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novembre, 2024

L'Europa si prepara alle ire di trump

Brutto risveglio per i leader europei. Che adesso si preparano a difendersi da dazi, tariffe e rivalità.

A stappare convinto lo champagne tra i leader europei è stato Victor Orban. Pochi giorni fa aveva incoraggiato l'amico Donald Trump, ed oggi è ben contento di ritrovarselo come alleato. I suoi colleghi invece sono molto più cauti, quando non totalmente delusi. In tanti ci avevano sperato in una vittoria, seppur risicata, della candidata che sembrava più «ragionevole».

Invece per la seconda volta, e addirittura con un vantaggio maggiore questa volta, incluso la vittoria del voto popolare, il borioso Trump ha battuto una candidata donna democratica. Ieri Hillary Clinton, oggi Kamala Harris. Il sogno si infrange ancora. E per di più per mano di un uomo noto per la sua misoginia, aiutato da un altro uomo tanto ambizioso quanto senza scrupoli, Elon Musk, futura eminenza grigia della Casa Bianca.

Ma a fare male in Europa non è la mancata elezione di una presidente americana donna, bensì la seconda elezione di un uomo che ormai da Parigi a Berlino è ben conosciuto e non apprezzato. Un presidente eletto che all'Europa ha giurato di farla pagare più di una volta negli ultimi anni. 

A differenza del 2016 quando partiva in svantaggio e non aveva ancora un'organizzazione radicata sul territorio dalla sua, oggi è diventato il 47esimo presidente degli Stati Uniti, vincendo tutto: presidenza, senato e camera dei deputati, oltre alla Corte suprema, che, per sua mano, aveva perso l'indipendenza de facto durante il suo primo mandato. Trump controllerà completamente gli Stati Uniti, in barba ai famosi equilibri di cui per anni si è vantata la democrazia statunitense. Come non bastasse, senza timore di un conflitto di interessi macroscopico, Musk gli metterà a disposizione (e non gratuitamente) il suo sistema satellitare mondiale. 

Non meraviglia quindi che, al di là degli auguri di rito, l'Europa sia spaventata. Il presidente Emmanuel Macron è stato il primo a fare auguri in cui non è difficile leggere circospezione - «Pronti a lavorare insieme come abbiamo fatto per quattro anni. Con le tue convinzioni e le mie. Con rispetto e ambizione. Per la pace e la prosperità» - per poi chiamare subito il collega tedesco Scholz e mettersi d'accordo sui prossimi passi in difesa degli interessi e dei valori dell'Europa. 

Già da un mese la squadra di Ursula von der Leyen è al lavoro per capire come reagire ai suoi futuri attacchi. Fino ad oggi Trump non ha lanciato che minacce contro l'Europa. Ha annunciato che non avrebbe aiutato i Paesi europei che non avesse raggiunto la quota del 2 per cento delle spese militari come previsto in sede Nato. Ha promesso l'imposizione di tariffe del 10 per cento sui prodotti di tutto il mondo, del 20 per cento sui prodotti europei, in particolare su quelli di Germania e Italia, nei confronti dei quali l'America ha un significativo deficit commerciale - «Non comprano le nostre auto e vogliono vendere le loro!» si è più volte lamentato – e del 60 su quelli cinesi. Questi ultimi dazi rischiano di avere ripercussioni pesanti non solo per Pechino ma anche per l'Europa, mercato sul quale la Cina cercherà di scaricare tutto l'invenduto americano, mettendo fuori mercato le aziende europee.

Secondo le prime stime dell'Ifo, il think tank economico tedesco, la Germania potrebbe perdere circa 33 miliardi di euro e diminuire le sue esportazioni del 15 per cento. 

Poi c'è la politica estera. Fino ad oggi Bruxelles ha tenuto insieme i 27, inclusi i più riottosi, nel suo sostegno all'Ucraina ma senza gli aiuti militari americani il nostro sforzo è poca cosa. Trump ha detto di volere mettere fine alla guerra in 24 ore, una volta eletto. E seppure Zelensky è stato costretto a fare buon viso a cattiva sorte, le conseguenze sono chiare: come minimo l'Ucraina dovrà rinunciare a tutto il Donbass e la Crimea una volta per sempre. E i rischi non sono finiti: Putin potrebbe estendere la sua influenza anche nel resto del Paese, fino al confine con la Polonia. Trump e gli Usa non hanno nulla da temere. Noi europei moltissimo. 

Decine di leader europei si incontreranno domani a Budapest per il summit della Comunità politica europea, la creatura burocratica voluto da Macron che riunisce anche i Paesi europei non Ue. Obiettivo: discutere della risposta alle prossime mosse di Trump. Secondo Eurointelligence la vittoria di Trump potrebbe approfondire incrinature già presenti tra i vari stati europei, minandone la coesione e , nel peggiore dei casi, la tenuta dell'Unione, soprattutto se si apriranno risposte divergenti sia nei confronti degli Usa che della Cina. 

C’è chi si è già affrettato a ingraziarselo. La leader dell'estrema destra tedesca (AFD) Alice Widel ha scritto su X: «Questa è stata l'elezione dei lavoratori statunitensi. Un voto contro la migrazione di massa e contro il declino economico».

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