I colossi digitali hanno capitalizzato il nostro bisogno di ricevere stimoli continui. E ora lo fa anche la politica. Ma servono degli antidoti, spiega l’autore di best seller Chris Hayes

La scoperta più sorprendente che ho fatto durante la ricerca per il mio libro? Un esperimento dell’Università di psicologia della Virginia, sull’attenzione: una persona, esposta a quindici minuti senza stimoli, è arrivata a richiedere cento piccole ma dolorose scosse elettriche». Per Chris Hayes, autore del libro Siren’s Call, la nostra attenzione è diventata la risorsa mondiale più a rischio (The Sirens’ Call: How Attention Became the World’s Most Endangered Resource, uscito a febbraio 2025, non ancora tradotto in italiano). Hayes, autore best seller del New York Times e noto giornalista tv americano, evidenzia a L’Espresso che il problema non è più solo una questione personale, psicologica. È economica e politica, assieme. Massima conferma si trova ora nel presidente degli Stati Uniti Donald Trump e nel suo alleato Elon Musk.

 

Certo, l’economia dell’attenzione è un tema ben noto in letteratura. Concettualizzato già nel 1969 dal premio Nobel per l’economia Herbert Simon: in un mondo ricco di informazioni, l’attenzione umana diventa una risorsa scarsa e preziosa. Poi, negli anni ‘90, lo scienziato Michael H. Goldhaber ha ampliato il lavoro di Simon applicando il concetto all’allora emergente contesto digitale. Goldhaber aveva già colto come l’attenzione umana fosse diventata una risorsa centrale nell’economia di internet. Decenni prima che Google (tra gli altri) sfruttando questa risorsa diventasse una potenza da duemila miliardi di dollari. Ossia più o meno il pil della Russia.

 

Hayes però coglie nell’attuale economia e politica mondiale, americana in primis, il culmine deteriore del fenomeno. «L’economia digitale si fonda sempre più sulla nostra attenzione. E non solo più i social media o la pubblicità online. Vedi le criptovalute, come i bitcoin: al pari dei social network sono strumenti pensati per monetizzare la nostra attenzione, in chiave speculativa».

 

Hayes, come altri autori, paragona molti servizi digitali a slot machine che inventano sempre nuovi modi per manipolare la nostra attenzione e tenerci ingaggiati; per prendere il nostro tempo e, a volte, il nostro denaro. «Ci sono ampie evidenze, rapporti trapelati dall’interno delle aziende social media, secondo cui c’è da parte loro una continua ricerca di tecniche manipolatorie, insite nel design stesso di questi servizi. Pensa alle notifiche che continuano a inviarci per richiamarci dentro il servizio», aggiunge Hayes. L’Ue chiama queste tecniche dark patterns, le vieta nelle recenti normative (Digital services act), che però sono di difficile applicazione; soprattutto ora che le big tech hanno trovato sponda in Trump, per disubbidire alle regole Ue. I servizi digitali hanno aggravato la nostra perdita di attenzione, fenomeno studiato da molti autori. Tra i più noti Gloria Mark, psicologa e professoressa di Informatica presso l’Università della California, Irvine. In un grande studio uscito nel 2023, Mark ha documentato che il tempo medio trascorso dalle persone su uno schermo prima di cambiare attività è passato da circa due minuti e mezzo negli anni 2000 a soli 47 secondi oggi. Ecco perché alcuni, dopo pochi minuti in assenza di stimoli, arrivano a preferire le scosse elettriche. 

 

Hayes trova ora forti collegamenti tra questo fenomeno e la politica. Nota come Musk è alla continua ricerca di tecniche per monetizzare l’attenzione delle masse e per questo motivo ha speso 44 miliardi di dollari per comprare Twitter (trasformandolo poi in X). La sua strategia fa il paio con quella di Trump e non è quindi un caso che siano stretti alleati, con il miliardario che ha ottenuto dal presidente degli Stati Uniti l’incarico istituzionale di trovare modi per tagliare la spesa pubblica e li documenta su X, spesso ingigantendo o alterando l’efficacia delle proprie azioni.

 

«Un creatore continuo di fake news. Come Trump, secondo cui ad esempio gli Usa hanno speso 300 miliardi per l’Ucraina, il triplo dell’Europa; quando invece è la metà ed è più o meno quanto l’Europa ha fatto», dice Hayes. Trump sa che le smentite alle sue fake news non avranno effetto. Sfrutta la nostra scarsa attenzione, ovvero l’inquinamento totale del nostro sistema informativo (oltre che la forte polarizzazione politica della società). «Una strategia che voi italiani conoscete bene: Silvio Berlusconi ne è stato pioniere», dice Hayes, che da ragazzo ha vissuto a Bologna, dove ha frequentato l’Università. Erano appunto gli anni del potere berlusconiano e L’Espresso è stato tra i principali organi a denunciarne le tecniche manipolatorie.

 

Ma adesso per Hayes è peggio, si arriva a esiti parossistici: «Trump ha persino lanciato una propria criptovaluta, comprata dai suoi fan, sfruttando il fenomeno per motivi economici personali». Perfetta sintesi di come il capitalismo dell’attenzione fonde, nelle stesse dinamiche, economia digitale e politica. Hayes propone alcune soluzioni. «A livello personale, ogni giorno cerco di allenare la mia attenzione, evitando distrazioni per un periodo di tempo. A livello sistemico, invece, servono regole che ad esempio limitino la capacità dei social media di dirottare la nostra attenzione per molto tempo». Hayes arriva a suggerire una specie di tassa, come quella applicata alle aziende sulle emissioni inquinanti. «Anche la monetizzazione della nostra attenzione è una esternalità negativa; un danno per tutti a vantaggio di pochi», dice. Idee controtendenza, nell’era Trump. «È vero, ma le cose possono cambiare presto. Sono ottimista - dice. Del resto, che alternative ci sono? Il mio motto è quello di Antonio Gramsci: pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà».

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