L’Inter cinese vince ma è piena di debiti e il presidente Zhang è scomparso. Il Milan targato Usa stenta in campo però è risanato nei conti. Entrambi i club saranno ceduti entro pochi mesi, con stadio nuovo o senza. Perché le valutazioni di impresa per le grandi del pallone continuano a crescere

Milan-Inter è il derby dei saldi. Le due società di calcio milanesi, che battono bandiera statunitense e cinese, espongono il cartello vendesi. Il 2024 sarà l’anno buono ed è difficile che le due proprietà attuali concludano la stagione in corso.

 

Il frontman del Milan Gerry Cardinale da Philadelphia e i suoi manager sono in continuo pellegrinaggio nella penisola arabica in cerca di acquirenti. I candidati sono sparsi sull’area che include il regno saudita, dato ultimamente per favorito nella gara all’acquisto dei rossoneri, Abu Dhabi, Qatar e Bahrein, sede del fondo Investcorp che già da qualche anno gira attorno al club guidato dal presidente dell’Enel Paolo Scaroni.

 

Le condizioni finanziarie sono propizie all’uscita del fondo newyorkese Elliott, dominus di fatto dei rossoneri dopo la cessione a Redbird attraverso un prestito del venditore da circa 600 milioni di euro. Gli altri 600 milioni sono stati coperti da Cardinale solo in parte. Il montaggio con quote distribuite tra più soci, secondo uno schema dello sport professionistico Usa, è fallito. Non benissimo anche l’iter sul nuovo stadio, che è al contempo arma di distrazione di massa e ciliegina sulla torta per alzare il prezzo di Rafa Leão e compagni. A giugno del 2023 il Milan ha acquistato Sportlifecity, un’immobiliare invischiata in un contenzioso da 17 milioni con l’Agenzia delle entrate sull’area di San Donato Milanese dove si dovrebbe costruire il nuovo impianto. Il progetto, presentato a fine settembre, sarà vagliato dalla giunta alla ripresa post natalizia. Pesano i nodi trasportistici in un’area che rappresenta l’accesso a Milano sull’asse A1-via Emilia e che sconta l’opposizione al nuovo impianto del Parco Sud.

 

Paolo Scaroni

 

È vero che sono mancate le sinergie annunciate con il mondo dell’entertainment hollywoodiano, limitate a un’apparizione al Meazza della star Dwayne “The Rock” Johnson. Ma Cardinale ha lavorato bene sui conti. Dopo poco più di un anno di gestione Redbird, la squadra è tornata in utile per 6 milioni al giugno 2023 e ha ribaltato la posizione finanziaria netta a +10,8 milioni di euro. Come spesso accade nel calcio, il rigore nei conti non ha pagato sul piano sportivo. Il colpo di mercato più significativo è stato Zlatan Ibrahimović, ingaggiato come manager dalle deleghe ampie e un po’ confuse.

 

L’eliminazione ai gironi della Champions league ha aggravato la precarietà dell’allenatore Stefano Pioli. Non più “on fire”, come gli cantava la curva Sud ai tempi dello scudetto 2022, il mister parmigiano è costretto a celebrare il trionfo casalingo per 1-0 contro il Sassuolo. La sua forza è che la proprietà attuale non vuole impegnarsi con un sostituto delle pretese di Antonio Conte alla vigilia di un cambio di azionisti. L’ultimo stipendio noto dell’ex commissario tecnico della Nazionale era di 17 milioni di euro netti all’anno con il Tottenham. Anche con la retrocessione in Europa league e un nuovo stadio improbabile, il Milan si venderà ben oltre la sua ultima valutazione di 1,2 miliardi di euro, salvo interferenze dell’inchiesta penale milanese sulla precedente cessione.

 

In casa dell’Inter, invece, si vive tra universi paralleli. Sul piano sportivo è arrivato il primo scudetto della gestione cinese, una finale di Champions league, Coppa Italia e Supercoppa. La squadra sta guidando la serie A nella stagione 2023-24 ed è qualificata agli ottavi del principale trofeo Uefa.

 

Sul piano societario è un’altra musica, appena confusa dalla cortina fumogena del nuovo stadio nel comune di Rozzano. La cessione è obbligatoria entro pochi mesi, se non entro qualche settimana. Dal 2021 la controllante dell’Inter Suning Holdings group, una conglomerata dell’elettronica, del real estate e della grande distribuzione con ricavi superiori ai 100 miliardi di dollari, si è avvitata in una crisi debitoria che ha richiesto l’intervento statale.

 

I portaordini del nuovo Grande Timoniere Xi Jinping sono andati per le spicce. Il Jiangsu Football club di Nanchino, fratello asiatico dei nerazzurri sotto il controllo della famiglia Zhang, è stato sbaraccato a febbraio di tre anni fa senza potere difendere lo scudetto appena conquistato sotto la guida del mister rumeno Cosmin Olaroju, successore di Fabio Capello. Del fondatore Zhang Jindong, 60 anni, partito da un negozio di condizionatori a Nanchino nel 1990, non si ha notizia da tempo. Nella capogruppo sono entrati la provincia del Jiangsu, con oltre 3 miliardi di dollari di aiuti convertiti in capitale, il gruppo bancario statale Citic, la sua consociata Huarong asset management e, con un peso minore, Alibaba di Jack Ma, altro imprenditore sull’orlo della disgrazia per avere trascurato i buoni rapporti con i mandarini del Comitato Centrale. In breve, l’Internazionale Fc è l’unico club non cinese a essere sotto il controllo, nemmeno troppo indiretto, della Repubblica popolare o, se si preferisce, del più grande Partito comunista superstite al mondo. Dopo la chiusura della Via della Seta proclamata dal governo Meloni all’inizio di dicembre, la situazione è diplomaticamente imbarazzante. Sul piano dei conti, invece, è un incubo. L’Internazionale ha sfondato la soglia di 800 milioni di debito lordo con una posizione finanziaria che sfiora i 400 milioni di euro.

