Contro l’overtourism, cresce la richiesta di mete meno affollate. Dai parchi africani alle coste Sud degli Usa, la tendenza è viaggi lenti, da gustare. Come assicura “Best in travel” di Lonely Planet

2025 fuga dal turismo di massa

Un cappello di Robin Hood lasciato per strada a Roma, come simbolo di ribellione, sostituisce gli “smart lock” per le chiavi degli appartamenti in affitto breve. È la più recente e chiara immagine di un overtourism che sta portando al collasso intere città.

Dalla piccola Étretat, in Normandia, che su 1.500 abitanti è arrivata a ospitare oltre 10 mila turisti al giorno dopo una fugace apparizione nella serie Netflix “Lupin”, all’affollamento di Parigi, con il 38 per cento dei suoi quasi 20 milioni di turisti annuali spinti in città da “Emily in Paris” (secondo il Centro nazionale di cinematografia), dopo la pandemia e fino a oggi i piccoli schermi hanno avuto un ruolo essenziale nella trasformazione del turismo, sfruttando anche l’impatto dei social network, TikTok fra tutti. Solo gli hashtag #TravelTok e #TikTokMadeMeBookIt (“L’ho prenotato grazie a TikTok”), hanno raggiunto rispettivamente 8 miliardi e 121 milioni  di visualizzazioni, contribuendo al fenomeno del sovraffollamento irrazionale di mete turistiche. Lo smantellamento di questi meccanismi sembra invece essere l’obiettivo dei viaggi per l’anno che verrà, tanto che il 2025 impone due nuove parole d’ordine: responsabilità e consapevolezza, o anche “slow travel”.

Più che dove andare e cosa fare, dunque, diventa sempre più importante come viaggiare. È sempre la prima domanda da porsi, sostiene Angelo Pittro, direttore di Lonely Planet Italia. Anche per questo, dopo quindici edizioni, la guida annuale di Lonely Planet, “Best in Travel 2025” si arricchisce di una nuova sezione: Tendenze. Dieci attività, suddivise in dieci classifiche, prendono atto di una fondamentale verità, quando si parla di viaggi: «Sempre più spesso le persone si spostano per fare un’esperienza e non semplicemente per visitare un posto. Il secondo aspetto arriva di conseguenza». È così che si visita Bangkok, Parigi o Berlino per i migliori show di drag queen al mondo. O si va alla ricerca dei migliori eventi musicali e delle migliori sale da concerto. Sempre più persone scelgono di investire tempo e denaro per vivere il percorso e non solo la destinazione, come testimonia anche la “rinascita” dell’interrail, avventura ferroviaria selezionata come prima tendenza del Best in Travel 2025 (“Viaggi sui binari”): dalla Monorotaia Shonan in Giappone alle nuove ferrovie cubane e dal The Sunset Limited, da New Orleans a Los Angeles, a Le Train du Desert, attraverso il Sahara mauritano.

«Il viaggio può essere una forza positiva per i territori, perché porta benessere e scambio di conoscenza. Soprattutto in un periodo storico come questo, segnato da guerre e incomprensioni, viaggiare serve anche per capirsi meglio», prosegue Pittro: «Noi viaggiatori e noi editori, nel caso di Lonely Planet, dobbiamo offrire però un contributo. Lo facciamo scegliendo in modo consapevole i luoghi meno gettonati». “Best in Travel 2025”, pubblicato in sei lingue in tutto il mondo, raccoglie e classifica quindi non solo una serie di luoghi sulla mappa, ma suggerimenti per entrare in contatto, prima di tutto, con le comunità locali, per un turismo più responsabile e attento.

I parchi nazionali del Camerun, anziché i safari in Kenya e Tanzania; le coste meridionali degli Stati Uniti invece del Grand Canyon o le pianure del Ternai in Nepal lontane dall’Himalaya: l’obiettivo del 2025 è spostare l’attenzione - e l’economia - verso altri luoghi, mantenendo sempre come punto di riferimento la sostenibilità.

«Il simbolo di tutto questo è la Giordania, che abbiamo inserito con il Jordan Trail, sentiero che nel 2025 compie 10 anni e che consente di attraversare il Paese completamente da nord a sud», prosegue Pittro a proposito del Best in Travel 2025. «Prima travolta dal turismo a Petra, la Giordania è stata semplicemente abbandonata dai turisti, una volta arrivata la guerra intorno. Si tratta però di un Paese sicuro e andarci adesso, in un momento come questo, è un modo anche per dare un contributo a una popolazione e a un’economia che stanno soffrendo per l’azzeramento del turismo».

Sono diversi, invece, i motivi della selezione di alcune località in Europa, che ha maggiormente sofferto l’overtourism negli ultimi mesi. Da Tolosa, la “Parigi in miniatura”, a Bansko, in Bulgaria - destinazione sciistica diventata punto di riferimento dei nomadi digitali - l’attenzione si rivolge a luoghi che riescono a offrire un’esperienza di viaggio meno standardizzata. L’unica città italiana suggerita dalla guida Lonely Planet per il prossimo anno, per esempio, è Genova. «Non certamente sconosciuta agli italiani, ma non il primo posto che viene in mente a un viaggiatore internazionale. La suggeriamo perché è meno nota ma soprattutto perché ha fatto un percorso di trasformazione nella direzione di una città smart», dice Pittro. Tra storia e innovazione, cioè, «Genova ha investito per cambiare pelle e rendersi più fruibile a chi l’attraversa». Così, mentre l’immagine del cappello di Robin Hood si sovrappone a quella delle strade di Santorini invase da migliaia di persone al giorno, o alla vista del Monte Fuji nascosta ai turisti per evitare traffico e incidenti, si fa spazio un nuovo modo di viaggiare, in realtà il più antico: imparando dal viaggio stesso, esplorando i legami tra luoghi e persone.

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