Nel Paese diviso tra Unione europea e Turchia, si incontrano tutte le crisi umanitarie degli ultimi anni e ha il record europeo di rifugiati. Assistiti dalla comunità di Sant’Egidio

Da qualche tempo nel campo profughi di Pournara a Cipro sono state allestite un’area giochi e un’area fitness: ci sono un paio di cyclette, due altalene, uno scivolo blu e rosso. Chi vive lì già da un po’ ne parla con un certo stupore. Sono segnali di miglioramento: le condizioni abitative sono più decenti rispetto a qualche anno fa. Ma non si tratta solo di questo.

Sono segnali che nascondono altro: chi entra nel campo profughi di Pournara non sa quando potrà uscirne; i tempi per l’elaborazione delle richieste d’asilo, che in teoria dovrebbero essere definiti, continuano ad allungarsi inesorabilmente. Ci vogliono mesi, a volte anni. Le altalene, le cyclette e gli scivoli sono palliativi. Servono a rendere meno estenuante l’attesa.

A Cipro in un’unica isola, divisa tra Unione europea e Turchia, si incontrano e si parlano tutte le crisi umanitarie degli ultimi anni: Yemen, Siria, Afghanistan, Iran, Iraq, Sudan, ora anche Palestina. Gli arrivi nell’ultimo periodo sono stati costanti, via terra e via mare. Cipro è il Paese europeo con il maggior numero di profughi rispetto alla popolazione autoctona. Per questo motivo l’amministrazione locale di centrodestra ha deciso di prendere alcuni provvedimenti: controlli più serrati ai confini e sospensione delle richieste d’asilo di chi è fuggito dalla Siria. Oggi, infatti, i campi profughi sembrano quasi vuoti. I volontari della comunità di Sant’Egidio li ricordano diversi: «Molto più affollati, soprattutto», raccontano. Sono tra i pochi ad averli visti più volte nel corso degli ultimi anni.

Cipro è un’isola divisa in due. Lo è storicamente: nella divisione culturale-identitaria tra greci ciprioti (la maggioranza) e turchi ciprioti. Lo è amministrativamente, dal 1974: a Nord la Turkish Republic of Northern Cyprus (riconosciuta solo dalla Turchia), a Sud la Repubblica di Cipro, stato membro dell’Unione europea voluto dalla Grecia. Anche la capitale, Nicosia, è divisa in due. Le Nazioni Unite stanno cercando una soluzione per arrivare alla riunificazione, ma non è ancora stato raggiunto nessun risultato. Greco-ciprioti da un lato, turco-ciprioti dall’altro.

Attraversare il confine è piuttosto facile: i turisti lo fanno in continuazione. Bastano passaporto e carta d’identità. Chi non ha i documenti in regola, invece, paga i trafficanti. Il confine tra Cipro Nord e Cipro Sud è attraversato giorno dopo giorno da decine di migranti arrivati lungo la rotta marittima, dalla Siria al Libano e poi verso le coste cipriote. «I trafficanti ci hanno lasciato davanti al campo di Pournara»: a parlare è un uomo sulla quarantina, viene dall’Iran. È scappato assieme a sua moglie e a suo figlio. Ripete: «Non avevo molta scelta». Ha lasciato il suo lavoro, la sua casa ed è arrivato nel campo profughi di Pournara, il punto di accesso per la formalizzazione delle procedure d’asilo. Mostra le foto dell’agenzia di viaggi che gestiva nel suo Paese. Sono questi i momenti in cui è possibile rendersi conto di quanti pregiudizi ruotino intorno ai fenomeni migratori: potrebbe accadere a chiunque. 

Anche lui ha conosciuto i volontari di Sant’Egidio. In giro per Nicosia si distinguono per le pettorine colorate che indossano. Vengono da Germania, Spagna, Italia, Belgio. Sono tra i pochi a essere presenti a Cipro, in quest’isola che per il resto sembra abbandonata a sé stessa. Allestiscono il ristorante dell’amicizia nel campo di Pournara, organizzano lezioni di inglese, di italiano, ballano, cantano e soprattutto ascoltano. Chi sceglie di prestare servizio a Cipro lo fa gratuitamente, con amore e dedizione. Ci sono ragazzi e adulti, l’età non conta. Il messaggio è uno solo: ricostruire la pace.

La comunità di Sant’Egidio è attiva qui, come altrove: in tutt’Europa, in Africa; in 70 Paesi. Si occupa di anziani, senza fissa dimora, bambini, detenuti. Un mondo di attivismo e solidarietà nato nel 1968, che nel tempo è riuscito a coinvolgere tantissimi giovani.

