Intervista
«Ma che cosa volete da noi comici? Tra politica e politicamente corretto la situazione è seria»
La gogna sui social, la difficoltà della satira, le cose che non fanno davvero più ridere nessuno. Dialogo a tutto campo con Angela Finocchiaro e Lucia Ocone, protagoniste della prossima stagione di LOL
È vero che i comici nella vita quotidiana sono mediamente tristi? «Certo, io sono una tristona, nostalgica, super emotiva, soffro per tutti e per tutto, con la depressione che mi bussa sulla spalla e io a dirle: “Ma stai buona”», risponde Lucia Ocone. Conferma Angela Finocchiaro, spezzando una lancia a favore dei comici malinconici: «Amo i comici quando sento che il loro umorismo nasce da un disagio profondo, da una visione drammatica. Sarà che la comicità è una cosa molto seria». Specie in un Paese in cui non si viene ben visti se anziché far ridere, o cantare, si accenna di politica in tv: ne parliamo con le due attrici, esperte di comicità e protagoniste della nuova stagione di “LOL – Chi ride è fuori”, su Prime Video dal 1 aprile.
Due aggettivi per descrivere l’esperienza di “Lol 4”?
Angela Finocchiaro: «Particolare, ho condiviso qualcosa di personale in un tempo sospeso. L’interazione con gli altri fa entrare in un flusso curioso, con una grande serietà costante. E poi liberatoria, perché prepari dei numeri sapendo che nessuno ne riderà, perché non potrà farlo».
Lucia Ocone: «Divertente e faticosa. Far ridere senza ridere è un’impresa, devi essere molto concentrata. Poi come si fa a non ridere con Finocchiaro, favolosa, o Panariello, Abatantuono…».
Quando avete scoperto di saper far ridere?
A.F.: «Maurizio Nichetti l’ha scoperto per me. Studiavo nella sua scuola di mimo, lì ha individuato in me dei tempi comici».
L.O.: «Data la mia autostima non l’ho mai pensato. Da adolescente a “Non è la Rai” imitavo Anna Marchesini, di cui ero già appassionata. Sapevo a memoria le sue battute, registravo i suoi spettacoli e quando la imitavo vedevo che le ragazze ridevano. Poi “Macao” è stata una grande palestra».
Cosa fa ridere voi?
A.F.: «L’inaspettato. Inciampare, una piccola azione maldestra, accanto a battute più raffinate e intelligenti. Da Woody Allen a James Thierrée, il nipote di Chaplin fa cose meravigliose in cui non parla eppure è godibilissimo. Con Maria Amelia Monti in tournée ci siamo morte dalle risate, ridere con una persona crea un forte legame. I miei figli riescono a farmi ridere molto e ne sono felice, come gioisco quando a teatro sento la gente ridere, avverto un senso di comunione con loro».
L.O.: «Il cinismo, il politicamente scorretto, ma anche Fabio Balsamo dei The Jackal e Max Angioni con il suo “senso di colpa”».
Che cosa invece non vi fa proprio ridere?
A.F.: «La maggior parte delle cose. Le risate sono perle rare, mantenere la leggerezza è un allenamento costante. Viviamo un momento pesante, la routine quotidiana è avvilente, ci si barcamena, si corre da una parte all’altra, si affrontano problemi economici e emotivi. Coltivare la parte luminosa e positiva è essenziale per non rovinarci la vita».
L.O.: «Frequentando la comicità da più di 25 anni sono davvero poche le cose che mi fanno ridere. C’è un linguaggio comico diverso oggi sui social, più veloce, a volte su Tik Tok tutti si improvvisano tutto, ma non tutti fanno ridere».
Oggi sono molte le attrici che si dedicano alla comicità, quando avete iniziato voi eravate poche.
A.F.: «Siamo state benedette da una televisione intelligente, come la Tv delle ragazze che raccoglieva esperienze varie teatrali e le ha battezzate. Ma avevamo alle spalle giganti come Monica Vitti e Franca Valeri. Oggi la schiera si infittisce, è bello sentire il punto di vista delle donne, siamo la metà della popolazione, e ho fiducia nelle nuove generazioni».
L.O.: «Non ho mai sofferto del fatto che fossimo poche, sono contenta che siamo sempre di più e che ci siano tante giovani. Vanno molto le stand up comedians, alcune sono molto brave. E fighe, per fortuna non c’è più il cliché che devi fare la comica se non sei una “bona”, tipo ripiego».
