Diritti umani
Arrestato perché attore porno. Italo egiziano detenuto a Il Cairo in condizioni disumane
Altro che Paese sicuro, Sherif Elanain in manette alla frontiera. Rischia fino a tre anni. Ciò che è lecito in Occidente, lì è punito. L'accusa: dissolutezza. Si teme un altro caso dopo Regeni e Zaki. Nessun contatto con l'esterno per 13 giorni
Sherif Elanain, 44enne di origini egiziane con passaporto italiano, arrestato a Il Cairo lo scorso 9 novembre, rischia tre anni di carcere: il capo di imputazione è "dissolutezza".
A darne notizia Mohamed Lofty, contattato da L’Espresso, il direttore della ong “Commissione per i diritti umani” e nel team legale egiziano che affiancò nel 2016 la famiglia del ricercatore italiano Giulio Regeni ucciso a Il Cairo da agenti dei servizi. Elanain è accusato di “attività oscene” per aver recitato in film per adulti girati in Italia con il nome d’arte di Sheri Taliani e per alcuni post pubblicati sui social. Il suo lavoro è da tempo oggetto di indagine da parte della procura di Giza. Quella che in occidente è un’attività del tutto lecita, in Egitto è considerata illegale.
Sherif è nelle mani dei servizi di sicurezza da tredici giorni, senza difesa e senza diritti. Il 9 novembre, insieme alla moglie di origini polacche e alla madre Lobna Ahmed, per gli amici italiani Loriana, che vive da anni a Foligno ed è sposata con un italiano, erano atterrati a Il Cairo per visitare alcuni parenti e vendere delle proprietà. Quando sono arrivati ai controlli, Sherif è stato fermato dalle autorità locali mentre le due donne sono state lasciate libere di passare. Sconcertate, incapaci di capire cosa stesse accadendo, hanno chiamato subito gli amici e i parenti in Italia per lanciare l’allarme.
La prima a darne notizia, l’amica e collega di Sherif, Mariagiovanna Ferrante, conosciuta nel mondo del cinema a luci rosse come Mary Rider. Appena saputo che Loriana aveva incontrato il console italiano in Egitto, sperava potesse smuoversi qualcosa. Ma al momento l’unica garanzia fornita è stata quella di un incontro in carcere tra madre e figlio. Loriana tiene a ribadire che sul conto del figlio circolano troppe voci false che potrebbero danneggiarlo ulteriormente.
"Quando mi è arrivata la notizia dell’arresto ho avuto subito la sensazione che fosse in grave pericolo. Ricordiamo tutti cosa è accaduto con Giulio Regeni. Non può restare in Egitto, bisogna riportarlo al più presto in Italia” dice Mariagiovanna, mentre la sua voce trema di preoccupazione. La Farnesina fa sapere di seguire il caso con la "massima attenzione” ma mamma Loriana non è rimasta con le mani in mano. Con l’aiuto del fratello poliziotto è riuscita a sapere che il figlio era stato trasferito da Il Cairo, dove ha trascorso alcuni giorni in condizioni degradanti - costretto a restare in piedi per ore e soli trenta minuti di riposo su una branda da lasciare a turno agli altri detenuti - ad Alessandria. Si troverebbe ora in una struttura detentiva meno affollata di quella in cui ha trascorso la fase iniziale della prigionia.
Ma la situazione resta critica e il trattamento riservato a lui, come agli altri detenuti egiziani, disumano.
La madre, che aveva incontrato Sherif il giorno dopo l’arresto per poi perderne le tracce fino a ieri, non intende lasciare il figlio alla mercé del sistema carcerario egiziano. "E' una vicenda che inevitabilmente riporta ai casi di Regeni e Zaky - ha sottolineato l'avvocato della famiglia, Alessandro Russo - Da quando Sherif viveva in Italia ( ndr Terni) era già tornato a Il Cairo insieme a sua madre. Lì hanno un appartamento. Dovevano sbrigare delle commissioni come avevano fatto tante altre volte, ma al controllo dei documenti Sherif è stato bloccato e gli hanno sequestrato il passaporto italiano". A rafforzare i suoi timori e la preoccupazione dei familiari, le considerazioni espresse da Lofty.
“Dietro al caso di Elanain ci sono i film per adulti che ha girato in Italia - conferma l’avvocato egiziano che si è subito mobilitato per cercare notizie del 44enne dopo aver contattato la madre di Sherif - Se condannato rischia una pena fino a tre anni di carcere. Le prigioni in Egitto, per uno come lui, possono essere molto pericolose. Spero che venga rilasciato su cauzione e lasci l'Egitto prima possibile”.