Aderisco al suo invito di scriverle in merito al perché non andiamo più a votare. Parlo di me stesso, quindi, milanese di 79 anni. Normalmente vado a votare, in particolare per elezioni locali, regione, sindaco, eccetera - credo di non aver mai perso una tornata -. Per le elezioni nazionali, se si tenessero oggi, non credo che andrei a votare. C'è un limite al votare per il "meno peggio", vorrei essere d'accordo con un partito almeno per il 50 per cento di ciò che propone. Da quando esiste il Pd, l'ho sempre votato, prima votavo o per il Partito radicale o per l'Italia dei valori.
Mi considero un centrista che guarda a sinistra, una volta forse si diceva "liberale di sinistra" (ricorda Valerio Zanone? o Baslini?). Ma il Pd di Schlein mi sembra un po' troppo diverso da quello dei precedenti segretari, cerca i voti più "a sinistra", ma al massimo, se ci riesce, li porta via ai partiti alla sua sinistra (in realtà poi succede il contrario). Quindi non vincerà le elezioni. I due partitini "centristi", peraltro guidati da ex-Pd che passano il tempo a sputarsi addosso (i famosi due galli nel pollaio) e che si contendono gli stessi elettori, non mi convincono, hanno posizioni sulla legalità e sulla giustizia che sono le stesse della destra, cioè molto berlusconiane/nordiane e filo-casta (ricorda quest'ultima parola?), quindi antitetche alle mie, uno che votava per Di Pietro aborra questo.
Devo riconosce che il M5s, con il quale sono d'accordo su pochissime cose, qualche anno fa aveva espresso un ministro della Giustizia, si chiamava Bonafede, che non mi dispiaceva. Le sue apprezzabili riforme la destra, con l'aiuto di Renzi e Calenda, le ha poi "segate" tutte.
Vorrei un partito liberaldemocratico che guarda al centrosinistra, laico, europeista, atlantista, non nazionalista, non sovranista, cristallinamente anti-fascista e non filo-casta. In altri Paesi europei lo troverei.
Perciò, oggi non andrei a votare. So di non essere l'unico a pensarla così.
Grazie per la sua attenzione, Aldo N. Solimena
La risposta
Caro Aldo, per certi versi i partiti sono lo specchio del Paese. Forse i nostri politici sono stati educati male dagli stessi cittadini che per decenni hanno votato, appunto, male. Quante carriere politiche di incompetenti e corrotti sono tate edificate sul voto democratico? E questo non ha contribuito al degrado progressivo della qualità della classe dirigente?
Cari saluti, Sergio Rizzo
L'iniziativa "A urne aperte"
L’area dell’astensionismo oggi sfiora metà degli aventi diritto al voto: un problema enorme per la democrazia italiana, cui però partiti e politici si mostrano indifferenti. All'email fugadallademocrazia@gmail.com potete raccontare perché non votate più. E magari suggerire che cosa dovrebbe fare la classe politica per farvi tornare a votare. È un canale aperto per dare parola a chi si sente deluso dalla politica, ma anche a chi crede che le cose possano cambiare.
Illustrazione in anteprima di Donatella Civiello