Sempre più vicino a un accordo con la segreteria Schlein, l'ex direttore di Avvenire è deciso ad accettare la proposta dei dem. A dividere ci sono solo la sua posizione sulle armi in Ucraina e le sue battaglie contro i diritti

Chissà se accetterà per protagonismo, per convinzione o per calcolo, e «se è un calcolo, di chi?» commentano al Nazareno sottovoce e con malizia. Corteggiato anche dal M5s, Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire, avrebbe ceduto alle lusinghe Dem e nelle prossime ore potrebbe concretizzare la sua candidatura. Se la composizione delle liste elettorali del Pd per le Europee è un caso politico che per adesso vola alto, prima di cadere e sfarinarsi tra critiche e polemiche interne, la candidatura di Tarquinio è invece una grana che ha già spaccato il partito di Elly Schlein e la sua comunità. 

 

La conferma ufficiale dovrebbe arrivare il 15 aprile. Tarquinio ha passato giorni a fare colloqui con i piani alti del Nazareno per trovare la posizione a lui più consonanelle liste, non solo nell'Italia Centrale ma anche al Nord. Intanto a mezzo stampa, il nome di un candidato anti-abortista, contrario alle adozioni per le coppie omogenitoriali e al fine vita, ha già posizionato favorevoli e contrari, retro-illuminando un partito pieno di crepe, anche dentro il cerchio magico della segretaria. 

 

Tra i contrari, gli animi agitati di dirigenti e parlamentari del Pd sono soprattutto quelli degli uscenti. «Non siamo certo l’Isola dei famosi e non siamo neanche in un contest televisivo» ha commentato Pina Picierno, vicepresidente uscente del Parlamento europeo. «Ritengo che in questo collegio ci siano già persone in grado di rappresentarlo», ha detto il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. Critica anche la deputata Lia Quartapelle, secondo cui la candidatura di Tarquinio non getterebbe un’ombra solo sulla questione Ucraina ma su tutta la linea del partito sui diritti civili, sempre difesa dalla segretaria Elly Schlein: «Il Pd si è impegnato perché venga riconosciuto in tutta Europa, Italia inclusa, il certificato di genitorialità anche per le coppie dello stesso sesso, e perché il diritto all’aborto sia inserito nella Carta europea dei diritti», ricorda Quartapelle: «Nei prossimi anni lavoreremo per garantire alle donne in Europa un pieno accesso ai diritti sessuali e riproduttivi, incluso il diritto ad abortire, rafforzare le strategie Ue per la parità di genere e per l’uguaglianza delle persone Lgbtiq. Rispetto, pur non condividendole, le convinzioni di Marco Tarquinio, e ne ho più volte ammirato la coerenza. Tarquinio condivide il programma di lavoro che ci siamo dati per i prossimi anni?».  

 

Il dubbio è legittimo. Le parole di Marco Tarquinio, scritte nere su bianco nei suoi editoriali, come grani di un rosario, si tengono insieme e disegnano la geografia di un pensiero politico troppo distante per un partito laico e cattolico progressista. Contrario alla “propaganda dell’aborto come diritto assoluto” Tarquinio ha sempre se sostenuto «La forza e la "pazienza delle donne" decisive per accogliere e custodire la carne e il senso stesso della vita. Accade nella realtà, pur in un Paese e in un pezzo di mondo dove l’aborto è stato depenalizzato e persino descritto come 'diritto' e non come 'tragedia'». Sul fine vita in occasione della manifestazione anti-scelta “Scegliamo la vita” il 21 maggio del 2019 il (quasi) neo-candidato dem ha ricordato Eluana Englaro: «Con la negazione di idratazione e alimentazione a chi non riesce più a mangiare e bere in modo autonomo – veniva fatta tragicamente fatta morire Eluana Englaro». Senza contare la dura battaglia portata avanti dal Partito Democratico per le unioni civili e osteggiata dal giornalista cattolico: «La famiglia non è negoziabile. Non ci sono le “famiglie” c’è solo quella formata da uomo e donna. La battaglia è in corso» dichiarò il 14 settembre 2013 durante un incontro con la fondamentalista cattolica Costanza Miriano.

 

Una crociata contro le coppie omogenitoriali che lo portò al Circo Massimo il 30 gennaio 2016, in occasione del Family Day contro le unioni civili, accanto alla leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, dove per l'occasione scrisse un editoriale che ricorda molto il refrain meloniano madre-padre: «Oggi tantissimi italiani si ritroveranno a Roma, al Circo Massimo, per ricordare a chi ci governa e ci rappresenta (ma anche a chi condiziona l’informazione nazionale) che la Costituzione attende ancora di essere attuata nella parte in cui indica il dovere di agevolare la famiglia fondata sul matrimonio, ‘società naturale’ tra una donna-madre è un uomo-padre». Crociata persa, il ddl Cirinnà fu approvato da lì a qualche mese, il direttore dell'organo della Conferenza episcopale italiana ebbe più successo contro un’altra battaglia targata Partito Democratico e fortemente sostenuta dall’attuale segretaria del partito Elly Schlein: il disegno di legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo, cosiddetto ddl Zan che prevedeva corsi di anti-bullismo ed educazione alle differenze nelle scuole: «La gente non la si educa con i sabati fascisti. Facendo nelle scuole le adunate per dare una visione dell’umano e antropologica», sentenziò il 24 giugno 2021 su La7.  

 

La storia poi fa dei giri strani, e la politica gli va dietro. Tra i silenzi di chi si chiude in un no comment, pur guardando con sopracciglio alzato alla candidatura di un cattolico conservatore come il deputato Alessandro Zan, (anche lui in odore di candidatura) e chi invece la promuove come Graziano Delrio: «È un personaggio di assoluto livello, rappresentante di una sensibilità diffusa del mondo cattolico, sempre impegnato dalla parte degli ultimi, a partire degli immigrati. È davvero un valore aggiunto per le nostre liste, al pari di altri candidati civici. Una ricchezza». Il deputato Pd ed ex ministro Andrea Orlando, «Non credo che Tarquinio non sappia in quale partito si candida, io sono assolutamente favorevole, lui parla di pace ed in questo Paese non si può non fare i conti coi cattolici, l'Italia non sarebbe la stessa senza una cultura cattolica». Mentre per Nicola Zingaretti: «In un partito pluralista come il Pd ogni punto di vista è una ricchezza. Anche perché non ci divide l'anelito alla pace». 

 

Le liste saranno approvate dalla direzione del Pd che si terrà probabilmente a metà aprile. L’impressione è che l’opposizione a Schlein abbia interrotto la "fase zen" e sia alle porte la resa dei conti nel partito. Il passato che torna, siamo solo all'inizio.