Nel campo profughi di Pournara oggi ci sono meno persone rispetto a gennaio e febbraio: sono circa 260; prima invece erano accampati in migliaia. Sono gli effetti delle politiche di contenimento messe in piedi dal governo cipriota: respingimenti, ispezioni. Nel 2023 a Cipro sono arrivate più di 10 mila persone, l’anno prima 16 mila: da gennaio a ora poco più di 5 mila. Alcune di queste pratiche esistono già da qualche anno, come la consuetudine di dare mille euro ai richiedenti asilo e proporgli il rimpatrio volontario. Altre sono state consolidate recentemente: oltre ad aver bloccato la valutazione delle procedure presentate dai siriani, il governo ha stretto un accordo con il Libano per frenare le partenze e controllare i confini (come è accaduto tra Italia e Tunisia). Sono sistemi che, a detta di diverse organizzazioni umanitarie, ledono i principi comunitari adottati dall’Unione europea.

Da qualche mese nelle zone cuscinetto amministrate dalle Nazioni Unite tra Cipro Nord e Cipro Sud ci sono almeno alcuni migranti bloccati nel nulla: nessuno li vuole; non possono uscire o spostarsi, anche se le leggi europee dovrebbero assicurargli la possibilità di chiedere asilo. Chi è bloccato in queste zone cuscinetto non sa che cosa accadrà. Non c’è elettricità, l’acqua proviene dalle cisterne: solo sabbia e frustrazione. «Sono arrivato davanti al campo di Pournara e mi hanno spedito lì», racconta un ragazzo siriano di 25 anni che vaga per Nicosia: è di Aleppo, la “capitale del Nord” distrutta da 13 anni di guerra. Con sé non ha documenti, indossa una maglia beige. È riuscito a scappare e arrivare in città: si sente fortunato.

«Perché ci stanno facendo questo? Come è possibile?», si chiede Ahmed: è partito dall’Afghanistan con la sua famiglia nel 2021. Ankara, Istanbul e poi Cipro Nord: anche lui è stato bloccato per diversi mesi nelle zone cuscinetto amministrate dalle Nazioni Unite. Ora è fuori e spera di poter riuscire a chiedere asilo. Racconta la sua storia con estrema calma, ma negli occhi ha una sofferenza che spiega molto più delle parole.

Anche qui a Cipro, Sant’Egidio si occupa di trovare famiglie o persone a cui poter garantire l’accesso in Europa tramite i corridoi umanitari: percorsi legali rivolti ai più vulnerabili, che consentono di evitare le traversate in mare. Sono frutto di un protocollo d'intesa tra la Comunità di Sant'Egidio, la Federazione delle Chiese evangeliche, la Tavola valdese, la Cei e il governo italiano. Con i corridoi umanitari, dal 2016 a oggi, sono arrivate in Europa più 7mila persone. Le associazioni coinvolte nel protocollo si occupano dell’accoglienza e dell’integrazione: corsi d’italiano, scuola, libri. Per i migranti ospitati nei campi profughi questi percorsi sono una salvezza, a volte l’unica possibilità per uscire dall’illegalità e dalla precarietà. A Cipro i tempi per la valutazione delle richieste d’asilo sono molto lunghi: possono trascorrere due o tre anni. E alla fine il rigetto è quasi garantito: nel 2022, secondo i dati Eurostat, il 93% delle richieste d’asilo non è stato accolto.

Da Pournara, dopo la presentazione delle domande, i migranti vengono spostati nella struttura di Kofinou; poi, se gli viene negato il permesso di soggiorno, vanno a Limnes. Questi ultimi due campi sono uno accanto all’altro: entrambi in pessime condizioni. L’odore di fogna è così forte da risultare nauseabondo. Si dorme in piccoli container con letti a castello. Tra Kofinou e Limnes ci saranno al massimo 500 persone: chi è in attesa del verdetto guarda attraverso il filo spinato chi sa già di essere stato espulso.

Non lontano dal campo di Kofinou, c’è una ragazza: ha 29 anni, viene dalla Sierra Leone. Nel 2023 è arrivata a Cipro e ha soggiornato per un po’ in un hotel abbandonato. Poi è stata trovata dalla polizia e portata a Kofinou. Dice di non aver mai presentato una richiesta d’asilo ufficiale: «Sono qui da un anno e non so neanche il perché». Tra le braccia stringe suo figlio: «È nato lì dentro». La prima cosa che ha visto è il filo spinato che divide il campo di Kofinou da quello di Limnes.

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