La Provincia autonoma promuove gli abbattimenti di questi grandi animali. Ma per impedire che essi rappresentino un pericolo per gli esseri umani occorre salvaguardare gli ecosistemi. Per garantire la convivenza

Nella Provincia di Trento, per il presidente Maurizio Fugatti la priorità rimane ammazzare gli orsi, nonostante i tanti problemi dei cittadini. «Lavoriamo per portare in quest’aula il prima possibile la nuova legge che consentirà l’abbattimento fino a 8 esemplari l’anno, sulla base di accordi già presi con il governo nazionale. Uno strumento di gestione importante per assicurare, in primis, la pubblica sicurezza, ma anche la tutela dell’economia di montagna». Eppure, nella sostanza la legge non avrà alcun impatto sulla sicurezza delle persone, ma comporterà la violazione delle norme europee con la conseguente apertura di una nuova procedura d’infrazione verso il nostro Paese.

 

L’Organizzazione internazionale per la Protezione Animali (Oipa) denuncia come la Provincia di Trento non adotti in realtà misure di prevenzione per la sicurezza di escursionisti e animali, sia ormai diventata maglia nera per la tutela della biodiversità e ragioni solo in termini di abbattimento contravvenendo alle normative europee e all’art. 9 della Costituzione italiana. L’Ente nazionale Protezione Animali (Enpa) presenterà un esposto all’Ue per violazione della direttiva Habitat, minacciando il ricorso alla Corte costituzionale su eventuali provvedimenti applicativi perché «con questa inqualificabile iniziativa legislativa Fugatti cerca di sottrarsi alla giustizia amministrativa che, finora, non ha mai dato luce verde alle ordinanze faunicide varate nei mesi passati».

 

Per l’Enpa, il ddl risponde anche a un altro obiettivo: «Quello di nascondere le inadempienze e le omissioni della Provincia autonoma sull’applicazione di misure di prevenzione obbligatorie per legge e sulla realizzazione di campagne informative che, se correttamente attuate, avrebbero consentito di evitare recenti tragedie e incidenti più o meno fortuiti». Anche la Lega Antivivisezione Animali (Lav) ha subito contestato il ddl “Ammazza orsi”, chiedendo a Fugatti di impegnarsi nella promozione di politiche in grado di garantire una convivenza pacifica con i grandi carnivori, unica strada che assicuri la sicurezza di persone e animali.

 

La tematica è complessa e non può essere affrontata facendo leva sul populismo emotivo a cui la destra vuole abituare il Paese. Ammazzare 24 orsi in tre anni, come vorrebbe Fugatti, significa solo non assumersi responsabilità e distogliere ancora una volta l’attenzione dal vero problema: la gestione delle aree verdi e degli ecosistemi, quella delle aree montane e degli animali che ci vivono. Significa investire nell’educazione ai boschi e alla fauna locale, e sul personale che deve promuoverla. Perché in altre parti del mondo la convivenza, anche con specie più complesse, avviene con successo attraverso un approccio sistemico.

 

Fugatti vuole invece continuare a imporre una logica emergenziale e di separazione. Come la destra al governo, immagina gli esseri umani scollegati dai cicli vitali e dalle relazioni che esistono tra tutte le entità viventi. Perciò negano l’emergenza climatica e il surriscaldamento del pianeta, si disinteressano della perdita di biodiversità, sparano a qualsiasi cosa si muova, continuando a relazionarsi alla Terra come se fosse un oggetto inerte da sfruttare e non come una rete di vite interconnesse. È questo modo di pensare, assieme al modello economico, produttivo ed energetico, a rendere insicuri i cittadini a Trento e nel resto del Paese. Gli orsi non c’entrano. Facciamo Eco!