Molto spesso, soprattutto ultimamente, ho immaginato che forse l'unico modo che il popolo ha per farsi ascoltare è smettere di andare a votare o votare scheda bianca. Ho scoperto, vedendo questa rubrica, che la mia non è stata proprio un'idea originale. Scherzi a parte, nel 2022 io non ho votato, (a dir la verità, nemmeno nel 2018). Perché non sono andata a votare? Per due motivi principali: il primo è il continuo senso di insicurezza che provo non solo uscendo di casa, ma anche in casa (ho subito un furto). Molti, soprattutto la sinistra, con il tempo hanno sottovalutato il problema evitando anche solo di parlarne perché sembra una questione minore o irrisolvibile. La classe dirigente che ho sempre votato alle urne sembra si sia dimenticata di questo tema, per me cruciale. Ho due bambini, una di 8 e l'altro di 12 anni, e mi piacerebbe che nel prossimo futuro potessero vivere in una società più sicura. Sembra, però, che l'argomento venga toccato solo da questa destra nel modo più sbagliato, mentre la sinistra è occupata a contestarla anziché proporre qualcosa di concreto. (La mia idea politica si avvicina molto all'idea e, in teoria, al programma della sinistra liberale e riformista). Insomma, è alquanto deludente delegare qualcuno che pensi ti rappresenti e vederlo impegnato solo a rispondere alle provocazioni di una destra bugiarda e incompetente (mi riferisco più che altro alla classe dirigente al governo), anziché mettere giù un piano d'azione per contrastarla, un programma strutturato con idee concrete da realizzare, soprattutto sulla sicurezza.
Il secondo motivo per il quale non ho espresso il mio voto è strettamente legato al primo: ho sperato che la sinistra si risvegliasse dal torpore e ricominciasse a governare. Ora, però, guardandomi intorno e osservando questo nuovo mondo che avanza, posso affermare che all'inquietudine dovuta all'assenza di un benché minimo senso di sicurezza, si aggiunge un'ansia dovuta alla costante e graduale minaccia a quei fondamentali diritti di cui godo come cittadina di una repubblica democratica. A questo punto devo fare anche i conti con il senso di colpa per aver contribuito, con l'astensione, all'elezione di questi governanti in un momento storico estremamente fragile. Mi sono un po' riscattata con le europee del 2024 e ancor di più lo farò al referendum del prossimo giugno, ma urge un risveglio immediato da parte dell'opposizione, che dovrebbe smetterla di litigare e strutturare una rinascita che cominci a guardare al futuro, affrontando questo difficile mondo del presente. Non so se questo mio pensiero sarà letto o finirà in un cestino, ma è stato un piacevole sfogo e spero si possa unire allo sfogo di molti altri cittadini.
Grazie per l'opportunità, M.R.A.
La risposta
Cara Maria, credo che le sue considerazioni siano condivise da moltissimi italiani che sono stati delusi profondamente dalla inconcludenza della sinistra, o di ciò che negli anni è diventata. Ha perfettamente ragione: urge un risveglio immediato. Ma non dell'opposizione (su quello, sinceramente, è lecito avere qualche perplessità): soprattutto dei cittadini, che devono ricominciare a far sentire la propria voce. C'è un banco di prova importantissimo e assolutamente decisivo perché una svolta sia possibile. È il referendum dell'8 e 9 giugno prossimi.
Sergio Rizzo
L'iniziativa "A urne aperte"
L’area dell’astensionismo oggi sfiora metà degli aventi diritto al voto: un problema enorme per la democrazia italiana, cui però partiti e politici si mostrano indifferenti. All'email fugadallademocrazia@gmail.com potete raccontare perché non votate più. E magari suggerire che cosa dovrebbe fare la classe politica per farvi tornare a votare. È un canale aperto per dare parola a chi si sente deluso dalla politica, ma anche a chi crede che le cose possano cambiare.
Illustrazione in anteprima di Donatella Civiello