L’accordo prevede lo sviluppo di tecnologia nucleare contro la disponibilità, retribuita, ad accogliere i reclusi americani nelle prigioni lager del Paese del Centroamerica

Detenuti in cambio di nucleare. Tra Usa e Salvador si è raggiunto un insolito accordo che accontenta sia Donald Trump sia Nayib Bukele. Artefice di questo bizzarro scambio, che baratta merce umana in cambio di energia atomica, è il Segretario di Stato Marc Rubio. Nel suo giro tra i Paesi del Centro e Sud America per la campagna antimigranti ingaggiata subito dal nuovo inquilino della Casa Bianca ha fatto tappa anche nel piccolo Stato un tempo dominato dalle maras, le bande di criminali incalliti che avevano trasformato quella terra in un vero inferno di violenza e sopraffazione.

 

L’idea l’ha suggerita il padre padrone del Salvador che con il tycoon ha molto da condividere. Oltre che sui sistemi per combattere la criminalità hanno visioni comuni sulle criptovalute: il presidente del Salvador è stato il primo, e finora unico capo di Stato, ad aver abolito il conio locale per abbracciare i Bitcoin e adottarli come moneta di scambio persino tra i piccoli commercianti informali. «Abbiamo offerto agli Stati Uniti d’America – ha scritto Bukele su X – l’opportunità di esternalizzare parte del loro sistema carcerario. Siamo disposti ad accogliere solo criminali condannati, inclusi cittadini americani, nella nostra megaprigione in cambio di un compenso. Il tasso sarebbe relativamente basso per gli Usa ma significativo per noi e renderebbe sostenibile l’intero sistema carcerario». 

 

Un appalto sui detenuti. Del resto, il Salvador se lo può permettere: il supercarcere di Tecoluca, 74 km a Est di San Salvador, ospita il Centro de Confinación de Terrorismo (Cecot), il più grande di tutto il Continente latinoamericano; qui sono incarcerati oltre 20mila membri delle gang di Mara Salvatrucha 13 e Barrio 18, due delle più potenti della regione, smantellate tre anni fa dall’amatissimo presidente. La struttura può ospitare fino a 40mila detenuti anche se oggi non si sa esattamente quanti ne siano rinchiusi. Si tratta di un vero campo di concentramento, più volte condannato dalle organizzazioni internazionali per i diritti dell’uomo.

 

 

La maggior parte dei prigionieri è accusata di far parte delle maras. Magari solo per un tatuaggio sospetto che li collega a una delle tante gang adesso ridotte al silenzio. Non hanno garanzie, difese, processi. Spesso attendono mesi per conoscere il loro destino e magari essere scarcerati, senza molte scuse, dopo che è stata accertata la loro estraneità al mondo della criminalità. Rubio è apparso entusiasta dell’idea. In cambio gli Usa fornirebbero strumenti e soldi per allestire delle centrali nucleari in Salvador. «Puntiamo – ha spiegato il Segretario di Stato Usa – a fare di questo Paese un luogo dove tutte le tecnologie, tutte le industrie, tutte le promesse di questo nuovo secolo possano essere trovate». L’accordo si chiama Memorandum d’intesa sulla cooperazione nucleare civile strategica, Ncmou. È stato firmato dalla ministra degli Esteri del Salvador Alexandra Hill Tinoco che ha parlato di «nuova strategia che fornirà energia 24 ore al giorno, ogni giorno, a un prezzo competitivo senza dipendere dalla geopolitica o dai prezzi del petrolio».