Trovate sia più difficile per una donna emergere nella comicità?
A.F.: «Sì, perché spesso a esaminarti per una trasmissione sono giudici uomini e a pari livello di capacità una donna è “segata” più di un uomo. Ma di strada ne abbiamo fatta, lamentarsi non serve, meglio lavorare. Non molliamo mai».
L.O.: «Marchesini insegna, se sei brava sei brava. Il genere non conta. Se sei un talento spicchi. Certo, lavorano ancora di più gli uomini, si avanza non velocemente, ma confido nel fatto che raggiungeremo una parità. Magari da morte (ride, ndr)».
Ridere delle proprie fragilità aiuta?
A.F.: «Sicuramente. Riuscire a vedersi da fuori e non prendersi troppo sul serio è tutto. Relativizzare con il sorriso quello che ci capita dà una grande mano, se ci esauriamo nel continuo struggimento di obblighi e doveri siamo finiti».
L.O.: «È una terapia migliore della psicologia, a me ha aiutato a superare momenti brutti che ho avuto o gestire persone arroganti. Basta trovare un equilibrio tra sdrammatizzare e “buttarla in caciara”, senza scavallare il confine».
Una risata ci salverà in questo complesso momento storico?
A.F.: «Riuscendo a farla sì, ma a volte più che una risata siamo ai denti stretti che si spezzano dallo stridere. Ci sentiamo un niente, inefficaci, ci sembra di essere dentro un flusso inarrestabile che non riesce a cambiare. Vale la pena aggrapparsi al quotidiano, per non smarrirsi nella perdita di senso di oggi, coltivando sogni e valori».
L.O.: «È un momento talmente drammatico che ci è passata la voglia di ridere. Capisco chi desidera sempre più leggerezza, è giusto cercare una boccata d’aria, l’importante è non scadere nella superficialità o nel “non vedo, non sento, non voglio sapere”. Non si arriva a fine mese, si moltiplicano problemi serissimi tra sanità, aumenti, difficoltà varie, è normale che a fine giornata si abbia voglia di vedere “Lol” e non “Anna Karenina”. Basta non foderarsi gli occhi e fingere di non vedere le cose gravi che stanno accadendo».
Perché in Italia un certo tipo di comicità e di satira fa ancora paura?
A.F.: «Gli italiani hanno un forte senso dell’umorismo e la trovo una forma di intelligenza. Ma per via del politicamente corretto, forse a causa della cultura cattolica, ci vergogniamo un po’. Nello stand up qualcuno mette fuori la testa, ma è all’estero che vediamo forme più coraggiose. Di fatto se sei una persona che fa satira non dovresti avere nessun limite, perché la satira serve a far aprire gli occhi e gettare una luce diversa su certi avvenimenti».
L.O.: «Continueranno a farci fare la comicità? Quanta libertà di parola e pensiero abbiamo oggi? Ma che vogliono da noi comici? Possiamo pure buttarci sulle barzellette, ma la situazione è seria, tra il delicato momento politico, il politicamente corretto e la gogna sui social: non puoi dire niente che subito c’è qualcuno che si arrabbia. Io stimo Luciana Littizzetto, mi dà una boccata d’aria dicendo con la sua ironia cose che vanno dette».
Sentite addosso il peso della politica?
A.F.: «Per quello che faccio io meno, ma rispetto quelli che fanno satira e sonoramente se ne fregano. I politici devono fare il loro mestiere: che cerchino di farlo bene, preoccupandosi di meno dei comici. I politici più intelligenti sono quelli che ascoltano, possono ridere e magari capire. La censura credo sia sintomo di bassa intelligenza, chi ha una statura importante non si preoccupa di queste cose».
L.O.: «Lo sento da cittadina, più che da comica. Sono preoccupata, su alcune cose mi sembra che stiamo facendo passi indietro. Capisco un controllo generico su ciò che noi comici diciamo in tv, ma la libertà di pensiero non va mai messa in discussione».
Dopo “Lol 4” dove vi vedremo?
A.F.: «Io sono in tournée con lo spettacolo visionario “Il calamaro”, in cui sono un’assicuratrice mediocre che ha fatto della sua vita una super polizza. Poi sarò nel sequel di “Natale a tutti i costi” su Netflix con Christian De Sica, e in “Amichemai” di Maurizio Nichetti con Serra Yilmaz».
L.O.: «Mi vedrete in “Cassamortari 2”. Poi sarò una madre rompiscatole in “Finché notte non ci separi”».