 

Steven Zhang

 

Suning, ulteriormente colpita nei crediti dalla crisi del colosso immobiliare Evergrande, è sommersa dai contenziosi con i partner industriali, come Carrefour che si è vista riconoscere un risarcimento superiore ai 100 milioni di euro, e con i finanziatori. Nella lista dei creditori ci sono Bain capital, China construction bank, che ha chiesto al tribunale di Milano di pignorare gli emolumenti del presidente Zhang Kangyang detto Steven, e infine Oaktree. La vertenza con il fondo di Los Angeles è particolarmente delicata perché dal maggio 2021, in piena crisi della capogruppo proprietaria del club milanese, Oaktree ha sostenuto i conti nerazzurri con un prestito di 275 milioni di euro al 12 per cento annuo di interessi. La tariffa complessiva, a oggi, ha superato i 350 milioni di euro che Steven Zhang, figlio del fondatore di Suning, non sembra in grado di restituire. Il trentaduenne Zhang è peraltro anche lui irreperibile dallo scorso mese di giugno. Si sospetta che stia affrontando un qualche percorso rieducativo già toccato a un altro connazionale appassionato di calcio occidentale, Wang Jianling di Wanda, conglomerata del turismo e dell’entertainment che è stata azionista dell’Atlético Madrid ed è top sponsor della Fifa guidata dall’italo-elvetico Gianni Infantino, sfegatato tifoso interista.

 

Proprio Infantino avrebbe dato un buon consiglio ai suoi amici sceicchi del Qatar, dove si è tenuto il primo Mondiale invernale nel 2022: perché svenarsi nell’asta sul Manchester United quando si può comprare l’Inter per molto meno? Oltre al Qatar l’ad nerazzurro Beppe Marotta ha seguito le tracce del cugino milanista Giorgio Furlani con alcune visite recenti a Riad. Insieme a Marotta si sarebbe visto Gianfelice Rocca di Techint.

 

Il club nerazzurro ha più volte smentito di volere vendere a nome della famiglia Zhang. Ma i fatti dicono che gli Zhang non hanno più voce nel capitolo Inter di quanto ne abbia un oscuro funzionario con delega del presidente Xi. A rafforzare il lodo Infantino c’è la disponibilità finanziaria di Jassim al Thani, membro della famiglia reale. Il presidente della Qatar islamic bank ha appena perso l’asta per il 25 per cento dei Diavoli Rossi a vantaggio del magnate-tifoso Jim Ratcliffe, nato a Failsworth nell’hinterland di Manchester e inorridito dai successi dei cugini del City, trionfatori dell’ultima Champions in finale contro l’Inter e controllati dal City group di Abu Dhabi.

 

Ratcliffe è baronetto per meriti imprenditoriali dopo avere portato al successo il gruppo chimico Ineos, che ha una sede italiana nello storico stabilimento Solvay di Rosignano (Livorno). Il suo investimento di 1,25 miliardi di sterline (1,44 miliardi di euro) nello United, uno dei club con il maggiore seguito di tifosi al mondo nonostante la presente crisi di risultati, ha stabilito un nuovo record nel valore di un’impresa calcistica a quota 5 miliardi di sterline, senza ottenere la maggioranza assoluta nel club.

 

La vicenda dello United rappresenta l’ultimo benchmark per chi vuole trattare un club calcistico di prestigio. A livello globale, la precarietà contabile non ha impedito la crescita esponenziale delle valutazioni. Soltanto un anno e mezzo fa, a maggio del 2022, Roman Abramovich è stato obbligato a cedere il Chelsea nel quadro delle sanzioni postbelliche agli oligarchi russi. Il club londinese è costato alla cordata statunitense guidata da Todd Boehly 4,25 miliardi di sterline inclusi 1,75 miliardi di investimenti. Il prezzo effettivo di cessione è stato di 2,5 miliardi di sterline, oggi raddoppiato dall’operazione chiusa da Ratcliffe. Basta guardare un po’ più indietro per capire che cosa è successo in un ventennio scarso. Abramovich comprò il Chelsea nel 2003 per 140 milioni di sterline. Due anni dopo lo statunitense Malcolm Glazer, accolto da una mezza rivoluzione anti-yankee dei tifosi, spese 790 milioni di sterline per rilevare i Red Devils di Manchester.

 

Le valutazioni di impresa dei grandi club italiani, pur penalizzati dallo scarso appeal internazionale, dai continui scandali giudiziari e da bilanci spesso fantasiosi, sono ancora a prezzi di assoluta convenienza, come dimostrano i cambi di proprietà a vantaggio di investitori esteri anche in società di serie B (Palermo, Parma, Como, Pisa, Venezia, Ascoli). La Scala del calcio, il vecchio San Siro che Inter e Milan non vogliono, rimane ancora il più importante palcoscenico italiano e uno dei primi al mondo. Zhang e Cardinale possono monetizzare al meglio.