intervista
Rosy Bindi: «Perché il messaggio di don Milani è ancora attuale»
Un anno di manifestazioni, convegni, iniziative in tutta Italia. Per celebrare il priore di Barbiana a cento anni dalla nascita. Il comitato nazionale è presieduto dalla ex presidente del Pd, oggi docente alla Pontificia Università Antonianum
Comincerà il 27 maggio, a un secolo dalla nascita, a Barbiana e alla presenza del presidente della Repubblica, l’anno dedicato a celebrare don Lorenzo Milani attraverso manifestazioni, convegni, iniziative nelle scuole con premi e borse di studio. Il comitato nazionale che se ne farà carico, composto da istituzioni a lui dedicate e da personalità provenienti dai vari mondi che il priore di Barbiana ha toccato nel corso della vita, è presieduto da Rosy Bindi, che si dice onorata dell’incarico. A lei chiediamo chi è stato e chi è oggi don Lorenzo Milani per il mondo cattolico.
Rosy Bindi, don Milani è stato un prete amato dagli ultimi ma non dalla Chiesa. Quanto ha pesato questo divario sulla sua figura?
«Don Milani era un prete animato e sostenuto da una fede profonda, ma era inquieto, anche se sempre obbediente. Ha sofferto molto per la Chiesa e a causa della Chiesa. Non sono un mistero le incomprensioni, la diffidenza, persino il fastidio che parte della curia fiorentina e vaticana nutrivano nei suoi confronti. Dopo la sua morte, ci sono voluti cinquant’anni perché un pontefice restituisse piena cittadinanza agli scritti e alla pastorale di don Lorenzo».
Papa Bergoglio, che si recò a Barbiana nel 2017, ha sanato le ferite del passato, ma cosa ci può dire ancora don Milani in un presente così diverso?
«Molte cose perché viviamo in un Paese che registra tassi di dispersione scolastica altissimi e non possiamo non domandarci se la scuola di oggi sia in grado di formare cittadini sovrani, come era negli intenti della scuola di Barbiana. Non dimentichiamo poi che don Lorenzo diceva che, quando c’è un problema, “sortirne da soli è avarizia, sortirne insieme è politica”, e così chiariva il suo “I care” contrapposto al “me ne frego” dei fascisti. Con la guerra che torna nel cuore dell’Europa, c’è anche da ricordare che Don Milani fu processato per aver appoggiato gli obiettori di coscienza con la sua “Lettera ai cappellani militari”. E morì quando il processo di appello era ancora in corso».