Jeff Koons festeggia 70 anni. L’occasione per ripercorrerne la biografia. Tra colpi di genio, quotazioni da record, accuse feroci. E una straordinaria capacità di promuoversi

È l’artista dei miliardari, le sue sculture sono fra le più quotate nel mondo dell’arte. Ma ci sono anche le accuse di plagio e le critiche feroci: è un percorso in bilico fra arte e speculazione quello di Jeff Koons, neosettantenne tra i più quotati al mondo con opere sempre provocatorie. Alla fine degli anni ’90 New York era già orfana dei due pilastri della Pop-art. Un trauma senza ritorno, la scomparsa di Andy Warhol seguita da quella di Roy Lichtenstein lasciò un vuoto incolmabile. Da quel momento si inizia a parlare di arte Neo-pop per indicare un nuovo sentimento artistico nascente. Il superamento della Pop-art non deriva solo da quel lutto difficile, le istanze ideologiche del nuovo millennio erano del tutto cambiate. Neo-pop ma anche post-industriale: se la Pop-art si ispirava alla pubblicità, al consumismo, alla ricerca effimera del benessere, l’arte Neo-pop riflette le inquietudini del suo tempo. In questa nuova produzione artistica si intravedono i segni della globalizzazione e del multiculturalismo che disegnano un mondo sempre più difficile da comprendere.

 

Jeff Koons fa parte di quel gruppo di “eredi” che hanno conquistato la scena artistica a partire dagli anni Ottanta. Probabilmente si tratta dell’artista più celebre della sua generazione, di sicuro è fra i più ricchi. Adorato dalle star e dalla upper class americana, Koons ha ricevuto anche molte critiche, in particolare da quelli che gli rimproverano una certa inconsistenza concettuale. In effetti, da una certa prospettiva, le sue sculture si sono affermate come semplici trofei per miliardari. Per non parlare delle accuse di plagio: nel 2021 la Corte di appello di Parigi ha condannato l’artista per l’opera Fait d’hiver del 1988, si tratterebbe infatti del plagio di una pubblicità del 1985 del marchio di abbigliamento Naf Naf. 

 

A giudicare dalle quotazioni le accuse non sembrano aver scalfito l’artista. Jeff Koons è così: irride e deride, condanna ma si assolve. Se il mercatodell’arte può considerarsi il parametro di successo di un artista, la storia di Jeff Koons è senza dubbio fra le più importanti del nostro tempo.

 

Dai primi successi al record mondiale

Nato in Pennsylvania nel 1955, Koons arriva a New York nel 1977, un momento in cui la città è il regno indiscusso di Warhol. Inizia lavorando al Museum of Modern Art ma le prime opere d’arte arrivano quasi subito: nel 1980 la prima esposizione personale, The New Series, una serie di aspirapolveri esposti all’interno di vetrine in plexiglass. Da quel momento un’ascesa progressiva verso la fama internazionale alimentata da una straordinaria (bisogna riconoscerlo ndr) capacità di promuoversi. Nel 1986, l’opera Rabbit, un coniglio d’acciaio, viene esposta in una mostra collettiva alla Sonnabend Gallery di New York attirando l’attenzione di molti critici. È questa l’opera che gli è valso il record mondiale: nel 2019, la casa d’aste Christie’s ha venduto la scultura per 91,1 milioni di dollari, la più alta cifra mai pagata per l’opera di un artista vivente. L’opera è stata acquistata dal banchiere e gallerista Robert Mnuchin.

 

Il matrimonio con “Cicciolina”

Nel 1987 le nozze con la diva del cinema porno, Ilona Staller, in arte “Cicciolina”, icona sessuale dell’Italia socialista. La relazione con la pornostar deve aver avuto una grande influenza sull’artista poiché nel 1990 fa discutere con l’opera Made in Heaven, una serie di fotografie e sculture che ritraggono l’artista stesso in scene esplicite con la Staller. Made in Heaven affronta temi complessi come la pornografia, il voyeurismo, lo sfruttamento del corpo umano. In questo senso, la serie può certamente essere vista come un commento critico alla società contemporanea e ai suoi valori.

 

Baloon dogs, una sapiente operazione di marketing

Comunque la si pensi, i Baloon dogs sono vere e proprie icone dell’arte contemporanea. La serie Celebration, di cui i Ballon dogs fanno parte, è iniziata nel 1993 come un’ambiziosa collezione di oltre trenta sculture e dipinti monumentali. Dopo questo grande successo, Jeff Koons ha esteso i soggetti di Celebration, in particolare i “cani palloncino”, a opere di dimensioni minori in edizione limitata realizzate in collaborazione con Bernandaud, celebre azienda produttrice di porcellane. Questa serie si è rivelata un’operazione di marketing di grande successo che ha permesso all’artista di raggiungere un segmento di piccoli e medi collezionisti allargando il bacino di investitori.

 

Il “cane palloncino” è infatti da sempre considerato il soggetto più iconico di Koons. I “palloncini” richiamano la spensieratezza del mondo infantile che ha ispirato l’opera (la serie nasce durante il divorzio da Staller e la conseguente battaglia sull’affidamento del figlio Ludwig ndr). In realtà l’oggetto è diventato un vero e proprio bene di lusso, lontano da qualsiasi richiamo di tenerezza. 

 

Nel 2013, il suo Balloon Dog Orange è stato venduto all’asta da Christie’s per 58,4 milioni di dollari.