La gestione dei randagi pesa sui bilanci dei Comuni. Perché rintracciare chi si macchia di questo reato è quasi impossibile

I cani  catturati  perché trovati  vaganti  senza  la  prescritta museruola devono  essere  sequestrati  nei  canili  comunali  per  un periodo di 3 giorni. Trascorsi i 3 giorni senza che i legittimi possessori li abbiano reclamati e ritirati, i cani sequestrati devono essere uccisi con metodi eutanasici ovvero concessi ad istituti scientifici o ceduti a privati che ne facciano richiesta (…)».

 

È l’articolo 85 del Regolamento di Polizia Veterinaria emanato con decreto n. 320 del Presidente della Repubblica Italiana, l’8 febbraio del 1954, per una questione di sanità pubblica. Prendo spunto da questo regolamento, rimasto in vigore fino al 1991, per parlare dei cani, quelli che girano per le strade senza un padrone. La mattanza dei cani abbandonati è finita.  Ma ancora esistono Paesi del colto Occidente e degli Stati Uniti, in cui l’uccisione dei cani vaganti è una pratica ammessa. In Italia non si vedono quasi più randagi. Al  Sud, in alcune zone, il rischio di imbattersi in un branco di cani senza padrone c’è ancora. Per gestire il fenomeno, i Comuni sono stati obbligati a dotarsi di un canile municipale per la gestione dei cani smarriti o abbandonati. La tracciabilità è assicurata dal microchip e dall’iscrizione all’anagrafe canina che è obbligatoria da anni, anche se non tutti lo sanno.

 

La maggior parte dei cani detenuti nei canili è priva del riconoscimento e per questo è impossibile risalire al proprietario che si è reso responsabile del reato di abbandono. I canili, in convenzione con le amministrazioni pubbliche, devono dividere l’impianto in due parti: il rifugio, riservato ai cani in attesa di adozione, e il canile sanitario, che serve da stallo per le prime cure dove sostano per un massimo di 60 giorni. Ma chi paga tutto questo? Le spese per recupero, cure, gestione e stallo dei cani vaganti spetta ai Comuni, che spendono i soldi dei cittadini per accollarsi il costo di cani che qualcuno ha abbandonato. La legge n. 281 del 1991 ha rivoluzionato tutto: il divieto di uccisione di cani e gatti è legge. Ma adesso aspettiamo la revisione del codice penale per i reati contro il maltrattamento di animali.