’accordo sulla necessità di cambiare modello di sviluppo, ma finora ha prevalso il metodo dei due passi avanti e uno indietro.

 

I grandi del mondo si sono mossi da tempo. Le Nazioni Unite hanno lanciato, nel 2015, gli obiettivi per uno sviluppo sostenibile. Papa Francesco ha pubblicato l’enciclica Laudato sì’, affrontando il tema del degrado ambientale e sociale in modo complessivo e organico. La Commissione europea in piena pandemia ha elaborato l’European Green Deal.

 

Il documento si propone di trasformare l’economia con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica (equilibrio tra le emissioni climalteranti e il loro assorbimento) entro il 2050; e questo attraverso un processo che includa: la mobilità sostenibile, l’uso e il riciclo dei prodotti di scarto (economia circolare) per evitare di estrarre in continuazione materie prime dall’ambiente. Inoltre si propone di invertire il trend della perdita di biodiversità, ridurre sia l’uso di fitofarmaci e di fertilizzanti chimici in agricoltura sia l’inquinamento

 

Si tratta quindi di elaborare una strategia industriale per un’Europa competitiva, verde e digitale, dando un impulso forte alla ricerca e all’innovazione funzionali agli scopi. Lo stesso documento europeo fissa non solo obiettivi finali, ma anche obiettivi intermedi, tra cui la riduzione entro il 2030 del 55 per cento delle emissioni totali.

 

Non è mancato da parte dell’Europa l’impegno economico, soprattutto nei confronti del nostro Paese, che nel 2021 ha potuto varare, su questa base, il suo Piano nazionale di Ripresa e Resilienza.

 

Purtroppo la situazione di contesto non è stata favorevole, perché, dopo la pandemia che ha sconvolto tutto il pianeta, la ripresa economica è stata funestata da una guerra nel cuore dell’Europa che ha provocato conseguenze devastanti sul piano umano, sociale ed economico.

 

Nonostante questo, una parte del mondo della finanza e dell’imprenditoria ha continuato a muoversi nella direzione della transizione ecologica sostenendo e adottando innovazioni digitali e processi di economia circolare con la conseguente creazione di posti di lavoro qualificati. Un’altra parte, invece, a livello sia nazionale sia internazionale, ha messo il freno alle iniziative virtuose in programma o in corso continuando a investire — o addirittura aumentando gli investimenti — sulle fonti energetiche fossili, compreso il carbone.

 

Di conseguenza il bilancio sullo stato di avanzamento della transizione ecologica nel nostro Paese mostra luci e ombre (vedi GreenItaly 2022). Da un lato l’Italia continua a mantenere un’ottima posizione in Europa nel campo dell’economia circolare, grazie all’alta percentuale di riciclo che riesce a realizzare.

 

Dall’altro lato, invece, c’è stata una riduzione di interventi nell’efficientamento energetico e un calo di produzione di energia idroelettrica, colpita dalla grave siccità di questi ultimi anni. È, al contrario, aumentata la produzione di biogas, anche grazie ai numerosi impianti realizzati negli anni passati.

 

L’obiettivo della transizione ecologica si raggiunge solo se tutti si impegnano nella stessa direzione e non deve essere disgiunto da quello della riduzione delle disuguaglianze sociali. Un problema molto grave in tutta Europa che non si risolve solo con le tecnologie avanzate.