L’aumento del numero dei carcerati? “Non è colpa del governo, ma di chi commette reati”, e “della magistratura che li mette in prigione”. Parola di Carlo Nordio. Il Guardasigilli, parlando in Senato al question time, ha risposto a chi accusa l’esecutivo di abusare dello strumento penale, facendo così gonfiare le statistiche dei penitenziari. Ma i numeri del ministero della Giustizia dicono che durante il governo Draghi il numero dei detenuti è salito da quasi 54 mila a oltre 56 mila, con un aumento del 4,7 per cento. Durante il governo Meloni, invece, sono saliti a 62.400, con una crescita superiore al 10 per cento. Per Nordio “non risulta che siano stati messi in prigione in base a nuove leggi del Parlamento”. Eppure, dall'insediamento dell'esecutivo nell'ottobre 2022, sono stati approvati diversi provvedimenti, come per esempio il decreto Caivano, che hanno facilitato l’apertura delle porte del carcere. Nordio sembra impreciso anche in un altro passaggio del suo intervento, quando ha rivendicato che, dall’entrata in vigore del decreto rave, non ci siano state più feste illegali: basta fare una semplice ricerca sul web per scoprire che, solo negli ultimi sette giorni, ci sono stati almeno due rave in cui sono stati identificate quasi 300 persone.
I numeri smentiscono il ministro
Le parole di Nordio sulla colpa “della magistratura” che “mette in prigione” hanno scatenato subito le reazioni di opposizioni e giudici. Poi, in due anni di governo, il centrodestra ha introdotto decine di nuovi reati e, con l’imminente entrata in vigore del decreto Sicurezza, se ne aggiungeranno altri. Ci vorrà del tempo per stimare l’impatto sulla popolazione carceraria. Ma tra i provvedimenti che, come confermato dai numeri del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (quindi dello stesso ministero della Giustizia), hanno aumentato gli ingressi in cella c’è il decreto Caivano che, tra le altre cose, ha ristretto la possibilità di applicare pene alternative al carcere per i più giovani. Secondo le ultime rilevazioni del Dap, alla data del 31 dicembre 2024, risultavano 14.968 minorenni o giovani adulti in carico agli Istituti per minori (Ipm). Se tra il dicembre 2019 e il giugno del 2023 i numeri delle persone rinchiuse negli Ipm sono rimasti sostanzialmente stabili, nel successivo anno e mezzo i minori e giovani adulti sono aumentati del 48 per cento.
Due rave nell'ultima settimana
Il Guardasigilli è impreciso anche sui rave. Nella notte tra sabato 5 e domenica 6 aprile a Comano Terme, nella zona di Malga Vigo in Trentino, c’è stato un rave party non autorizzato con centinaia di giovani provenienti da tutta Italia. Non ci sono state tensioni con le forze dell’ordine arrivate sul posto e prima di andare via i partecipanti hanno ripulito tutto. Tuttavia, sono state comunque identificate 217 persone. Situazione simile a Massa Marina, in località Croce alla Selva in provincia di Massa-Carrara, dove una festa - anche questa non autorizzata - è andata avanti dal venerdì (4 aprile) fino alla domenica. Il bilancio finale è stato di 80 partecipanti identificati sul posto, mentre il deflusso di auto è stato tranquillo e senza disordini. Situazione diversa a Moncalieri, in provincia di Torino, dove il 23 marzo, durante lo sgombero di un rave che si stava svolgendo allo stabilimento ex Ilte e a cui partecipavano 1.500 persone, tre carabinieri sono rimasti feriti mentre cercavano di sequestrare - in ossequio al decreto citato da Nordio in Senato - l’attrezzatura agli organizzatori. Il decreto rave era stato tra i primi provvedimenti bandiera del governo, a pochi giorni dall’insediamento. Aveva fatto molto discutere per ragioni di opportunità, perché inaspriva fortemente le pene e perché potenzialmente includeva tra le sue maglie anche fenomeni diversi dai rave party. Così, un emendamento approvato in sede di conversione in legge ha specificato il tipo di occupazione contestata (“al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento”), escludendo quindi quelle studentesche o altre manifestazioni pubbliche.