Furori ideologici
Caccia ai libri pericolosi
Autrici cancellate, da Anna Frank a Margaret Atwood. E temi al bando, dall’aborto all’omosessualità, dalla lotta alle discriminazioni alle battaglie antirazzismo. Nell’America di Trump è già cresciuto il numero di libri rimossi dalle biblioteche. Ed è battaglia
on la messa al bando de “Il diario di Anna Frank”, nel nord del Kentucky sono anche riaffiorati i primi volantini a firma Ku Klux Klan. Sì, quel Ku Klux Klan, cavalieri vestiti di bianco, torce in mano e americani con la pelle nera cui dare la caccia. Certo, va spiegato, la versione odierna del KKK non promuove il linciaggio di nessuno, ma in molti Stati del sud ha diritto di esistere come “organizzazione culturale”. Protetta dalla sacralità del Primo emendamento organizza eventi, sostiene politici locali e porta avanti le proprie battaglie. Nello Stato del Kentucky, come dice il volantino, si organizza un grande raduno di affiliati o aspiranti tali per il 25 febbraio. L’evento si chiama Tri-State-Konklave, raduna simpatizzanti anche dall’Indiana e quando telefoni al numero della sede del KKK di Maysville per avere informazioni sulla kermesse, ti risponde una voce registrata di uomo. Ti dice quanto sia fondamentale la tua partecipazione per unirti alla grande battaglia per la supremazia americana che consiste nel debellare il male supremo dell’immigrazione clandestina, dell’omosessualità e di tutte le peggio debolezze umane, lotta che consentirà di costruire un mondo finalmente liberato dagli ebrei. Tutto perfettamente legale. È la libertà di espressione, baby.
Le mogli dei membri dell’associazione culturale Trinity White Knights, i cava - lieri bianchi della trinità, occupano sta - bilmente i consigli scolastici dello Sta - to, determinando le scelte educative dei ragazzi fino all’età dell’università. E libri come “Il diario di Anna Frank” o ancora, “L’occhio più azzurro”, della vincitrice del Nobel Afro-Americana, Toni Morrison, sono spariti dalla circolazione da almeno un paio d’anni.
L’improvvisa riapparizione pubblica del Ku Klux Klan - che l’FBI considera un fenomeno molto limitato e per ora inno - cuo - non è certo ascrivibile alla vittoria di Trump, ma di sicuro ne rappresenta un sintomo. Quello della messa al bando dei libri è un fenomeno iniziato subito dopo il Covid-19. Dal 2020 a oggi oltre 10 mila titoli sono stati rimossi dalle biblioteche e dai programmi di migliaia di scuole di Florida, Texas, Kentucky, Alabama, Geor - gia, Indiana, Mississippi, Wisconsin, Co - lorado. Ad accendere il motore di questa epocale battaglia culturale, sono i gruppi di fondamentalisti cristiani che sostengo - no Trump e che lo hanno accompagnato alla vittoria in tutti gli Stati della cosiddet - ta Bible Belt, la cintura geografica di fana - tici religiosi a sud di Washin - gton. Congregazioni alle quali Trump si è affidato con voluttà.
Le Mama Bears, le mamme orse, sono un gruppo di fon - damentaliste nate e cresciu - te in risposta alle restrizioni del Covid e alle violenze subi - te dai membri del movimen - to Black Live Matter, anche se nessuna di loro sarebbe capa - ce di evocare un solo inciden - te in cui esponenti del movi - mento abbia usato violenza contro di loro.
Jenny Donnelly, 50enne predicatri - ce carismatica, originaria dell’Oregon, è la leader delle mamme orse e oggi figura di punta del NAR (tradotto come “nuo - va riforma apostolica”) che raduna peco - relle smarrite e smuove milioni di dolla - ri in donazioni politiche. La sua agenda è chiara: «La nostra nazione va in una di - rezione che rappresenta una chiara mi - naccia per la libertà specialmente dei nostri figli e dei nostri nipoti. I ragazzi sono esposti ad ansia, depressione e por - nografia prodotti dalla cultura Lgtbq che ha radici demoniache. Piazzeremo sem - pre più donne nei consigli scolastici per proseguire il lavoro di liberazione dalle catene imposte dall’amministrazione Bi - den che ha mascherato da battaglia con - tro la disinformazione un piano diaboli - co di corruzione sistematica della nostra identità. Proteggere i nostri figli dalle scritture blasfeme che infettano le loro vite è un dovere».
