Basterà lo “spottone” (dalle nostre parti si chiama in un altro modo) di Donald Trump a risollevare la considerazione e soprattutto le vendite della Tesla di Elon Musk? Il presidente Usa si è fatto recapitare alla Casa Bianca un modello di colore rosso e attraverso un video, realizzato insieme a Musk, ha espresso tutto il suo sostegno alla casa automobilistica. Giusto per la cronaca, queste sono state le sue parole: “Voglio comprare questa auto. La brutta notizia è che non posso guidarla, non guido da molti anni”, dice riferendosi alle disposizioni del Secret Service secondo le quali non è previsto che un presidente guidi la sua vettura, “ma la terrò alla Casa Bianca e la userà il mio staff. È un ottimo prodotto e quest'uomo ha dedicato tutta la sua vita a questo”.
Il rischio di un effetto opposto
Un aiuto mai visto in precedenza che però potrebbe anche sortire l’effetto opposto, visto che molti osservatori imputano proprio la discesa in campo di Musk a fianco di Trump e il suo impegno in politico come una delle cause del cambio di rotta. La verità è che c’è un caso Tesla. La casa americana di automobili solo elettriche, il più grande fenomeno di mercato e borsistico dell’ultimo decennio, ha infatti imboccato la strada delle montagne russe. Le vendite scendono (lo scorso anno si è fatta soffiare lo scettro di regina delle elettriche dalla cinese Byd) e il 2025 non è certo iniziato sotto una buona stella. Il tonfo in Borsa delle ultime settimane ha fatto crollare il valore di Tesla del 45 per cento e secondo le stime di UBS, il primo trimestre si chiuderà con un altro calo delle vendite di almeno il 5 per cento. La JPMorgan prevede addirittura le consegne più basse dal terzo trimestre del 2022 e un calo dell’8% rispetto al primo trimestre del 2024. Si allontanano, dunque, i tempi del boom inarrestabile e della crescita esponenziale del valore delle azioni.
L'offensiva cinese
D’altronde, un’escalation come quella di Tesla non ha spiegazioni “industriali”. Un boom legato non certo al contesto automobilistico e alla crisi storica che attraversa il settore. In questi ultimo anno, infatti, la maggior parte dei marchi storici hanno subito l’offensiva cinese, le cui auto elettriche a basso costo e tecnologicamente molto avanzate stanno occupando tutti gli spazi di mercato. Compresi quelli che sembravano intoccabili della Tesla. C’è soprattutto la Byd a toglierle lo spazio sotto le ruote. La casa cinese dall’inizio dell’anno è cresciuta del 24 per cento e nel 2024 del 91 per cento con una capitalizzazione arrivata a 133 miliardi di dollari. Nello stesso tempo in Cina, il più grande mercato automobilistico (e non solo) del pianeta, le vendite Tesla si sono dimezzate a febbraio. Ma perdite ingenti si registrano anche in Europa dove il marchio americano è uscito dalla classifica dei primi 20 più venduti con un vero e proprio crollo in Germania (-76,5 per cento sempre a febbraio) e in Norvegia (-44,4%) dove il mercato delle elettriche nello stesso periodo è addirittura salito del 53 per cento.
Cosa farà Musk?
Cosa accadrà adesso? Quali saranno le risposte del funambolico Musk? Da una parte c’è indubbiamente l’atteso arrivo della piccola Model 2 (o Model Q) con un costo intorno ai 25 mila dollari (anche se ultimamente si parla di un listino ben più elevato), di cui però ancora non è stata annunciata la data del debutto. Dall’altra ci sono le dichiarazioni, come sempre roboanti, del miliardario sudafricano nei confronti dell’America, che ha annunciato il raddoppio della produzione negli Stati Uniti entro i prossimi due anni e l’arrivo della Cybercab, il veicolo a guida autonoma che dal 2026 produrrà proprio in Texas. Saranno solo parole? E la Borsa potrà ancora continuare ad accontentarsi delle sue dichiarazioni?
