Il caso Domenica in ha svelato all'improvviso che no, la televisione non ha sempre ragione. E che una volta tanto il dissenso è più forte dell'ascolto

Quel che è successo nel sacro pomeriggio della Domenica di Rai Uno sul palco dell’Ariston regala una lettura a dir poco inedita di questo buffo Paese: ovvero che, al contrario di quanto generalmente si crede, non tutto quello che passa dalla televisione è oro colato. Dopo che Mara Venier ha letto il discutibile comunicato dell’ad Roberto Sergio, chiosando con uno sfortunato «e a questo ci associamo tutti», lo spettatore tipo una volta tanto si è fermato a riflettere e non ha permesso alle parole ascoltate di scivolare addosso senza lasciare traccia. Non solo. Dopo averci pensato su, ha detto la sua.

 

Questa specie di rivolta popolare a cui si sta assistendo in queste ore, ha portato al desiderio di moltissimi a dire basta all’informazione travasata con l’imbuto. Al punto che la protesta è scesa in piazza, arginata a suon di manganelli.  La conduttrice, che ha chiuso i commenti sui suoi social, sta facendo finta di non capire. Così come non vuole intendere il suo autore («Vorrei segnalare agli haters che #MaraVenier a #DomenicaIn non ha censurato nessuno né lo ha mai fatto nella sua vita. È stata sempre dalla parte degli artisti ed è solo intervenuta su sollecitazione di noi autori per stringere i tempi di scaletta. Così tanto per chiarezza. Amen»). E fanno finta di non cogliere il punto tutti coloro che si ostinano a parlare di "odio". 

 

Quel che è accaduto non ha niente a che vedere con l’orrore dell’odio che corre in generalmente in Rete. È una voce condivisa che, con coscienza, si dissocia da parole buttate nei salotti dal piccolo schermo. Perché la televisione, che in genere si sente in diritto di parlare a nome di quel pubblico che ne ha fatto la fortuna, viene presa per quel che è: un elettrodomestico riempito da persone. Con cui si può andare d’accordo ma anche no. 

 

Si è parlato di una brutta pagina televisiva, e a dirlo è stata un’Italia inedita, che ha deciso che al contrario, la tv non trasmette per forza il vero, come da troppo tempo si è stati portati a credere. 

 

In televisione ci sono anche persone che sbagliano o che sono inadeguate, incapaci di sostenere il peso del ruolo che gli è stato assegnato. E ad accorgersene è stato proprio quel pubblico giovane, tanto inseguito dalla televisione pubblica quanto maltrattato, che non avendo generalmente l’abitudine di guardarlo quel piccolo schermo, ha fatto proprio caso alle parole, al contenuto al di là dell’immagine. E questo rischia solo di fare del bene.