Jenny è una venditrice formidabile, prima di impegnarsi nel marketing dell’anima lo faceva per un’azienda del Texas, la AdvoCare, specializzata in vendita di prodotti per il benessere fisico. La Donnell giura di essersi arricchita anche se la AdvoCare ha dovuto restituire 150 milioni di dollari a 22.000 clienti che minacciavano di trascinarla in tribunale in quanto vittime di uno schema piramidale truffaldino. «Soltanto calunnie”, liquida la storia la Donnell. Di Jenny Donnell l’America di Trump pullula. Nina Jankowitz, ex responsabile della commissione scuola per Joe Biden, non usa mezzi termini: «Siamo al cospetto di un assalto vero e proprio alla realtà. Vogliono riscrivere la storia, adeguarla alla loro visione del mondo. È molto pericoloso».
Secondo il fronte compatto di fondamentalisti, il pericolo invece consiste nell’esporre i giovani americani a teorie distorte. Quando Trump ha annunciato che d’ora in poi l’America contempla due soli generi - maschi e femmine - lo ha fatto usando le parole prese a prestito dai leader di questo esercito implacabile.
Le tre linee guida che orientano le scelte relative ai libri da mandare al rogo sono chiare. Da escludere sono i volumi che trattano di questioni razziali o rievocano gli anni della schiavitù. Un’autrice acclamata come Robin DiAngelo, una quindicina di pubblicazioni su colonialismo e questioni razziali, è stata cancellata in poche settimane. Poi ci sono i libri considerati anti-Americani, gente del calibro di Bob Woodward e Noam Chomsky è meglio che in posti come l’Alabama non ci vadano neppure in villeggiatura.
Infine il capitolo dedicato a libri che hanno a che fare con tradizioni e valori “veri” americani. Per intenderci, uno dei primi titoli a finire nel tritatutto e il celebre “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood. Uscito nel 1985 con grande successo, racconta un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, in cui gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Il regime di questa società distopica è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette Ancelle, le uniche donne che dopo la catastrofe sono ancora in grado di procreare. Ma siccome lo Stato seppure repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione, per l’America trumpiana è materiale scottante, da tenere fuori dalla portata degli adolescenti.
Sarà bene dire che questa battaglia religiosa sta incontrando anche qualche resistenza. Ci sono ben 490 distretti scolastici in America in cui il preside ha rassegnato le dimissioni in segno di protesta e non si trovano sostituti disposti ad adeguarsi a questo ondata oscurantista. J. Marie Bailey, una ex insegnante e un diciottenne studente all’ultimo anno di college, Will Larkin, sono i due volti che guidano la rivolta in Florida dove alla cancellazione di tutti i libri che affrontano temi come aborto, omosessualità o identità di genere, sono seguite manifestazioni ostili nei confronti di quegli studenti apertamente gay o fluidi.
Il Governatore dello Stato ed ex candidato Repubblicano Ron DeSantis è il grande inquisitore che ha raccolto voti e consensi anche cavalcando questa febbre restauratrice. Gli sforzi di attiviste come la Bailey hanno prodotto risultati esigui. Dall’elezione di Trump a oggi il numero di titoli banditi è salito del 20 per cento. Organizzazioni religiose di genitori dominano la scena locale. La NAR di Jenny Donnell ha ormai 7000 sedi sparse per il Paese. La Penguin Book ha fatto intanto causa alla Florida definendo le ragioni per la messa al bando dei libri incostituzionali. Ma se la questione finisse alla Corte Suprema, con una compagine di giudici mai così schierata a destra (sono gli stessi hanno votato contro il diritto all’aborto) l’esito sarebbe scontato.
Soltanto pochi giorni fa Donald Trump ha dovuto valutare oltre 200 petizioni provenienti da altrettanti distretti scolastici, che chiedevano l’annullamento della messa al bando dei libri. Trump ha fatto respingere ciascuna di quelle petizioni, sostenendo che ciascun distretto scolastico e ogni congrega di genitori, è perfettamente in grado di decidere per i ragazzi della loro comunità. Sicuramente decideranno meglio rispetto a quanto possano fare i burocrati di Washington. Una solenne lavata di mani che rappresenta un formidabile endorsement alle Jenny Donnell d’America, comprese quelle che ritengono la storia di Anna Frank una favoletta basata su fatti mai verificati, che non è proprio il caso di mettere in mano a un ragazzino di tredici anni.
La libertà di espressione è una questione di valutazioni, di norme sociali ed equilibri legali. Non è un diritto assoluto se non nella mente di certi libertari che finiscono però per confonderla con la libertà di esprimere tutto quello che si vuole, secondo valori e princìpi di una parte minoritaria di una comunità. Ma questo sta accadendo in America. La direzione indicata da Trump nel momento in cui abolisce una legge del 1965 che garantiva alle minoranze, specialmente neri, di non essere emarginate o escluse da posizioni lavorative, sembra inequivocabile. Stupirsene oggi dopo anni di campagne elettorali infarcite di richiami all’odio tesi a spaccare in due l’anima dell’America, sarebbe da ingenui.