Calcio
Soldi, soldi e ancora soldi. La rivoluzione in vista del calcio europeo per incassare ancora di più
La Champions League è diventata un moloch e restarne fuori non è solo uno smacco ma un tracollo economico. Le nuove modifiche cercano di accontentare tutti e far girare più denaro. Con buona pace del fascino di una volta
Dalla Super Lega, ormai abortita e ripudiata anche dalla Juve, alla Super Champions League, che tra un anno piomberà nei nostri salotti col suo vorticoso giro di partite (189) e i suoi 5 miliardi di euro tra marketing e diritti tv. Un nuovo grandioso Circo Barnum del football internazionale, prepariamoci perché questo è l’ultimo anno del calcio europeo così come lo conosciamo. Ceferin e la Uefa hanno rivoluzionato tutto, anche per attenuare gli impulsi separatisti di alcuni: si va verso un nuovo grande salto.
Per capire dove andiamo, forse è meglio prima capire da dove veniamo. Prendiamo 50 anni fa esatti. Coppa Campioni, la mamma della Champions di oggi. La Juve - come l’intero calcio italiano dalla Corea del ’66 - è completamente autarchica, l’unico straniero è l’allenatore cecoslovacco Čestmír Vycpálek, lo zio di Zeman. In porta c’è Zoff, non ancora mito ma sempre Zoff, a centrocampo il futuro commentatore Fabio Capello, in attacco Bettega e Anastasi più Altafini. Si gioca in Germania Est a Dresda e la Juve ne prende due. Al ritorno la Juve va in gol con Furino, Altafini e Cuccureddu ma ne prende altri due dai tedeschi orientali. Amen, Juve fuori al primo turno. Fine della Coppa Campioni, e siamo al 3 ottobre 1973. Succedesse oggi ai nostri poveri presidenti verrebbe l’infarto.
Passiamo alla Coppa Uefa, la mamma dell’Europa League, ci sono Fiorentina, Inter, Torino e Lazio. Le prime tre saltano subito al primo turno, e siamo ai primi di ottobre, la Lazio di Maestrelli e Chinaglia, che poi vincerà lo scudetto nel ’74, resiste un turno ancora, fino ai sedicesimi: ma a Ipswich in Inghilterra trova tale Trevor Whymark che gliene fa quattro e al ritorno all’Olimpico scoppia l’inferno, partita «all’arma bianca» come si diceva allora, una rissa selvaggia per rigori non dati alla Lazio e dati invece all’Ipswich, Chinaglia, tre gol, è scatenato, ma il 4-2 per la Lazio qualifica l’Ipswich. È il caos - invasione di campo, l’arbitro olandese Van der Kroft aggredito e assediato, incidenti, lacrimogeni. «Oh, manco co’ l’Ipswich!», ancora oggi è la tipica imprecazione del laziale furioso con l’arbitro. La società pagherà con un anno di esclusione dalle Coppe e siccome vincerà lo scudetto ci rimetterà la Coppa Campioni. Siamo al 7 novembre e pure la Coppa Uefa ce la siamo giocata.
In Coppa delle Coppe invece il Milan di Rivera e Trapattoni in panchina arriverà alla finale di Rotterdam, ma ne prenderà due dai tedeschi dell’Est del Magdeburg di Sparwasser. Anche quello un bello smacco.
Era il calcio roulette che piaceva tanto proprio per la sua brutalità del dentro o fuori, fin da subito e senza classifiche. Se ti diceva male in due partite eri già ko a ottobre. Tutti insieme alla stessa ora, il mercoledì sera, ancora dovevano arrivare Martino e De Laurentiis a farci vedere i gol sulla Rai. Il giovedì notte. Un mondo europeo parallelo e accessorio, ancora primitivo e abbastanza misterioso per noi rozzi tifosi del campanile. Altra espressione tipica dell’epoca, quando si veniva eliminati: «È finita, mercoledì al cinema». Figuriamoci, oggi al calcio tv ti ci incollano e devi pure pagare.
