Accade oggi
Giorgia Meloni si prende i voti di Matteo Salvini: i sondaggi per le Europee condannano il leghista
Crescono le tensioni tra Nato e Russia dopo che un missile vola sui cieli polacchi. Decaro smentisce Emiliano sulla sorella del boss. Le indagini sugli affari della ministra Santanchè. I fatti da conoscere
Attacco russo su Odessa e Mykolaiv, distrutti 8 droni
Le difese aeree ucraine hanno abbattuto la notte scorsa otto droni kamikaze russi nelle regioni di Odessa e Mykolaiv: lo ha reso noto la portavoce delle Forze di difesa dell'Ucraina meridionale, Nataliya Humenyuk, come riporta Rbc-Ucraina. Humenyuk ha ricordato che nella regione di Mykolaiv 11 persone sono rimaste ferite in seguito alla caduta di frammenti di uno dei droni distrutti su alcune abitazioni. Non si registrano vittime o feriti, invece, nella vicina regione di Odessa. Prima di lanciare l'attacco, ha aggiunto la portavoce, le forze russe hanno lanciato su Odessa un missile anti-radar Kh-31P che "potrebbe essere stato distrutto in volo". Nella regione di Mykolaiv un drone ha colpito un impianto energetico ed è scoppiato un incendio. Un altro impianto energetico, nella regione di Odessa, è stato colpito dai detriti di un drone abbattuto
Tensione Nato-Russia. Un missile viola sui cieli polacchi
È bastata una manciata di secondi a riportare al massimo il pericolo di uno sconfinamento della guerra in territorio Nato. Nella lunga notte di bombardamenti russi sull'Ucraina - compresa Kiev e la città occidentale di Leopoli - uno dei missili da crociera di Mosca ha violato brevemente i cieli della Polonia, ha denunciato l'esercito di Varsavia. «L'oggetto è entrato nello spazio aereo polacco vicino alla città di Oserdow e vi è rimasto per 39 secondi», hanno riferito le forze armate che, in risposta, hanno fatto decollare i caccia a difesa del territorio. È l'ennesimo episodio per la Polonia che vive da vicino l'invasione che non conosce tregua da 760 giorni: un incidente simile si è verificato il 29 dicembre scorso, quando un missile russo è penetrato nello spazio aereo polacco per diversi minuti prima di tornare in Ucraina. Ma l'incidente più drammatico è avvenuto a novembre 2022, quando due persone sono rimaste uccise da missile della difesa aerea di Kiev caduto sul villaggio polacco di Przewodow, vicino al confine.
Decaro smentisce Emiliano. La Lega: «Sciogliere il Comune»
Bufera sulle parole del governatore pugliese Michele Emiliano che aveva detto di aver portato l'allora assessore Antonio Decaro a casa della sorella di un boss di Bari vecchia. Il sindaco lo smentisce: «Emiliano non ricorda bene, non sono mai andato in nessuna casa di nessuna sorella». E malgrado le precisazioni fatte già ieri dal governatore che dice che la sua frase è stata fraintesa, il centrodestra oggi va all'attacco chiedendo, con il vicesegretario federale della Lega Andrea Crippa, che «il Viminale proceda quanto prima con lo scioglimento del Comune. Dopo l'autodenuncia di Emiliano è impossibile e intollerabile continuare ad avere in carica un presidente di Regione e un sindaco del capoluogo che si affidano alla sorella di un boss per portare avanti l'attività sul territorio».
Gli fa eco il vicepresidente della commissione antimafia, il pugliese Mauro D'Attis (FI) che chiede che la commissione faccia approfondimenti sulle dichiarazioni di Emiliano e acquisisca tutti gli atti programmando anche "una serie di audizioni". Mentre il ministro degli affari regionali, Roberto Calderoli, pur ribadendo che per lui la norma sullo scioglimento dei comuni per infiltrazioni per mafia va cambiata, accosta la vicenda raccontata da Emiliano alla "trattativa Stato mafia" e dice: «La risposta per me è una sola, con la mafia non si tratta». E in serata arrivano anche le parole di smentita della sorella del boss: «ai visto Decaro , non è mai venuto qui» dice al Tg 1 Lina Capriati, sorella di Antonio in carcere da oltre 30 anni.
Matteo Salvini: «Io sono un sovranista, niente truppe a Kiev»
Matteo Salvini apre il secondo round con l'Ue e con Emmanuel Macron. Per il vicepremier, la mattinata di oggi è importante soprattutto per ribadire il valore della convention di Identità e democrazia, organizzata ieri a Roma dalla Lega, poiché ha dato l'idea di far "parte di una squadra", offrendo l'opportunità di sdoganare un termine poco gradito a molti: «Io sono sovranista, mica è una parolaccia», ha rivendicato. Dopo le bordate tirate ieri al presidente francese, il leader della Lega è tornato a colpire l'Unione e il capo dell'Eliseo: «Io non ce l'ho con Macron», ha detto ieri mattina Salvini. Della serie «nulla di personale». Il tema infatti è politico. Così Salvini ha ribadito la linea netta della Lega contro la posizione francese ed europea, soprattutto sulla guerra: «Un'Europa che parla di mandare i suoi soldati al massacro fuori dai confini è contro i principi dell'Comunità europea» quando «dovremmo lavorare per difenderci dai terroristi islamici». Salvini va ancora oltre, parlando del 2024 come anno del "rinascimento", sia per il voto del parlamento Europeo a giugno, sia per quello che attende gli amici oltre Oceano: «Se cambia l'Ue a giugno e gli Stati Uniti a novembre, dai venti di guerra, si vedrà la pace».
