Stati Uniti
Contro Trump fino all'insediamento: dopo Michelle Obama, anche Nancy Pelosi diserta la cerimonia
Nel giorno del giuramento del 47° presidente, i Democratici usano il silenzio delle assenze come forma di protesta. È il riflesso di una frattura politica ormai troppo profonda?
Il 20 gennaio è il giorno della cerimonia di insediamento di Donald Trump: inizierà ufficialmente il suo secondo mandato. Mentre il Paese si prepara al giuramento, cresce il numero di membri del Partito Democratico che non parteciperà alla cerimonia. L'ultimo invito rifiutato è quello di Nancy Pelosi, cinquantaduesima speaker della Camera dei Rappresentanti, che non ha fornito alcuna giustificazione. Alcuni immaginano che l’assenza possa essere dovuta all’incidente che ha interessato l’ex-speaker, ormai ottantaquattrenne, lo scorso dicembre, a Lussemburgo, e che l’ha costretta all’istallazione di una protesi all’anca. Altri affermano che l’assenza sia da addurre all’inimicizia che corre fra Trump e Pelosi, sentimento mai nascosto da entrambi.
Ma il rifiuto che ha forse riscosso più scalpore è quello dell’ex First Lady Michelle Obama, motivato con generici “impegni precedenti” già fissati. L’assenza di Michelle Obama era già stata notata durante il funerale di Jimmy Carter, 39° presidente degli Stati Uniti, democratico, durante il quale sarebbe stata seduta proprio vicino a Trump. Alcuni collegano le due assenze e speculano sulla possibilità che la signora Obama si rifiuti di partecipare alla cerimonia di inaugurazione per via della sua animosità verso Trump, che ha accusato in passato di razzismo.
Le due donne non saranno le uniche assenti. A far loro compagnia, saranno almeno una dozzina di senatori e rappresentanti dei Democratici, tra cui, secondo la rivista statunitense Newsweek, Luis Gutierrez, Katherine Clark, and Jared Huffman. Alcuni democratici affermano di voler boicottare l’inaugurazione per via degli eventi del 6 gennaio del 2021, quando i supporter di Trump, da lui incitati, hanno assaltato Capitol Hill. Altri affermano che non potranno partecipare per via del Martin Luther King Jr. Day, che si celebrerà proprio il 20 gennaio. Tra questi, la deputata dell’Illinois Delia Ramirez. La deputata, riferendosi al contesto politico e sociale che caratterizza i raduni di Trump, ha aggiunto che si sentirebbe poco al sicuro, essendo una donna di colore, figlia di immigrati guatemaltechi.
I presenti
Mentre i Democratici si astengono, altri grandi nomi non mancheranno. Infatti, Trump ha ignorato le consuete alleanze e ha invitato circa 200 ospiti, tra cui una decina di Capi di Stato, tra cui Xi Jinping (segretario generale del Partito Comunista cinese), Javier Milei (presidente argentino). Invitati anche alcuni dei maggiori esponenti dell'estrema destra europea, come il francese Eric Zemmour, il polacco Mateusz Morawiecki, e la tedesca Alice Weidel. Resta ancora da definire la partecipazione di Giorgia Meloni, che ha visitato di recente il tycoon a Mar-a-Lago. È da escludere, invece, la partecipazione della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che non ha ricevuto alcun invito.
Fra i partecipanti immancabili anche diversi miliardari del Tech, fra cui Elon Musk (fondatore di Tesla e SpaceX), Mark Zuckerberg (amministratore di Meta), e Shou Zi Chew (amministratore di TikTok). Alla cerimonia si esibirà la cantante statunitense Carrie Underwood, la cui popolarità non regge il confronto con quella di Lady Gaga, che si è esibita in supporto di Kamala Harris durante uno degli ultimi raduni elettorali democratici prima delle elezioni. In ogni caso, la presenza di Underwood è un segno che, sebbene il clima politico sia teso, l'industria dello spettacolo non può ignorare un evento di tale impatto sulla cultura popolare. Assieme a lei, anche se non sul palco, i The Village People.
La reazione di Trump
Trump non si è ancora espresso in maniera ufficiale su tutte queste assenze. Teoricamente, non potrebbe biasimare le defezioni dei Democratici, essendo stato assente lui stesso alla cerimonia di insediamento di Joe Biden, nel 2021, segnando un’importante eccezione nel tradizionale passaggio pacifico di potere. Ora, a distanza di quattro anni, gli statunitensi assistono ad altri rumorosi rifiuti, stavolta da parte dei Democratici. In un Paese dove la politica è ormai sempre più divisa, l'assenza sembra essere diventata un atto politico tanto potente quanto la presenza.