Cinquant’anni dopo, adesso, il mondo è rovesciato. Giusto, naturale. Ma sarà ulteriormente rivoluzionato a partire dal 2024. Ormai il globo è il campo di gioco, il circo è internazionale per definizione, i calciatori un melting pot tale che quasi non hanno più nazionalità. E la Champions League è diventata un moloch che tutto comanda e fagocita. Restarne fuori, nonostante i 4 posti riservati a Inghilterra, Italia e Germania, e la Spagna quest’anno 5, non solo è uno smacco, è un tracollo economico insopportabile. La condanna sportiva che ha costretto la Juve a lasciare la Champions ha bruciato almeno 60 milioni. La Premier, che con la Liga è il campionato più ricco e seguito, ha lasciato fuori Liverpool, Tottenham e Chelsea. Tutto finisce in un pozzo senza fine che inghiotte cascate di denaro: del resto sceicchi, fondo Pif (Newcastle, più i club arabi) e fondi americani ecc. ne hanno talmente tanti che non c’è limite. Il City di Guardiola, vincitore dell’ultima Champions contro l’Inter, per ora è l’unico che ha strategicizzato efficacemente i maxi investimenti. Arrivare a vincere la Champions è costato comunque a Manṣūr bin Zāyed Āl Nahyān oltre un miliardo e mezzo di sterline solo sul calciomercato. Dal City passò anche l’ormai ex ct Roberto Mancini, che lì conobbe il colore dei petrodollari. Fascino che tuttora probabilmente subisce…
Avere casse illimitate aiuta ma per fortuna non è ancora una certezza. Mettere insieme Mbappé, Messi e Neymar una follia, tecnica ed economica. Solo per Mbappé spesi 636 milioni di euro in tre anni, i tre tenori sono riusciti a sfasciarsi clamorosamente prima di vincere la Champions. Il fallimento sportivo dell’operazione Paris Saint-Germain da parte del Qatar Sport Investment provoca anche, inutile negarlo, una sadica goduria. Ma intanto il calciomercato internazionale è un vortice senza controllo: 100 milioni per Kane al Bayern, 133 pagati dal Chelsea per Caicedo (record), Rice all’Arsenal per 122, Gvardiol al City per 90, senza contare gli ingaggi pagati dagli arabi che nemmeno fanno più scandalo. Poi trovi il Barcellona che è negli impicci più neri, non riesce nemmeno a tesserare i propri giocatori.
L’Italia ha piazzato in Champions Napoli e Lazio, più Milano. Veniamo da tre finali perdute da Inter in Champions League, Roma in Europa League e Fiorentina in Conference League. Le considerazioni tecniche e i traguardi virtuali sono chiacchiere. Se Lukaku la butta fuori a porta vuota, ti resta solo un gran rodimento. L’ultima vittoria è stata la Conference 2022 della Roma di Mourinho: il cui valore rientra nella categoria «sì, va bene, però…». L’Europa League non l’abbiamo mai vinta da quando ha sostituito l’Uefa, l’ultima Champions vinta è quella del Triplete interista del 2010, sempre con Mourinho.
Ora il sistema dei gironi è all’epilogo. Dal 2024 si passerà da 32 a 36 club, ma - ecco il bello - in classifica unica. Ogni squadra giocherà 8 partite, tutte con avversari diversi, sorteggiati in fasce, 4 in casa e 4 fuori. Il classificone a 36 è comunque unico, le prime otto passano ai sedicesimi, dal 9° al 24° posto si va a un playoff che serve a reperire le altre otto della fase a eliminazione diretta. Lo chiamano “Swiss Model”: la prima volta, pare, fu applicato a fine 800 nei tornei di scacchi. Per la Champions settimane esclusive senza le altre Coppe, si giocherà martedì, mercoledì e giovedì.
Alla Uefa sostengono che il progetto fosse già allo studio prima ancora della notte fra domenica 18 e lunedì 19 aprile 2021 in cui fallì il golpe della Super Lega. Che non è, inoltre, un occhio strizzato ai superclub, che anzi ci guadagneranno i medio piccoli, e soprattutto che potrebbe essere una mattanza di superclub e superstar che non dovessero preoccuparsi di vincerle tutte e basta. Il classificone unico non dà certezze, non permette di fare calcoli come ora, ci saranno più sorprese e non andranno avanti sempre gli stessi. Dedicato a chi pensa che nel calcio contano solo i soldi.