Scene bollenti, musica languida e personaggi a due dimensioni. Praticamente un fotoromanzo, formato serie tv. Ma per dimostrare che a sessant'anni una donna può fare sesso con un giovane uomo, in fondo, bastava un telegramma

Anche le donne adulte, piacenti, ricche ed eleganti amano fare sesso con uomini più giovani tenebrosi, aitanti e pieni di muscoli. È sempre poco carino quando si tratta di una serie tv raccontarne la storia nella sua complessità ma in questo caso è d’obbligo, anche perché la trama di “Inganno” (Netflix) è più o meno tutta qui. La serie vanta la regia autorevole di Pappi Corsicato, un’attrice di pregio, Monica Guerritore, e un ex Diabolik, Giacomo Gianniotti, tutti uniti contro la demonizzazione delle donne over che praticano l’amore in barba alla differenza d’età. Bel messaggio, non vi sono dubbi, anche se solo il fatto di considerarlo ancora un tabù fa storcere un po’ il naso, ma, vista la resa, più che sei episodi poteva bastare un telegramma. Perché i rimanenti millemila minuti sono praticamente un fotoromanzo ambientato nel lusso posticcio di una Costiera Amalfitana da cartolina. Andando con ordine, il povero Gianniotti ha la stessa spontaneità di Barbara D’Urso con lo stetoscopio della dottoressa Giò, e visto che il suo debutto per il grande pubblico avvenne come medico di “Grey’s Anatomy” alla fine tutto torna. Siccome è un giovane uomo assai piacente, viene trattato come le vallette nei tempi d’oro delle tv berlusconiane, dove l’importante era mostrare centimetri di pelle. Per cui se si piega a raccogliere qualcosa la maglietta si alza, se deve fare il bagno il nudo è integrale, se si soffia il naso appaiono gli addominali scolpiti. E così via, ma solo per dare spessore alla trama. E quando lei gli dice maliziosa: «Certo che ti piace proprio tanto stare nudo», lui risponde: «No, mi piace il mare». Poi c’è la signora Guerritore in arte Gabriella che è assai ricca e pertanto gira con un cane in braccio. I figli sono figurine carine, l’influencer è ossessionata dalla chirurgia estetica, l’avvocato è tutto d’un pezzo e il maschio potenzialmente non binario indossa giacche di lucertola per farsi notare il giusto. Così accade che tra una scena di sesso bollente e l’altra spuntano dialoghi dal ritmo a dir poco incalzante: «Grazie del passaggio». «Sei stato gentile» Pausa. «Mi fa piacere». Pausa. «Grazie». Pausa. Drone, cielo blu, che in Campania si sa, va molto, pausa. «Allora arrivederci». Bacio. E via con la musica, rigorosamente sensuale, rigorosamente francese, per ingannare il tempo in attesa della prossima scena di sesso. Insomma, pare che cotanta produzione stia ricevendo un consenso globale, soprattutto in Sud America, terra che ha dato origine a "Topazio", “Manuela” e “Anche i ricchi piangono”. E per citare l’imperituro Nanni Moretti, viene solo da dire: «Ve lo meritate “Inganno”». 

 

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DA GUARDARE 

“Hanno ucciso l’uomo ragno” (Sky) è una piccola storia di provincia, con vari zainetti pieni di sogni e la nostalgia canaglia degli anni Novanta. Sembrava una scommessa persa in partenza. E invece, guarda un po’, la storia degli 883 convince in tutti i sensi. Anche chi, onestamente non ha mai cantato con l’accendino acceso.

 

MA ANCHE NO
Il sabato di Rai Uno ospita, per la diciannovesima volta, il gran ballo con le stelle di Milly Carlucci. Quest’anno per tenere alto l’interesse ci si concentra sull’antipatia per Sonia Bruganelli, che litiga con tutti, parla da madre e fa cacciare gli autori che non gli stanno bene. E se questo è il piatto forte figuriamoci il resto.