spionaggio
Pazzali & Co La Fiera dei dossier
Il presidente della Fondazione al centro di una rete di relazioni politiche, da La Russa a Fontana fino a Salvini. Sullo sfondo l’ente che fattura 283 milioni e gestisce appalti a sei zeri
Stavolta la Fiera di Milano è stata presa di striscio. In altre occasioni è stata presa in pieno. Più di una volta è stata ripescata prima che i contribuenti si accorgessero che una parte ragguardevole delle loro tasse è servita a ripianarne la mala gestione. Di certo la Fiera è un crocevia di potere e un luogo di interessi così ben radicati che sopravviveranno anche allo scandalo dossieraggi. Si parte nel 2016 con il commissariamento per mafia della Nolostand, controllata di Fiera Milano; si passa attraverso la compravendita dell'appalto da 8milioni per la gestione dei servizi logistici a Lainate, sempre dei magazzini Nolostand, che nel 2022 ha portato all'arresto di Massimo Hallecker, ex responsabile degli acquisti della Fiera e che ha patteggiato una pena di due anni e sei mesi. L'inchiesta ha coinvolto il partito di Fratelli d'Italia. S'approda al presidente dalla Fondazione Fiera di Milano, Enrico Pazzali, seduto su una montagna di 800mila fascicoli, frutto di dossieraggio di altrettante persone. Un'enormità: al punto che la premier Giorgia Meloni ha prima avanzato l'ipotesi di una nuova stretta normativa sulla cybersicurezza, per poi dire che una legge esiste già. Di certo non è la miglior prova muscolare di questo governo, che nei casi precedenti s'è impegnato di più, probabilmente per motivi di opportunità politica.
Ma torniamo in Fiera. Pazzali con la mano destra ha presieduto, perché da qualche giorno si è autosospeso dall'incarico, la Fondazione Fiera di Milano, ente che controlla Fiera Milano, e con la mano sinistra presiede e fonda la Equalize srl di via Pattari 6, che ha sede in un palazzo di proprietà della Veneranda Fabbrica del Duomo, il cui establishment proviene per lo più da Mediaset. La Equalize è la società al centro dell’inchiesta dossieraggi avviata dalla procura di Milano e il 14 novembre ha compiuto 5 anni di vita: in questo lasso di tempo avrebbe – secondo gli inquirenti – prodotto 800mila fascicoli relativi a istituzioni, politici, vip, attori, cantanti, giornalisti, manager, imprenditori, fidanzate di imprenditori, tessendoli anche grazie agli accessi illeciti a banche dati istituzionali, fra cui Sdi e Serpico. Come aveva già raccontato nel 2020 L’Espresso, una quota di minoranza di Equalize è dell'ex super poliziotto Carmine Gallo. Ex perché nel frattempo è andato in pensione ed ex perché l'attuale inchiesta della procura di Milano sta indubbiamente ridisegnando i contorni di un personaggio finora dipinto come integerrimo servitore dello Stato. Un punto di riferimento per le giovani leve della Digos prima, della Squadra Mobile di Milano poi, dove Gallo è stato vice dirigente della sezione Criminalità organizzata, lavorando al fianco dei pm di punta della procura e protagonista delle inchieste che hanno svelato il radicamento della 'ndrangheta al Nord. È forse qualche macchia sul curriculum ad allontanare Gallo dalla centralissima sede di via Fatebenefratelli, per concludere la sua carriera in un commissariato di periferia, a Rho Pero che all'epoca, nel 2013, si trovava proprio all'interno di Fiera Milano: l'ente fieristico era tutto un fermento perché si apprestava a ospitare Expo. In Fiera, Gallo resta fino alla pensione, che arriva nel 2018. E in quello stesso anno, insieme a Pazzali, fonda la Equalize. Gallo e Pazzali hanno avuto la possibilità di lavorare insieme proprio all'interno di Fiera. Infatti Pazzali, dopo la laurea in Bocconi, diventa dirigente pubblico in Regione Lombardia e, nel 2009, grazie alla vicinanza con Alleanza Nazionale e all'aiuto di Ignazio La Russa, sbarca in Fiera Milano spa, come ad. Ci resta fino al 2015: sfiora per un pelo l'inchiesta Nolostand e sbarca a Roma per gestire l'Eur. Nel frattempo a risanare Fiera ci pensa Giovanni Gorno Tempini, nominato presidente della Fondazione, dove resta fino al 2019. È lì che prende corpo la disistima fra i due – Pazzali e Gorno Tempini – che leggendo le carte degli inquirenti si declina in plurimi dossier richiesti dallo stesso Pazzali a Gallo (e a cascata agli hacker alle dipendenze di Equalize) sul manager e sui suoi collaboratori, come il giornalista Guido Rivolta. Pazzali arriva al punto da screditare Rivolta, che era in corsa per un ruolo istituzionale all'interno dell'attuale governo, agli occhi dell'amica e ministra Daniela Santanché. Se in più di un'occasione nelle carte degli inquirenti emerge il legame stretto tra Pazzali e la frangia milanese di Fratelli d'Italia, ovvero La Russa e Santanché, Pazzali ha soprattutto dalla sua il sostegno del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che neppure per un secondo ne ha preso le distanze.
Dalle indagini dei carabinieri di Varese e dalle carte giudiziarie della procura di Milano, si apprende che in più di un'occasione Fontana avrebbe chiesto a Pazzali di fare qualche verifica. Ad esempio, gli chiede di verificare la situazione di Paolo Scaroni e di cercare criticità nella lista di Letizia Moratti, che nel frattempo si era schierata contro Fontana alle elezioni regionali del 2023.
Ma ci sarebbero altri motivi che legano Fontana a Pazzali. I due consolidano un rapporto di amicizia proprio in Fiera, visto che Fontana dal 2009 al 2017 è stato componente del cda e vicepresidente vicario dell’ente, proprio negli anni in cui Pazzali ne era al vertice. Ed è sempre Pazzali ad aiutare Fontana a superare il momento più difficile della reggenza al Pirellone: la gestione della pandemia. È lui a mettere a disposizione della Regione gli spazi della Fiera per creare un ospedale temporaneo che, tuttavia, nei numeri non fu esattamente un successo: nell'estate del 2020 la GdF aveva messo sotto la lente la spesa di 21milioni di euro per la creazione di 220 posti, che inizialmente dovevano essere 500. Più che curare la salute dei lombardi, l'ospedale in Fiera è stato un diversivo per limitare il danno d'immagine subito da Fontana nella prima fase di gestione pandemica. E c'è un altro motivo per tenersi stretto Pazzali, che a sua volta si tiene stretto Matteo Salvini, che ha trovato nel cda della Fondazione Fiera un posto per la sua ex compagna, Giulia Martinelli, donna ombra di Fontana: lo segue dappertutto e lo consiglia su tutto, ed è il filo di congiunzione con Salvini.
Intrecci che si giocano in Fiera Milano di cui Pazzali era geloso di mantenere il controllo. Quello è un luogo di passaggio nel quale confluiscono interessi economici e politici internazionali, ma è anche un luogo di potere economico per la gestione degli appalti e di ingenti sponsorizzazioni: un fatturato di 283milioni di euro e migliaia di espositori da qualsiasi parte del mondo e da svariati settori industriali. Un ente prezioso. Forse un po' troppo strapazzato.