Europee. Ancora incognita Giorgia Meloni. Arianna: «Io un soldato»
Ancora un mese. Giorgia Meloni sta ancora facendo "le sue valutazioni" e non scioglierà la riserva, salvo sorprese, prima della conferenza programmatica di FdI, in programma a fine aprile a Pescara proprio per lanciare il programma per le elezioni europee. Mentre dovrebbe rimanere "dietro le quinte", anche se sempre presentissima, la sorella Arianna. «Preferisco di no, ma sono un soldato», dice mentre stringe mani e scatta foto con i militanti arrivati fino al Palacongressi dell'Eur per scegliere il nuovo capo della federazione di Roma. Il congresso romano si chiude senza colpi di scena, fatto salvo il passo indietro di Massimo Milani che ha consentito di garantire all'assise - la più importante, quella delle origini di Fratelli d'Italia - l'esito unitario.
A guidare il partito sul territorio della Capitale sarà Marco Perissa (mentre Milani entra nella macchina di FdI, come terzo vice di Giovanni Donzelli all'organizzazione). E archiviati «con un grande successo di partecipazione» i congressi «adesso si parte per la campagna elettorale», assicura Arianna, spiegando che le liste ancora sono in via di composizione e che il criterio principale sarà quello di «valorizzare il territorio», oltre a quello del «merito». Senza stare a lambiccarsi troppo sulla questione delle donne, come sta accadendo in casa Dem. La premier capolista in tutte le circoscrizioni potrebbe infatti ridurre il numero di donne che conquisteranno il seggio a Strasburgo. Al momento Fratelli d'Italia fa i calcoli partendo da quel 26% delle politiche che Meloni stessa ha indicato come asticella per il successo delle Europee: a conti fatti gli eurodeputati dovrebbero praticamente triplicare, passando da 8 a 24 (6 nel nordovest, 5 a est, 5 al centro, 6 al Sud e 2 nelle isole). Gli uscenti dovrebbero essere tutti ricandidati, anche se ci sarebbe qualche riflessione in corso su qualche nome.
Il sondaggio: alle Europee Meloni prenderà i voti di Salvini
«Alle elezioni Europee del 9 giugno prossimo, diventano rilevanti le nuove alleanze e i possibili accordi 'federativi' in campo tra i partiti, nonché i nomi delle candidature che i partiti presenteranno». Posta questa premessa, ed analizzando i seggi elettorali dopo le elezioni Europee in 4 scenari differenti che tengono conto dei campi di esistenza dei partiti nazionali così come si presentano oggi, una proiezione di Alessandra Ghisleri per Euromedia Research, sostiene che «la Lega è attesa sotto il 9%, un travaso che può portare FdI al 28%. Stabili i 5S al 17% e il Pd sfiora il 20%».
L'analisi si basa su quelli che vengono definiti 4 esercizi "matematici": «Nel primo esercizio si è ipotizzato che a superare la soglia fossero solo Fratelli d'Italia, il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle, la Lega e Forza Italia. In questa supposizione si osserva che rispetto al 2019 pochi sono i cambiamenti importanti tranne per il travaso di preferenze tra il partito di Matteo Salvini - oggi 8 seggi, mentre nel 2019 ne prese 29 - e quello di Giorgia Meloni -nel 2019 ricavò 6 seggi, oggi se ne accaparrerebbe 26- che proprio invertono il proprio rapporto con l'elettorato. Nel secondo scenario si è ipotizzato che Azione di Carlo Calenda superi la soglia guadagnando 4 seggi con il 4,3% dei voti a scapito di Fratelli d'Italia, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Nella terza ipotesi si è considerata un'alleanza tra Alleanza Verdi e Sinistra con +Europa che con il 5,0% porterebbe a casa 4 seggi. In questa ridistribuzione Fratelli d'Italia ne prenderebbe 23, mentre il Movimento 5 Stelle 14 e Azione 3. Nel quarto e ultimo scenario preso in considerazione si è aggiunta alla distribuzione dei seggi anche Italia Viva di Matteo Renzi che con il 4,3% ricaverebbe gli stessi 3 seggi di Carlo Calenda. In tutte le variabili prese in considerazione nel Collegio del Nord Est si è considerato il Sudtiroler Volkspartei collegato con una lista di orizzonte nazionale, come nel 2019 fu con Forza Italia. In questo caso i voti della lista linguistica oltre ad incrementare i voti del suo alleato si è considerato che il candidato superasse le 50.000 preferenze (quindi con seggio garantito)».
