Tutto è partito dall'invito degli organizzatori di escludere bandiere israeliane. L'associazione Italia-Israele: «Non parteciperemo». Arcigay invece ci sarà ma sostiene l'importanza di «evitare posizioni unilaterali»

Diritti, Palestina e intersezionalità. Riducendo all'osso, questo è il messaggio che vuole lanciare Bergamo Pride che quest'anno, a differenza dei precedenti, non avrà il patrocinio del Comune. Per l'amministrazione di centrosinistra infatti la scelta dell'organizzazione di escludere dal corteo bandiere e simboli israeliani, «per evitare tensioni», è troppo «politica». E la decisione scontenta anche l'associazione Italia-Israele, che non parteciperà più alla parata bergamasca. 

 

Manca poco al 15 giugno, e le volontarie e i volontari dell'assemblea raggiungono una decisione: «Non saranno gradite bandiere israeliane o inneggianti alla simbologia connessa». Lo fanno sapere attraverso Instagram e la cosa coglie di sorpresa molti. «Noi come Arcigay, ma anche le altre associazioni che parteciperanno, eravamo all’oscuro di tutto», commenta Nicola Butta, presidente del comitato territoriale. La volontà, come spiega Vittoria Pellegrini, rappresentante legale del Bergamo Pride, «era quella - visto il momento storico - di evitare tensioni. Ѐ chiaro che questa decisione sia stata presa in una determinata contingenza storica». 

 

«Siamo un'assemblea autonoma, indipendente e orizzontale. Chiunque voglia portare le sue istanze può farlo. Ci riuniamo una volta a settimana tutto l'anno e siamo aperte a chiunque. Il Pride è della città», insiste Pellegrini. Non hanno funzionato nemmeno i tentativi di mediazione - tra organizzazione e amministrazione - perché «per noi (Bergamo Pride ndr) avrebbe significato fare un passo indietro rispetto alle nostre posizioni». E così il Comune ha deciso di revocare il patrocinio. La motivazione, pubblicata in una nota anche nel portale istituzionale, recita: «L’associazione ha trasformato l’iniziativa da evento a favore dei diritti civili, in una manifestazione a favore del popolo palestinese». Una notizia che ha lasciato organizzatrici e organizzatori di stucco: «Ci è dispiaciuto molto e non ce lo aspettavamo. Da sempre il comune ha sostenuto le nostre iniziative e speriamo che possa essere così anche in futuro». Nel frattempo, sostiene anche che tra Comune e Bergamo Pride non ci sia alcuna frattura.

 

Oltre alla volontà di non ritrovarsi in situazioni di tensione, la scelta dell'assemblea lancia anche un messaggio preciso: «Bergamo Pride promuove ideali di pace, sorellanza e fratellanza, che sono incompatibili con le politiche attuate ai danni delle persone palestinesi, non solo in questi ultimi mesi, ma dall'inizio dell'occupazione colonialista ad oggi». E vuole dire "basta" ai meccanismi di pinkwashing o a finanziamenti da parte di «multinazionali che sostengono economicamente il genocidio in atto». Perché «il diritto alla vita deve andare oltre a ogni schieramento politico ed é ciò che anima in primis Bergamo Pride. Senza vita non ci sono diritti civili». 

 

«No, non è un corteo pro-Palestina - aggiunge Pellegrini-. Anzi vogliamo portare in piazza un Pride intersezionale, che si apra e abbracci tutte le identità e le loro oppressioni. Il Pride, del resto, non è mai stato un momento dedicato esclusivamente ai diritti Lgbt». E lo stesso viene riportato anche all'interno del loro documento politico del 2024: «Ogni essere umano rappresenta un incrocio di identità, privilegi e oppressioni, e non può essere ridotto a nessuna delle sue singole parti. Fondamentale per il discorso intersezionale è il rifiuto di una qualsivoglia gerarchia delle oppressioni: nessuna lotta è più importante, più urgente o più nobile di un’altra». 

 

E nonostante quasi tutte le realtà del territorio parteciperanno comunque alla parata, non mancano piccole divergenze.  «Non è questa l’occasione di portare in piazza un tema tanto politico», commenta Buttai di Arcigay. «Tutte e tutti vogliamo il cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e condanniamo l’eccidio di civili di cui si sta rendendo responsabile il governo di Netanyahu. Ma così si rischia di creare spaccature». E Arcigay Bergamo Cives è convinta che «questioni così complesse, come quella italo-palestinese, debbano essere affrontate con equilibrio, empatia e una profonda riflessione, evitando posizioni unilaterali che possano aumentare ulteriori divisioni e tensioni. Vogliamo un Pride intersezionale e inclusivo». 

 

Non tarda ad arrivare la rinuncia alla partecipazione al Pride dell’associazione culturale Italia-Israele Bergamo. «La scelta di “non tollerare bandiere di Israele o inneggianti alla simbologia connessa allo stato di Israele” è stata ribadita dai promotori del Bergamo Pride - scrivono in una nota - che hanno opposto il rifiuto ad ogni tentativo di dialogo e mediazione, in linea con la scelta intollerante. E mettendo in evidenza una pericolosa deriva estremista incurante anche delle voci di dissenso all’interno del movimento Lgbtqia+». Inevitabile quindi il passo indietro: «Non parteciperemo perché non vogliamo che ciò rovini la festa a chi non ha nessuna colpa e probabilmente non condivide o non conosce nemmeno l’assurda posizione degli organizzatori. Festeggeremo il Pride esponendo la bandiera su balconi, finestre e terrazzi, ma senza partecipare in piazza».

 

Non solo. L’associazione comunica anche di aver ricevuto diverse richieste da parte di cittadini e altre realtà italiane, di presentarsi alla manifestazione con la bandiera Lgbtq con lo Scudo di Davide, «per contrastare la scelta di intolleranza di organizza l’evento, che è in contrasto con la filosofia stessa del Pride. Ma abbiamo invitato chi ci ha contattato a non partecipare sotto le insegne di Israele, perché non vogliamo che la nostra presenza possa generare disordini e problemi». 

 

«Ci è dispiaciuto molto - commenta Pellegrini-. Voglio che sia chiaro che nulla è stato pensato o fatto contro le persone israeliane. Piuttosto è una presa di posizione contro un governo che sta uccidendo tantissimi civili. Chiunque voglia è e sarà sempre bene accetto sia alle assemblee del Bergamo Pride, sia il 15 giugno».