La ministra della famiglia interrotta dagli attivisti durante un intervento agli Stati Generali della Natalità abbandona il palco e, sui social, chiede solidarietà. Cancellando così dall'agenda il caso del provvedimento contro Bortone. E permettendo alla Destra di riprendersi la ribalta mediatica

Distrarre e governare l’effimero dibattito con protervia e con ricatto: è questa la strada maestra del governo Meloni. Un specialità che la ministra Eugenia Roccella maneggia con destrezza. E mentre Tele Meloni avvia un procedimento disciplinare contro la conduttrice Serena Bortone, la ministra Genia (come la chiamano amici e collaboratori) approfitta di una contestazione per urlare alla censura violenta subìta agli Stati Generali alla Natalità, che si sono aperti oggi a Roma. Qui un gruppo di studenti presenti all'Auditorium della Conciliazione ha mostrato cartelli con la scritta "Sul mio corpo decido io". Censura violenta, ripete Roccella. Per diciannove fogli A4 che costruivano la frase: "Sul mio corpo decido io". 

 

Bisognava essere presenti all'auditorium di Roma per assistere allo spettacolo che mette al riparo il governo Meloni dalle accuse di censura, limitazioni della libertà di pensiero e di parola grazie alla chiamata in correità. «Specchio», fanno i bimbi rivoltando i palmi verso l’altro per restituire l’accusa. 

 

A introdurre l'intervento della ministra agli Stati generali della natalità è Gigi de Palo, presidente della Fondazione della Natalità, neocatecumenale e attivista pro-vita. Roccella prende la parola è partono i fischi. Non fortissimi. La voce della ministra riesce a sovrastarli. «Vabbè» commenta con un'alza di spalle De Palo. Roccella però allunga lo sguardo e parla al microfono: «Non riesco a vedere cosa c'è scritto sui cartelli». Parte il coro: "Sul mio corpo decido io". Commenta la ministra: «Noi siamo d’accordo, nessuno ha detto che sul corpo delle donne deve decidere qualcun altro. È per questo che siamo qui: che le donne non decidono sul loro corpo, non decidono fino in fondo, se vogliono avere figli». Poi si interrompe: «Che vuoi fare?» dice seccata a de Palo che intanto sussurra all'orecchio: «Stanno arrivando le forze dell'ordine». I fischi continuano. Più tardi sul palco arriva però una rappresentante a cui viene data la possibilità di intervenire: parla delle iniziative del governo contro la legge 194, della pochissima informazione in tema di salute e educazione sessuale ma viene interrotta dal Presidente della Fondazione Natalità: «No, basta, è un monologo, state dicendo falsità». Vietato criticare apertamente il governo di fronte a un suo rappresentante. Roccella coglie la palla al balzo e se ne va. 

Passano pochi minuti e sul profilo Facebook appare un post firmato dalla ministra che non risparmia nessuno: "Sono certa che la segretaria del Pd Elly Schlein, tutta la sinistra, gli intellettuali - Antonio Scurati, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Chiara Valerio, ecc. -, la “grande stampa” e la "stampa militante" che abbiamo visto in queste ore mobilitata in altre sedi, avranno parole inequivocabili di solidarietà nei miei confronti dopo l’atto di censura che questa mattina mi ha impedito di parlare [...]. Sono certa che i podisti della libertà e della democrazia non si faranno sfuggire questa occasione per dimostrare che l’evocazione del fascismo che non c’è, alla quale abbiamo assistito in queste settimane, non era solo una sceneggiata politica pronta a svanire di fronte alle censure vere».

 

Dalla destra partono comunicati stampa di solidarietà. «Mi è dispiaciuto, solidarietà al ministro», commenta la presidente Giorgia Meloni lasciando il Senato. «Un gruppo di facinorosi che si arrogano la facoltà di stabilire chi può parlare e chi no», dichiara il presidente del Senato Ignazio La Russa. Di "dure contestazioni" parla il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.  «Purtroppo frequente, di sabotare le manifestazioni degli altri. Desidero esprimere al ministro Roccella tutta la mia solidarietà», afferma la senatrice di Forza Italia e vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli. «Impedire a qualcuno di parlare e di esprimere le proprie idee è inaccettabile e antidemocratico» è il commento della ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli. Ed è una solidarietà che ha un campo largo anche Maria Elena Boschi di Italia Viva e Mariastella Gelmini di Azione si schierano dalla parte della ministra. Gelmini parla di "attacchi, odio e violenza". Il Presidente della Repubblica, Sergio Matterella, ha telefonato alla ministra perper esprimerle solidarietà e sottolineando che «voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta con le basi della civiltà e con la nostra Costituzione». Mentre dal Pd arriva la voce dell'ex direttore di Avvenire e candidato nelle liste Pd alle Europee, Marco Tarquinio: «Conosco lei e so con quali intelligenza e garbo sostiene le sue posizioni. Conosco personalmente la forza ostile delle chiusure e dei rifiuti di chi vuol tacitare le voci scomode. Ho subito ripetutamente questa tenaglia politico-mediatica sul tema che mi è caro, quello delle politiche per la pace». Il caso di Serena Bortone è già dimenticato. 

 

Una strategia questa ben collaudata: un anno fa Eugenia Roccella venne contestata al Salone del Libro di Torino dove un gruppo di militanti per i diritti si erano stesi sul pavimento durante la presentazione della sua autobiografia. «Ce l’abbiamo fatta. Adesso chiamiamo la stampa e facciamo vedere quanto sono democratici a sinistra», sussurrò alla sua assistente la ministra dopo le contestazioni. Prima chiese il dialogo di fronte alle donne attiviste di Non Una Di Meno e agli attivisti Lgbt del Coordinamento Torino Pride. Poi se ne andò e dichiarò a Il Tempo che il direttore Nicola Lagioia: «Non ha ritenuto di prendere una posizione chiara ed esplicita contro chi nega il diritto di parola». Il senso del suo ministero è tutto qui: conservare la scena a ogni costo, arrivare al momento giusto con il solo scopo di distogliere l'attenzione dal cuore del problema.