Guide de L’Espresso / Il vino
Vino, l’Asprinio di Teverola che rilancia la Campania
Quarant’anni fa la scommessa vincente su un vitigno sconosciuto ai più. Così un’azienda fa emergere una zona trascurata
Una tradizione vitivinicola solida, che risale alla fine del secolo scorso, per la precisione al 1890. Il fulcro è il territorio ingiustamente misconosciuto di Teverola, Terra di Lavoro, un lembo di terra di bellezza totalizzante, collocato tra Napoli e Caserta, oggetto, nel recente passato, di un fondamentale lavoro di recupero varietale.
È infatti il 1980 quando la terza e quarta generazione, ovverosia Corrado Caputo (tredicesimo di tredici fratelli) e i figli, Mario e Nicola, decidono di rimettere tutto in gioco e rilanciare l’attività di famiglia, iniziando ad imbottigliare a marchio. Anni in cui nessuno si sarebbe mai sognato di vinificare una tipologia da temerari come l’Asprinio di Aversa - che entra nei libri di testo di tutto il mondo per la coltivazione tradizionale, affatto peculiare, ovverosia “ad alberata aversana”, “maritato” ad un tutore (in genere un albero di pioppo) con il quale cresce in sinergia, inerpicandosi fino ai 10-15 metri – per giunta con il fine della spumatizzazione in Metodo Classico.
Eppure l’intuizione è vincente, e il successo, cui non è estranea la cantina di affinamento, scavata nel tufo del palazzo settecentesco di famiglia, a 12 metri di profondità, immediato. Negli anni ’90, poi, Caputo si potenzia, acquisendo ettari sia in Irpinia che nell’area del Vesuvio, eppure le fondamenta rimangono le stesse. Interesse soprattutto sui territoriali, quindi Asprinio, Aglianico e Casavecchia, poi Lacryma Christi, bianco e rosso, e ancora Greco di Tufo e Fiano, oltre a Falanghina, Piedirosso e Gragnano. 36 ettari vitati complessivamente, ora, che si trasformano in vini di spessore grazie anche alla capace consulenza enologica di Fabio Mecca. Uno su tutti l’Asprinio di Aversa DOC Fescine, Asprinio in purezza dal suo territorio d’elezione, per l’appunto l’Agro Aversano, naso con note di lime, tocchi di timo citrino e pepe bianco, al palato sapido-salato, con ritorno agrumato-officinale e note speziate.
La bottiglia
PUNTEGGIO: 92/100 - PREZZO: €
Un angolo di Campania fascinoso, teatro di un accurato lavoro di riscoperta di varietà dimenticate, quello di Caputo, cui si associa la consolidata cura di cantina. Un emblematico Aglianico in purezza, questo, dalla zona di Caserta, vinificato in acciaio ed affinato in barrique. Lampone e foglia di pepe al naso, con tocchi di liquirizia in polvere, succoso-salmastro alla beva, che ha tannini perfettamente integrati ed un ritorno fruttato-speziato. Perfetto con l’anatra in confit.
CANTINE CAPUTO
Str. Consortile Carinaro sn
81032 Caserta (CE)
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