Dodici tavole graffianti. Per vivere tutto il prossimo anno controcorrente, trasformando in sorriso i mali del Paese. Ecco l'esclusivo calendario disegnato dal papà di Cipputi per i lettori dell'Espresso

Comincia l'anno nuovo". Annuncia uno degli omini, con il basco del Cipputi ormai pensionato. E l'altro replica a bruciapelo: "Quanto manca alla fine?". Eccolo, l'esordio del calendario 2011 disegnato da Altan, una partenza tinta di pessimismo che in realtà serve ad esorcizzare il peggio e darci la forza per tirare avanti nonostante tutto. Ironia molto agrodolce, che spesso diventa letteralmente sarcasmo: come spiega l'etimologia, fa a pezzi la carne sezionando le verità che spesso non vogliamo guardare. Perché il disegnatore dei due Mondi, che dal natio Nord-est ha scelto il Sudamerica per poi tornare in patria, con queste dodici tavole più una copertina affonda il tratto nelle paure del paese. E riesce a trasformarle in sorriso, amaro ma pur sempre sorriso. Prendiamo la tavola di febbraio. Un giovane dice alla sua ragazza: "Vivremo peggio dei nostri genitori". E lei risponde tranquilla: "Ci rifaremo sui nostri figlioli". Cinico? O non è forse questo il modo migliore per esorcizzare l'ansia scacciandola via, rendendola accettabile ma senza rassegnazione: una sorta di viatico che ci accompagna nella ricerca di novità.

Questo è il segreto del calendario che sarà in vendita in edicola da mercoledì 12 novembre con L'espresso e con Repubblica al prezzo aggiuntivo di 9,90 euro. Dodici vignette originali e coloratissime create in esclusiva per far scorrere l'anno controcorrente: un modo di graffiare il tempo, lasciando il segno della satira più raffinata. Senza darci illusioni, come sentenzia l'ufficiale dell'Aeronautica che sulla pagina di giugno declama le previsioni del tempo: "Basta buonismo: avrete un'estate fetente". Sarà una profezia azzeccata? Una volta i rivoluzionari anarchici promettevano: "Una risata vi seppellirà". Oggi invece a lasciare scorrere queste vignette viene da dire: "Una risata vi salverà". Perché, come scandisce la copertina: "L'Italia ha centocinquantanni. E insiste". Ossia non si arrende, grazie anche ad Altan.

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