Calcio
Il restyling dello stadio Franchi di Firenze ha già i suoi guai
La ristrutturazione dell’impianto, uno dei più importanti del Paese, è partita. Ma dopo il braccio di ferro tra Comune e società viola resta l’incognita sui finanziamenti. E sui tempi
Euro 2032 rappresenta per l’Italia un’occasione per rilanciarsi e rinnovare impianti calcistici degradati e ormai obsoleti per la mancanza di investimenti, scoraggiati da una burocrazia lenta e inefficiente. Una situazione evidenziata molto bene dal Rapporto Sport 2023, presentato dall’Istituto per il Credito sportivo e da Sport e Salute, secondo cui quasi la metà degli impianti italiani (44%), realizzati tra gli anni Settanta e Ottanta, risultano oggi inefficienti in termini di sostenibilità economica e ambientale. Se tre città sono già sicure di partecipare a Euro 2032 (Roma, Milano e Torino), altre sette si contenderanno i tre posti rimasti, che saranno assegnati nell’ottobre del 2026.
Anche Firenze spera di rientrare nelle sedi della manifestazione grazie alla ristrutturazione dell’Artemio Franchi. Simbolo del razionalismo italiano popolare, lo stadio fu costruito tra il 1929 e il 1932 dall’architetto Pier Luigi Nervi, che riuscì a unire i valori estetici con la tecnologia più avanzata del tempo. Teatro delle partite casalinghe della Fiorentina, è considerato uno degli impianti più importanti del nostro Paese, tanto da essere classificato nel 1983 come monumento nazionale posto sotto la tutela delle Belle Arti. Oggi, la struttura presenta problemi di inefficienza e funzionalità tali da far nascere la necessità di un restyling generale. Già nel 2019, il presidente della società viola, Rocco Commisso, aveva annunciato l’intenzione di abbattere la struttura per costruirne una nuova, con una spesa totale di 250 milioni di euro, ma il progetto venne bocciato dalla Sovrintendenza per ragioni di interesse architettonico. In seguito, l’allora sindaco Dario Nardella propose al presidente la costruzione del nuovo stadio in un’area periferica della città, ma i costi dei terreni del Comune (22 milioni di euro) fecero saltare l’accordo tra le parti. Nel frattempo, il Franchi, che per motivi di età era già sotto tutela, veniva dichiarato di rilevante interesse storico-artistico diventando un monumento vincolato.
Una prima svolta arrivò nel settembre 2020, con l’approvazione dell’articolo 55 bis del decreto Semplificazione che portò a una modifica del Codice dei beni culturali anteponendo la sostenibilità economico-finanziaria alla tutela artistica dell’opera. Da lì un susseguirsi di ricorsi e petizioni da parte della Fondazione Nervi, attenta a valorizzazione e salvaguardia dello stadio. Si aggiunse Icomos International, ong che nel dicembre 2020 inviò all’ex sindaco e all’ex ministro della cultura, Dario Franceschini, l’International Heritage Alert, rinnovato nel febbraio 2023 senza successo: un documento in cui si esortava ad abbandonare qualsiasi progetto e a lavorare alla riqualifica del Franchi rispettandone l’architettura. Già, perché nel frattempo l’ex sindaco annunciava l’intenzione di realizzare in via definitiva la ristrutturazione con un concorso internazionale. Il piano di restyling è legato al finanziamento di 150 milioni previsti dal Piano nazionale complementare (Pnc), fondo pagato dallo Stato per realizzare progetti integrativi rispetto a quelli del Pnrr che, come quest’ultimo, impone dei termini da rispettare (fine lavori entro il 2026) per non rischiare di perderlo. Dopo avere ricevuto dal governo un secco no alla richiesta di proroga per i fondi stanziati per lo stadio, l’ex sindaco ha contrattato con le società coinvolte nella ristrutturazione per garantire gli stessi lavori in un periodo più breve, circa tre mesi in meno.
La Fiorentina resterà a giocare al Franchi durante tutta la stagione 2024-2025, come è già successo con gli stadi di Bergamo e Udine. I lavori sono partiti a fine febbraio di quest’anno con l’abbattimento del vecchio tabellone, poi si è passati alla curva Ferrovia, chiusa del tutto a fine campionato, e alla Fiesole, dove è tuttora in corso il restyling; in contemporanea, i lavori su porzioni della Maratona e della tribuna. Nel frattempo, si attende la ristrutturazione dello stadio Padovani di rugby (Palazzo Vecchio ha aperto una gara), che ospiterà il club viola tra due stagioni sportive. Poi la Fiorentina potrà fare ritorno al Franchi in occasione del centenario del club.
Ma i dubbi dal punto di vista finanziario sono tanti, a partire proprio dal Padovani: per la ristrutturazione dell’impianto servono circa 15 milioni di euro, ma il Comune ne verserà solo 10. Chi metterà gli altri? Secondo Palazzo Vecchio, i restanti cinque potrebbero essere finanziati con le affissioni pubblicitarie nelle aree di cantiere o trovando uno sponsor che dia un nome allo stadio, ma al momento sono solo ipotesi. Senza contare i 50 milioni di euro necessari per le “finiture” dello stadio e i 55 milioni di euro cancellati dalla Commissione Ue, destinati nel progetto iniziale alle coperture. In entrambi i casi, il Comune conta in un aiuto del governo che difficilmente potrà arrivare. Per non parlare poi della questione relativa al possibile investimento del presidente Commisso, a cui si è preferito rinunciare per seguire la strada dei soldi pubblici. In attesa di un segnale dalla nuova sindaca Sara Funaro, restano dubbi e incertezze su un’operazione che, solo all’apparenza, accontenta le parti coinvolte, come rivela la stessa Nervi: «La cosa migliore sarebbe stata quella di concepire sin dall’inizio un bando realmente rispettoso dello stadio e quindi trasformarlo in arena sportiva e culturale polivalente del Comune. Commisso avrebbe potuto, e in effetti tuttora potrebbe, costruire il suo stadio in una zona della città diversa, che però il Comune non ha saputo, o non ha voluto, individuare».