Le foto enigmatiche di Lorna Simpson. Il cavallo cyborg di Urs Fischer. In mostra a Roma il nuovo realismo a stelle e strisce dalla Aïshti Foundation

Una donna di spalle, in piedi sul davanzale, aggrappata alla parete esterna di un palazzo in mattoni. Perché? È in pericolo? Da chi sta fuggendo? Non vorrà compiere il gesto estremo! O è una prova audace di coraggio?

 

Lorna Simpson ci lascia con questi interrogativi. E, come se non bastasse, aggiunge ulteriori variabili che amplificano la gamma delle possibilità interpretative. Partendo da una foto d’archivio dell’agenzia di stampa “Associated Press”, l’artista newyorkese estrapola l’immagine di quella donna, la decontestualizza, crea un collage di quattro pannelli serigrafati e applica diverse gradazioni cromatiche bluastre, le stesse tonalità dei filtri utilizzati nel cinema per simulare un’ambientazione notturna in scene girate di giorno: l’effetto notte.

 

“Day for Night” (“Effetto notte”, 2018) è una delle oltre 150 opere che animano Palazzo Barberini per la temporanea “Effetto notte: Nuovo realismo americano” (fino al 14 luglio), frutto di un progetto biennale dei curatori Massimiliano Gioni e Flaminia Gennari Santori. Tutte della prestigiosa collezione di Tony ed Elham Salamé e direttamente dalla loro Aïshti Foundation. Con sede a Beirut, a distanza di 25 anni dalla sua istituzione, la Fondazione è oggi un indiscusso punto di riferimento in Medio Oriente per le sue 2mila opere di arte post-bellica e contemporanea.

 

“No title (I see the…)” di Raymond Pettibon

 

In mostra gli sguardi di artisti emergenti si incrociano con quelli di affermati predecessori, tutti con il tratto comune di un vissuto negli Stati Uniti. In quest’era di post-truths e alternative facts - per non parlare di fakenews, Ia generativa e metaverso - trovare la verità diventa una priorità assoluta. È qui che ci si confronta con la questione cruciale del realismo e del suo tentativo di rappresentare la verità. Scopo dell’artista è interpretare la realtà modulandola affinché lo spettatore possa percepirla con significati molteplici, spesso ambigui, addirittura antitetici e consentirgli così un approdo più facile alla verità celata dietro l’apparenza.

 

Vengono quindi intercettati temi, miti, figure e luoghi propri di un immaginario collettivo che hanno stigmatizzato la società statunitense: dallo sport al fumetto, dal western al cinema hollywoodiano, dalla recente realtà virtuale degli algoritmi al paesaggio urbano delle metropoli, a quello naturalistico, alla questione razziale e identitaria. E come è avvenuto nel paradigmatico “Day for Night” (2018), queste “realtà” sono presentate e spesso modificate con espedienti artistici attraverso accentuazioni cromatiche, dismorfismi, sovrapposizioni, addizione e sottrazione di elementi.

 

La copertina di un romanzo rosa trash degli anni Sessanta è scelta da Richard Prince per “The Taming of Nurse Conway” (2002). La figura dell’infermiera viene “spogliata” del suo ruolo professionale. Sullo sfondo le figure del medico e del paziente diventano impercettibili. È lei in primo piano la sola protagonista: non più bruna ma bionda seducente come vuole l’ideale americano e ora indossa una mascherina chirurgica che la rende enigmatica e ancor più attraente: l’angelo dei pazienti si tinge di sensualità e potenziale sadismo.

 

La famosa artista fotografa Cindy Sherman è presente con due opere (“Untitled”, 2016) appartenenti a una serie di scatti in cui nel duplice ruolo di regista e attrice ritrae se stessa in una varietà di abbigliamenti, pose e trucchi. L’artista riproduce gli stereotipi femminili proposti dai media in chiave più o meno ironica, a volte grottesche, finendo così col farli deflagrare e quindi annullarli.

 

"The Ventriloquist" di Dana Schutz

 

Tra le varie opere sorprende la scultura “Horse/Bed” (2013) di Urs Fischer. Realizzato in resina bicomponente, alluminio e acciaio galvanizzato da cui affiorano bulloni e viti, il cavallo cyborg ci trasporta in una realtà distopica. È un essere futuristico, mutante dove le parti meccaniche di un letto d’ospedale sono fuse con l’animale stesso. Una figura che richiama il fantascientifico ma con cui stiamo sempre più familiarizzando: non è molto diverso dalle sembianze dei robot quadrupedi odierni realizzati nei centri di ricerca di Harvard e per questo sembra perdere la sua carica di alienazione.

 

Nulla di più rappresentativo della bandiera americana. In “Johns White Flag” (1991), Elaine Sturtevant si fa portavoce delle tensioni razziali legate al suprematismo bianco. In “When This Kiss Is Over” (2020) Cecily Brown apporta un disordine dei piani spaziali e un groviglio cromatico per produrre una struttura ipnotica e indefinita. Questo gioco della multirealtà ha trovato spazio nel Palazzo Barberini, una delle più alte espressioni del barocco italiano. Questi artisti del nuovo realismo condividono con l’arte barocca del Seicento gli effetti scenografici, fantastici e allegorici. E allora l’uomo con in mano una torcia dalla luce bluastra (Dark Light, 2017 di Nicole Eisenman) simile a quei famosi filtri cinematografici può essere «un’allegoria contemporanea del ruolo dell’artista che si aggira per la città a caccia della verità» illuminando pieghe e lati ombra. Un’altra America.