Pane al pane
Carlo Cottarelli: «O la nuova Europa si muoverà unita o finirà schiacciata»
Per competere con le superpotenze mondiali, l’Unione deve creare economie di scala e integrazione
Al termine di una campagna elettorale focalizzata su personalismi e risvolti interni delle elezioni europee, più che sull’articolazione di concrete proposte di riforma dell’Unione europea, verrebbe voglia di andare al mare. Sarebbe un errore. Come ha sottolineato una settimana fa il governatore Fabio Panetta nelle sue “Considerazioni finali” della Relazione annuale della Banca d’Italia, il nostro destino dipende da scelte fondamentali che devono essere prese a livello europeo. E partecipare a queste elezioni è un fondamentale modo per i cittadini di influenzare queste scelte.
Panetta parte da una considerazione. Muoversi insieme è una necessità in un mondo globalizzato. La parola chiave è «economie di scala». I grandi colossi economici come Stati Uniti e Cina e, in prospettiva, India riescono a sfruttare i vantaggi derivanti dall’operare su vasta scala. L’Europa non ancora: «Vanno rimossi gli ostacoli che impediscono di cogliere appieno le potenzialità, in termini di economie di scala e platea di consumatori, di un mercato interno paragonabile a quello degli Stati Uniti, anche al fine di aumentare la concorrenza e la capacità di innovare».
Da qui parte un elenco di aree dove è necessario muoversi assieme agli altri. Tre sono mutuate dal rapporto sul futuro del mercato unico scritto da Enrico Letta e pubblicato poche settimane fa: comunicazioni, finanza ed energia, settori originariamente esclusi dalle regole sul mercato unico e che vanno invece integrati. Occorrerà inoltre assicurare, attraverso una negoziazione non Paese per Paese, ma a livello europeo, una regolare fornitura delle materie prime di cui l’Europa ha bisogno. Panetta passa poi alle tecnologie avanzate, compresa l’intelligenza artificiale, ricordando che «in taluni settori la concorrenza opera a livello mondiale, e non europeo o nazionale». E anche in questo caso sono le economie di scala a dettare legge: «Iniziative comuni tra operatori di diversi Paesi consentirebbero di reperire più agevolmente le enormi risorse finanziarie necessarie per competere con i produttori esteri e di fare leva sulla ricerca scientifica di eccellenza condotta nell’intera Unione; permetterebbero inoltre di contrastare il potere di mercato dei giganti tecnologici esteri».
Il governatore aggiunge altri settori dove politiche comuni sono necessarie: ambiente, difesa, immigrazione, formazione. Tutto questo richiede ingenti risorse pubbliche e private a livello europeo. E qui due sono i passi necessari. Il primo è aumentare le risorse gestite attraverso il bilancio europeo, che, come ho più volte ricordato anche su queste colonne, è minuscolo, rappresentando solo l’1 per cento del Pil dell’Unione ed essendo vincolato a essere sempre in pareggio. Il secondo è quello di costruire un mercato dei capitali europeo: «In Europa vi sono 59 mercati azionari regolamentati… e si contano 27 depositari centrali e 10 controparti centrali… Negli Stati Uniti operano 24 mercati azionari, in gran parte facenti capo a…un depositario centrale e una controparte centrale».
La strada da percorrere è quindi ancora molto lunga e queste elezioni europee ci diranno se i cittadini di questo Continente vogliono percorrerla, muovendosi verso un’Europa che conti di più nel mondo, o se preferiranno ritirarsi in un’Europa delle nazioni, che difficilmente potrà competere con le superpotenze mondiali.