Politica
Macron ha un disperato bisogno di queste Olimpiadi per il suo rilancio politico
La kermesse offre una vetrina d’eccezione in una città blindata per dare smalto all’Eliseo e lasciare le difficoltà legate alla formazione del governo sullo sfondo
Se passate da Parigi in questi giorni le possibilità che avete di vedere la Torre Eiffel sono pari a zero. Molto più probabile che vi imbattiate in Emmanuel Macron in giro per la città, impegnato nella meno olimpica delle discipline – quella che consiste nel mostrare la faccia ovunque produca un bell’effetto, auspicando quel ritorno politico di cui ha un disperato bisogno.
Sembra una battuta ma lo è solo fino a un certo punto. Con una cerimonia inaugurale senza precedenti, si aprono questa sera infatti i Giochi Olimpici più blindati della storia. Il tentativo di avvicinarsi alla celebre torre per una foto souvenir è respinto con modi spicci da un esercito di gendarmi che da una settimana ha sigillato un perimetro di quattro chilometri. Se non possiedi il famigerato Qr code meglio che non esci dall’hotel. L’idea fu proprio di Macron: la prima cerimonia inaugurale fuori da uno stadio, trasformando la Senna in una lunga e suggestiva pista d’acqua sulla quale fare sfilare seimila atleti su decine di bateaux mouche, di fronte a mezzo milione di spettatori assiepati sulle due rive. Meraviglioso, certo, ma un incubo dal punto di vista della sicurezza. Pensare che questa è la stessa città in cui nove anni fa ebbe luogo il massacro del Bataclan, dimostra come i francesi siano gente coraggiosa e determinata.
Sono circa 50 mila gli agenti che hanno preso in mano Parigi da un mese, ve ne sono in arrivo da altri Paesi come Qatar, Regno Unito e Stati Uniti. Li vedi a ogni angolo. Bloccano quartieri senza preavviso o spiegazione. E questa è la parte visibile di un’azione di prevenzione partita a inizio 2024. Quella meno plateale riguarda il numero di arresti, quintuplicati rispetto a un anno fa. Basta l’ombra di un sospetto per entrare a gamba tesa. Un esempio? Pochi giorni fa un sedicenne ha scritto sui social che voleva trasformarsi in un martire durante i Giochi. Viene da una famiglia neppure di fede islamica. Gli sono entrati a casa all’alba come fosse un covo di talebani e lo hanno chiuso in gattabuia fino a data da destinarsi.
L’operazione sicurezza ha pure vissuto qualche scossone politico quando la sindaca di Parigi Anne Hidalgo ha richiamato a più miti consigli proprio Macron, spuntando una riduzione del percorso per la serata d’apertura. Così da 600 mila potenziali spettatori, siamo arrivati a circa 300 mila.
La sensazione è che il presidente francese sia dell’umore di chi vuole accontentare tutti. Dopo il mezzo miracolo compiuto con le elezioni anticipate, dentro all’Eliseo sanno quanto le due prossime settimane saranno un test decisivo per il futuro del capo. Tra i funzionari costretti a lavorare in regime di ordinaria amministrazione per la mancata creazione di un governo dopo il voto del 14 luglio, gira una battuta divertente: «Pas de gouvernement? Pas de problème!».
La sindaca Hidalgo, dopo essersi tuffata nella Senna per mostrare al mondo quanto le acque siano cristalline e nuotabili per gli atleti (per forza, “ripulirla” è costato oltre 1 miliardo…), ha dichiarato con un lungo sospiro: «Per fortuna non dovrò presenziare questi Giochi con a fianco un premier dell’estrema destra…».
Dopo l'accensione della fiamma si spengono le beghe politiche. Solo maniere garbate e relazioni pubbliche di prim’ordine. Arrivano in città oltre cento capi di Stato, migliaia di giornalisti e centinaia di amministratori delegati di brand potenziali investitori. Macron ha detto che vuole incontrare tutti. Il suo addetto alle comunicazioni non è mai stato così cordiale.
Se stringere la mano ai potenti della Terra mentre tre miliardi di persone guardano ha un chiaro valore simbolico, sedersi a tavola con alcuni degli uomini e delle donne a capo di multinazionali poderose, ha invece un evidente scopo utilitaristico. Il messaggio è banale: «Lasciate perdere le questioni politiche, guardate cosa siamo in grado di fare noi francesi?».
E un po’ di ragione Macron ce l’ha, perché se tutto andrà liscio come ci sia augura, la 33ma edizione dei Giochi rischia di essere memorabile per molti motivi. Uno dei vari è che si tratta di Giochi ad alta sostenibilità. Taglio netto delle emissioni del 50% rispetto a Tokyo. Il 95% delle strutture sono ricavate da impianti esistenti o mezzi cadenti, tipo il suggestivo Stadio Colombes dove l’Italia vinse il Mondiale di calcio nel 1938. I tavolini del villaggio olimpico sono fatti col riciclo di racchette da badminton, i quartieri dove si spacciava il crack a Porte de la Chapelle diventeranno parco giochi e le banlieu di Saint-Denis saranno riconvertite in case popolari. Oltre 300 mila nuovi alberi sono stati piantati e là dove hanno perso la testa (letteralmente) oltre mille traditori della Patria (Place de la Concorde) la gente farà la fila per godersi skateboard e basket 3x3. Emmanuel Gregoire, il vice di Hidalgo, è raggiante: «Abbiamo cambiato volto alla città grazie ai Giochi. Per via tradizionale queste migliorie avrebbero richiesto decenni».
È il momento della comprensibile euforia e non si guarda certo al pelo nell’uovo. Tipo i 480 senzatetto fatti sparire in 48 ore dal lungo Senna dove transiterà la fiamma olimpica. O magari alle piscine costruite nei quartieri nord attorno a Saint-Denis, dove il 75% dei bambini non sa nuotare e non può accedervi perché i genitori non potranno permetterselo. Ma in fondo organizzare un’Olimpiade e fare tutti contenti è un’utopia. Già è tanto se Parigi ne uscirà con la reputazione intatta. Adesso, dopo la delusione europea del calcio, servono solo un po’ di medaglie per rinfocolare lo spirito nazionalista a colpi di Marsigliese. Per capire quanti ori la Francia potrà conquistare basterà seguire Emmanuel Macron. C’è da giurare che non vorrà perdersi neppure una foto ricordo col campione.