«Osservando la mappa della distribuzione dei seggi elaborata da EU election il 22 marzo sulla base della media di tutti i sondaggi di ogni paese dell'Unione, ci si può già interrogare su quali alleanze saranno possibili per avere la maggioranza superando i 353 deputati - conclude l'analista -. Ad esempio, un'alleanza simile a quella nazionale di governo con Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia vedrebbe l'EPP con l'ID e l'ECR raggiungere i 339 seggi non sufficienti per poter lavorare in maniera sicura. Anche il Partito Popolare Europeo (EPP) in somma con l'Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) arriverebbero a 315 seggi con un ammanco almeno di 38 deputati».
Visibilia: si indaga su villa Alberoni per riciclaggio
Potrebbero profilarsi altri problemi per Daniela Santanchè e il suo compagno Dimitri Kunz D'Asburgo. All'indomani della notifica dell'atto di chiusura del filone di indagine in cui sono indagati con una terza persona e due società per truffa aggravata in merito a presunte irregolarità nella gestione della Cig nel periodo del Covid, trapela che anche la tranche di inchiesta sulla compravendita della villa dal sociologo scomparso ad agosto, Francesco Alberoni, ha preso abbrivio. Due settimane fa, si è appreso, i pm di Milano Marina Gravina e Luigi Luzi, con l'aggiunto Laura Pedio, titolari del 'pacchetto' di indagini che riguarda o sfiora la ministra di Fratelli d'Italia, hanno formalmente incaricato il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di approfondire il capitolo sull'operazione relativa all'immobile in Versilia che ha portato Kunz e Laura De Cicco, la moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa, a realizzare una plusvalenza di un milione. Cifra, è la ricostruzione fatta finora, che avrebbero poi diviso in parti uguali.
Una ricostruzione respinta da Laura De Cicco sottolineando che la compravendita di villa Alberoni «è avvenuta tutta alla luce del sole e la plusvalenza a me riferibile - assai inferiore a quanto si legge - è stata da me incassata ed è sempre rimasta nella mia disponibilità». Sulla stessa linea Dimitri Kunz D'Asburgo: «Posso tranquillamente affermare che è stato tutto trasparente e facilmente verificabile», sottolinea. L'inchiesta è stata aperta dopo la trasmissione di una segnalazione da parte dell'Antiriciclaggio di Bankitalia, e per mesi è rimasta sullo sfondo. Ora, però, con la delega alle Fiamme Gialle è iscritta per riciclaggio in modo da poter approfondire l'origine e la destinazione del denaro attorno a cui è ruotato l'affare. Affare che comincia con un preliminare, nel luglio di due anni fa, per l'acquisto da parte del compagno della senatrice e della moglie di La Russa della villa - 350 metri quadrati su tre livelli con giardino e piscina e oneri legati a lavori di manutenzioni e beghe ereditarie - per 2 milioni e 450 mila euro. Villa che il giorno del rogito, racconta il canovaccio su cui si sta lavorando, è stata rivenduta in meno di un'ora all'imprenditore Antonio Rapisarda ma a 3 milioni e 450 mila euro.
Una plusvalenza su cui ora si vuol vedere chiaro: si vuole accertare la provenienza dei soldi usati per l'acquisto e dove siano finiti. Il sospetto è che in parte possa essere andato a coprire i debiti e salvare dalla crisi Visibila, gruppo fondato da Santanché e dal quale è uscita due anni fa. Sul fascicolo c'è stretto riserbo. Si sa solo che si sta valutando di sentire Rapisarda. Questa mattina, intanto, in Procura si è tenuta una riunione tra i due pm e l'aggiunto per fare il punto della situazione sui vari filoni di indagine. Quello che riguarda la truffa aggravata per la Cassa integrazione a zero ore chiesta e ottenuta per 13 dipendenti di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria quando in realtà hanno lavorato, vedrà ulteriori verifiche su presunti mancati versamenti di contributi previdenziali per oltre 120 mila euro. Una cifra che potrebbe aumentare in quanto è stato chiesto all'Inps di accertare a quanto ammonta effettivamente l'importo dovuto. Qualora venga notificato un verbale di contestazione da parte dell'ente previdenziale, ci sarà tempo tre mesi per sanare la situazione, altrimenti saranno nuovi guai giudiziari. Dovrebbe, invece, slittare a dopo Pasqua la conclusione dell'indagine, sempre su Visibilia Editore, in cui la senatrice di Fdi, il compagno, la sorella e altre persone, rispondono di falso in bilancio. Quanto a Ki Group, società della galassia tempo guidata dalla ministra e che da gennaio è in liquidazione giudiziale, i pubblici ministeri sono in attesa della relazione del curatore per poi eventualmente effettuare iscrizioni per reati fallimentari.