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«Lo smart working fa risparmiare sugli spazi. Ma le persone, isolate, producono meno e peggio»
Il lavoro da remoto abbatte i costi per il minore utilizzo di uffici e la minore occupazione di luoghi fisici. Eppure, bisognerebbe considerare che sono anche la collegialità e lo scambio di idee a rendere più proficua l'attività
Il lavoro d’ufficio sta cambiando volto con il progredire dell’utilizzo dello smart working e delle conference call. Una spinta decisiva a tale cambiamento è venuta dal periodo del Covid e dalla crescente sofisticazione della digitalizzazione. L’utilizzo di tali forme di lavoro amministrativo e finanziario ha consentito di dare continuità non solo al servizio sanitario, ma soprattutto alla commercializzazione dei prodotti di consumo e finanziari. Questo nuovo modo di lavorare ha consentito a tanti giovani, e in particolare alle donne, di riappropriarsi di uno spazio privato, il che ha prodotto un’ondata di dimissioni dai classici luoghi di lavoro, ritenuti oppressivi rispetto al sostanziale cambio di vita.
A prima vista non appariva che tale mutamento potesse comportare il ridisegno dello spazio fisico utilizzato dalle strutture amministrative. Si pensava che, prima o poi, si sarebbe tornati alla normalità con i mezzi di trasporto che avrebbero funzionato a pieno regime e che le città avrebbero ripreso la vita di prima. E invece no.
Le grandi imprese hanno iniziato a porsi il problema del costo del posto di lavoro fisso e a rideterminare il costo del lavoro impiegatizio, tenendo conto del risparmio occupando meno spazio fisico. Nei grandi gruppi finanziari e dei servizi la riduzione del cost/income ha assunto una nuova dimensione. Oggi ha minore significatività il costo del personale impiegatizio rispetto ai ricavi. Conta soprattutto il costo aggiuntivo rispetto ai ricavi che quel personale impiegatizio comporterebbe in termini di occupazione dell’unità immobiliare. Il ricorso allo smart working e alle conference call si misura in ragione del minor onere per i metri quadrati utilizzati. L’informatizzazione del lavoro d’ufficio sarà sempre più strutturata in modo da ridurre la necessità della presenza del personale in azienda.
I manager di grandi imprese milanesi (Unicredit e Deutsche Bank Italia) e quelli dei grandi gruppi finanziari che occupano i grattacieli a Manhattan stanno ragionando in questo modo. Con l’esternalizzazione del lavoro dipendente si stanno riducendo del 50% gli spazi immobiliari. Da questi spazi verranno realizzati tanti mini-lob che i proprietari dei palazzi affitteranno al settore dei servizi connessi alla crescente mobilità delle persone. Un altro esempio della riduzione dei costi con l’utilizzo di minori spazi immobiliari è dato dalla chiusura delle filiali delle grandi banche. Dal 2008 al 2022 gli sportelli bancari sono diminuiti del 17,4% (meno 4.423 sportelli) con la perdita di 14 mila posti di lavoro.
Il problema di fondo per il lavoro amministrativo e finanziario non è più dato dal costo della persona, ma da quello che verrebbe a costare per i metri quadrati utilizzati. Appare semplicistico pensare che la sostituzione delle relazioni tra le persone con l’utilizzo di strumenti informatici dimezzi la complessità dei lavori, che invece aumenta. La crescita della produttività del lavoro non nasce dall’isolamento del lavoro delle persone, ma dal lavoro collegiale. Il risparmio dei costi per il minor utilizzo degli spazi fisici si paga con la diminuzione più che proporzionale della capacità delle persone di affrontare la complessità dei problemi. Lo scambio di un dollaro tra due persone non produce alcun effetto; lo scambio invece di un’idea tra due persone produce due idee per ciascuno.