Tutto è partito da un articolo del Foglio che riportava alcuni virgolettati del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, che di fatto bocciava i pilastri della riforma sulla separazione delle carriere dei magistrati, fortemente voluta e rivendicata da tutto il governo cui fa parte. L’unico punto salvabile, per il sottosegretario di Fratelli d’Italia, è “il sorteggio dei togati al Csm”. Parole che hanno scatenato subito un polverone, con le opposizioni che hanno chiesto un passo indietro a Delmastro per aver sconfessato non solo uno dei punti cardine del programma dell’esecutivo (che su questo tema, nonostante scioperi e proteste delle toghe, intende andare dritto), ma direttamente il suo superiore: il ministro Carlo Nordio. Poi è arrivato il dietrofront del diretto interessato, secondo cui l’articolo avrebbe “esasperato il significato del ragionamento”. Ma la controsmentita è arrivata direttamente dal Foglio, che ha pubblicato un audio in cui il sottosegretario dice quel che il quotidiano ha riportato fedelmente nell’articolo. Per gettare acqua sul fuoco e spegnere le polemiche, poi è intervenuto il Guardasigilli, secondo cui “Delmastro ha già chiarito che la nostra condivisione è totale e senza riserve”.
Nordio: "Il processo alle intenzioni dell'Anm non aiuta"
Per il ministro Nordio, direttamente chiamato in causa per le critiche alla riforma che porta il suo nome, è stata colpa di un’“enfatizzazione giornalistica di una discussione complessa, che ha tenuto conto di varie problematiche connesse a un’importante revisione costituzionale”. Poi il Guardasigilli, da un convegno di penalisti a Venezia, ha chiarito meglio le sue posizioni sulla polemica, ribadendo di “non dover rispondere a Delmastro”. Durante la discussione sulla riforma della giustizia, ha spiegato, “erano emerse varie posizioni. Poi alla fine ne abbiamo scelta una, visto che la maggioranza va avanti compatta. Lo sgradevole processo alle intenzioni che alcuni membri dell’Anm continuano a fare, prospettando la soggezione del pm all’esecutivo – ha poi attaccato Nordio – non aiuta il dialogo che ci proponiamo di mantenere, pur nella differenza di idee”.
Fratelli d'Italia: "La sinistra si rassegni"
Prima delle parole del ministro della Giustizia, Fratelli d’Italia si era già schierata in difesa del suo sottosegretario: “L'audio del sottosegretario Delmastro pubblicato dal Foglio contiene in sé tutte le risposte agli attacchi in malafede delle opposizioni. Quella di Delmastro non è affatto una bocciatura, bensì un'articolata analisi della riforma che complessivamente viene giudicata ottimamente – ha detto la capogruppo meloniana in commissione Giustizia alla Camera, Carolina Varchi –. La sinistra si rassegni: Fratelli d'Italia e il governo Meloni andranno avanti, convintamente e compattamente, con la riforma della giustizia e la separazione delle carriere”. E per far quadrato intorno al proprio sottosegretario, sono arrivate le prese di posizione di due big del partito: quella di Giovanni Donzelli, secondo cui “Fratelli d’Italia è compatta”, e quella del capogruppo di FdI a Montecitorio, Galeazzo Bignami, secondo cui le dichiarazioni di Delmastro sarebbero “state chiarite definitivamente dalla sua stessa voce”.
Anm: "Il governo ha calato la maschera"
Le parole di Delmastro sono state l’occasione per l’Associazione nazionale magistrati per tornare a criticare la riforma contro cui le toghe – con lo sciopero dello scorso 27 febbraio e uscendo dall’aula quando Nordio, il 25 gennaio, è intervenuto a Napoli in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario – hanno più volte protestato. E che lo scorso 5 marzo, con la sua nuova giunta rinnovata dalle recenti elezioni che hanno incoronato Cesare Parodi come nuovo presidente, hanno incontrato a Palazzo Chigi la premier Giorgia Meloni, il sottosegretario Alfredo Mantovano e Nordio. “Il governo ha calato la maschera. Questa riforma da sola non basta, sarà necessario portare il pubblico ministero sotto le direttive del potere esecutivo o quantomeno togliere al pubblico ministero il potere di impulso delle indagini, ha scritto in un nota il segretario dell’Anm Rocco Maruotti, citando le dichiarazioni del sottosegretario. Da oggi, perciò, sarà più difficile per il governo continuare a sostenere che la riforma non avrà conseguenze, come l’Anm va sostenendo dall’inizio. Questa riforma, oltre a non migliorare la giustizia, servirà solo ad assoggettare i magistrati al controllo del governo: ora è ancora più chiaro. Le parole del sottosegretario alla giustizia introducono un importante elemento di chiarezza”.
Le opposizioni compatte nel chiedere le dimissioni
Per le opposizioni, che dopo la condanna in primo grado per rivelazione di segreto per il caso Cospito, è arrivata l’ora definitiva delle dimissioni. “Adesso basta – ha attaccato la responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani – Per la dignità e l’onore delle istituzioni, il sottosegretario Delmastro delle Vedove si dimetta. Apprendiamo infatti che l'intervista sul Foglio esiste ed è pure registrata! Per questo non poteva essere smentita. Se il ministro Nordio ha anch'egli un minimo di personale e politica dignità chieda al sottosegretario di fare un passo indietro”. Stessa linea da parte delle altre forze di minoranza. “Che l’intento del governo fosse quello di collocare i pubblici ministeri in qualche modo sotto le direttive della politica lo avevano già confessato il ministro Nordio e i capigruppo della Lega e di Fdi Molinari e Malan – si legge in una nota degli esponenti del Movimento 5 stelle in commissione Giustizia –. Oggi arriva l’ammissione limpida e argomentata del sottosegretario Delmastro, che spiega chiaramente quello che noi abbiamo già detto fino allo sfinimento: il governo Meloni punta a cancellare l’autonomia delle procure togliendo loro il potere di direzione delle indagini e/o sottoponendole esplicitamente alle direttive della politica. Ecco la verità finale: l’approdo sarà quello di mettere le procure sotto la frusta della politica. Per Angelo Bonelli di Avs è arrivata l’ora che Delmastro “si dimetta” perché “le sue dichiarazioni confermano l’inaffidabilità di un governo che si sfiducia da solo”. E la richiesta di un passo indietro è arrivata anche da Matteo Renzi, che sui temi della giustizia è sempre stato più morbido rispetto alle altre opposizioni: “Stesso governo, stesso partito, stesso palazzo, eppure dicono l’uno il contrario dell’altro” – ha scritto sui suoi profili social il leader di Italia viva –.Tutto bellissimo, davvero. La domanda è: che fa oggi la Meloni? Fa dimettere il ministro della Giustizia Nordio, che ha fatto la riforma, o il sottosegretario Delmastro, che dice che la riforma fa schifo? Attendiamo una risposta da Giorgia appena esce dal letargo”.