Siria, sale a 1.068 il bilancio dei civili uccisi. Terminate le operazioni militari nell'ovest del Paese

Il bollettino dell'Osservatorio siriano per i diritti umani dopo le violenze in corso dal 6 marzo. L'Ue: "Allarmati dalla situazione". L'Iran definisce “ridicola” l’accusa mossa contro Teheran

Sono 1.068 i civili che, secondo l’ultimo bilancio diffuso dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, sono stati uccisi dalle forze di sicurezza di Damasco e dai loro alleati. Il nuovo bollettino arriva dopo giorni di violenze in cui è ripiombato il Paese, uscito da poco dal regime di Bashar al-Assad. È almeno da giovedì 6 marzo che, nell’ovest della Siria, sono in corso scontri tra uomini armati fedeli alla vecchia dittatura e forze del nuovo governo di Ahmed al Shara (che prima si faceva chiamare Abu Mohammed al Jolani), dopo che un attacco di uomini fedeli ad Assad alle forze di sicurezza governative ha causato 16 morti. Intanto dalla comunità internazionale, che segue preoccupata l’evolvere della situazione, arrivano appelli alla moderazione.

Terminate le operazioni militari

La mattina del 10 marzo, sono terminate le operazioni militari sulla costa occidentale del Paese. “Le nostre forze – ha spiegato il portavoce del nuovo governo siriano, Hassan Abul Ghani – sono state in grado di neutralizzare le cellule di sicurezza e i resti del regime. Abbiamo raggiunto questo obiettivo, annunciamo la fine delle operazioni militari”. Molti osservatori, però, denunciano le forze governative di rappresaglie contro minoranze etniche legate al precedente regime. Le violenze si sono concentrate nella provincia di Latakia, dove vive gran parte della comunità alawita, la spina dorsale dell’ex regime di Assad (a questa minoranza apparteneva tutta la sua famiglia, così come i suoi più stretti collaboratori) ma che rappresenta solamente il 10 per cento della popolazione siriana, frammentata in etnie e religioni diverse. Nonostante le iniziali rassicurazioni da parte del nuovo governo, e nonostante l’editto con cui si garantiva libertà di culto a tutte le minoranze religiose, il rischio è che il Paese piombi in una sanguinosa guerra civile. In un discorso pronunciato da una moschea della capitale Damasco domenica 9 marzo, al Shara ha garantito l’impegno del governo nel “tutelare l’unità nazionale e la pace civile”, promettendo l’istituzione di una commissione d’inchiesta indipendente per indagare “senza indulgenza”.

 L'Ue: "Allarmati dalla situazione"

“Siamo tutti allarmati dalla situazione e dagli sviluppi in Siria – ha detto la portavoce della Commissione europea, Anitta Hipper –. Abbiamo visto che le autorità provvisorie hanno reagito rapidamente e chiediamo che i responsabili vengano assicurati alla giustizia È molto importante che siano prima stabiliti i fatti. Abbiamo visto molta manipolazione dei fatti, disinformazione e informazione fuorviante. Per questo sosteniamo anche la commissione d'inchiesta che è stata istituita dalle autorità e quindi ci aspettiamo di vedere i risultati”.

Teheran: "Sbagliato puntare il dito contro l'Iran"

Su quanto sta avvenendo nel Paese in mattinata è intervenuto anche l’Iran, il grande alleato (insieme alla Russia) del regime di Assad, che ha definito “ridicola” l’accusa mossa da chi incolpa Teheran di essere il grande manovratore dietro le violenze. “Questa accusa è completamente ridicola e va respinta – ha deto il portavoce del ministero degli Esteri, Esmaeil Baqaei –. Pensiamo che puntare il dito contro l’Iran e gli amici dell’Iran sia sbagliato, una tendenza deviante e fuorviante al cento per cento”. Per il Cremlino le tensioni sono motivo di “profonda preoccupazione. Per quanto riguarda la situazione in Siria – ha osservato Dmitry Peskov – ci sono manifestazioni di violenza che non possono che causarci profonda preoccupazione. Questa preoccupazione è condivisa in molti Paesi del mondo e nelle organizzazioni internazionali, tra cui l'Onu. Riteniamo – ha aggiunto – che questa questione debba essere presa in considerazione con urgenza e, cosa più importante, che queste manifestazioni di violenza vengano eliminate il più rapidamente possibile”. Anche la Cina si è detta “molto preoccupata” e ha invitato a cessare “immediatamente gli scontri e le azioni ostili”. Bisogna “proteggere con efficacia la sicurezza, rispettare e aderire ai principi esclusivi”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning. Nel suo briefing quotidiano ha invitato "a trovare un piano di ricostruzione che sia in linea con la volontà del popolo siriano attraverso il dialogo".

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