Se in Ucraina "ci fosse la tregua e fossero accettate le truppe Onu sarebbe sicuramente una notizia positiva”. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è intervenuto a margine del convegno Strade Sicure alla Camera, affermando che il governo italiano non ha scartato la possibilità di “utilizzare contingenti internazionali per garantire la pace” a Kiev. L’Italia, ha detto il ministro, c’è sempre stata nelle missioni Onu, “ma è una decisione che dovrà prendere il Parlamento se ci sarà la necessità di farlo”. Per Crosetto la presenza di una comunità internazionale sarebbe, quindi, “garanzia di stabilità e sicurezza in una zona che ne ha bisogno. Ma discuterne prima della tregua o che ci siano le regole della tregua diventa molto difficile”. La strada per arrivare a un cessate il fuoco, però, è ancora lunga: "È come parlare dell'arredamento di una casa di cui non facciamo noi il progetto. Il progetto deve essere nelle mani di Trump, Zelensky e Putin che fisseranno le condizioni prima di una tregua e poi di un percorso di pace”, ha aggiunto il ministro.
Su una cosa Crosetto è certo: l'Europa non può avere un suo esercito. “I trattati europei lo escludono, le forze armate europee sono come le forze armate della Nato" che "non ha un suo esercito, ma la somma delle forze armate dei paesi che la compongono”, ha spiegato il ministro. Criticando, poi, il concetto di difesa europea, che viene così definita - ha detto - per banalizzarla: “Non può esistere, anche perché che cosa facciamo? Un reclutamento unico europeo che parte domani mattina e che avremo tra 20 anni, la scuola per ufficiali europei che inizieremo domani mattina con ufficiali che avremo formati tra 5 anni? Utilizziamo le difese che abbiamo, le facciamo interoperare e in quel modo costruiamo il pilastro europeo della Nato".
Von der Leyen ha sbagliato a utlizzare il termine riarmo al posto di difesa, ha detto il co-fondatore di Fratelli d'Italia. E in effetti nel voto all'Eurocamera sul piano di riarmo dell'Unione europea, il suo partito aveva promosso un emendamento - che non è passato - per chiedere la modifica del nome da "ReArm Europe" in "Defend Europe". Tema che resta un punto fermo nella sua politica: "Noi parliamo di difesa, non parliamo di riarmo. L'Europa parla di industria della difesa, noi invece di costruzione della difesa, di un piano strategico nazionale sia militare che civile. Io penso - ha concluso - che le spese militari rispondano alle esigenze di difesa che un Paese ha e io devo, purtroppo, preparare il Paese anche all'evenienza peggiore".