La narrativa come linguaggio comune. Mentre il Vecchio Continente è messo alla prova, la scrittrice dall’identità cosmopolita – appena insignita del Premio Strega europeo – invita a ritrovare nelle opere degli scrittori la strada per la pace

Sono nata in Giappone, ho trascorso l’infanzia in Cina, in Bangladesh e negli Stati Uniti, e dunque l’Europa per me è rimasta a lungo un concetto astratto. Il teatro nō giapponese non parlava lo stesso linguaggio culturale dell’opera cinese di Pechino, le condizioni di vita a Dacca non erano quelle di Manhattan. Sono arrivata in Europa, a Bruxelles, solo a diciassette anni, e mi sentivo tanto straniata quanto straniera. In quel periodo ero esattamente come il Vecchio Continente: un puzzle formato da tasselli che però non combaciavano tra loro.

La sola cosa che mi aveva trasmesso il concetto di Europa fino a quel momento era stata la letteratura, che mi aveva accompagnata ovunque durante i nostri spostamenti familiari. E anche oggi, a distanza di tanti anni, penso che il collante più forte in grado di unire i diversi popoli europei sia proprio la letteratura, che ha la sua radice vitale nel mondo classico.

Non potrebbe infatti esistere un’Europa finanziaria, economica e dei mercati senza una cultura umanistica condivisa. L’unica in grado, del resto, di fornire gli strumenti necessari a sviluppare un pensiero critico. Basti pensare al dilagare delle fake news, all’impossibilità di discernere la verità in un panorama sempre più digitale in cui ognuno crede a quello che vuole credere, fino all’assurdità di chiamare “operazione militare speciale” l’invasione di un altro Stato.

È un’Europa ancora molto incerta quella che abbiamo costruito, che procede per tentativi, con voci a volte discordanti, con leggi che non sempre mirano agli stessi obiettivi. I segnali contrastanti che riceviamo ogni giorno da parti diverse devono allarmarci: la Brexit, il recente ballottaggio tra Macron e Le Pen, le alte percentuali di astensionismo… È come se l’idea di Europa stesse perdendo fascino, forza. E questo non è solo un problema per le istituzioni democratiche, ma molto di più: la gran parte dei cittadini europei sta perdendo la percezione di cosa sia la democrazia e, non avendola vissuta, non è neanche in grado di capire appieno cosa sia la tirannia.

In “Primo sangue” racconto la storia di mio padre, Patrick Nothomb, un uomo che ha dedicato la sua vita alla diplomazia, al rapporto con l’altro. Mio padre sarebbe inorridito da quanto sta accadendo oggi. I nostri padri hanno creato per noi cose meravigliose, come la democrazia stessa; hanno riportato al centro della società i valori di uguaglianza e solidarietà, mentre la situazione oggi è drasticamente peggiorata. Per riprendere il discorso sulle elezioni francesi, abbiamo rischiato di avere la prima presidente di estrema destra in Francia, cosa che a nessuno sembrava importare.

Nonostante la mia identità cosmopolita, sono una cittadina belga e belga è la mia famiglia da generazioni; dunque la questione europea mi tocca in prima persona, poiché il Belgio è stato uno dei paesi fondatori prima del Benelux, poi della Comunità europea del carbone e dell’acciaio e dopo ancora, con la firma del trattato di Roma, della Comunità economica europea. Non è un caso che le istituzioni dell’Unione Europea, oggi, si trovino a Bruxelles. Sono cresciuta in un contesto internazionale e, soprattutto, pienamente europeo.

Alla luce di tutto ciò, credo sia per questi motivi che esiste un’incapacità di fondo di cogliere la portata del conflitto fratricida tra la Russia e l’Ucraina, che riguarda da molto, molto vicino la nostra anima di europei. Come comprendere le sofferenze delle guerre attuali, se non leggendo le parole di scrittori appartenenti a quei territori? Se non ripercorrendone la storia attraverso testimonianze dirette? Come comprendere le vicende che hanno spinto nazioni a scontrarsi senza aver letto la letteratura di guerra, senza aver letto Ungaretti, Éluard, Morante, Hemingway, Andrić? Come comprendere il diritto alla libertà e alla democrazia, se non leggendo i testi di autori che, senza censure, hanno la possibilità di raccontare il proprio paese? L’Unione Europea è stata creata per mantenere la pace, e la letteratura, intesa come letteratura mondiale e quindi come letteratura comune, assolve la stessa funzione: solo leggendo la letteratura tedesca, italiana, francese e le altre riusciamo a conoscere chi si trova dall’altro lato del confine e a convivere in un clima di pace.

Sogno quindi di vedere un’Europa che cammina unita perseguendo non l’interesse di pochi ma il bene di tutti, così come i nostri padri l’avevano pensata per noi. Nonostante tutto, questa è la nostra Europa ed è un’Europa in cui non possiamo non credere se vogliamo renderla migliore.

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