Pinguini Tattici Nucleari: «Cantiamo per divertire, ma diamo voce ai ragazzi che cercano un posto nel mondo»

«Il nostro obiettivo è far distrarre il pubblico che viene ad ascoltarci, ma le tematiche affrontate nei testi sono spesso molto seri». Il lavoro, la precarietà, il pacifismo: dialogo con il frontman della band Riccardo Zanotti

Succedono molte cose durante i concerti dei Pinguini Tattici Nucleari: c’è chi chiede la mano dell’amata, con tanto di anello. Chi fa coming out davanti a migliaia di persone. Chi lancia messaggi appallottolati sul palco. Messaggi (non "in a bottle”, come cantavano i Police) che vengono raccolti al balzo e letti dal frontman della band lombarda, Riccardo Zanotti.

 

Età media intorno ai trent’anni, i sei “Pinguini” (il nome è un omaggio alla birra inglese Tactical Nuclear Penguin, ad alto tasso alcolico) spopolano nelle top ten di vendite e ascolti estivi: dalle radio a Spotify passando per Amazon. Ma, dietro il ritornello orecchiabile e ballabile del brano “Giovani Wannabe”, si nasconde il grido di protesta (o di aiuto) dei ragazzi che vogliono avere un posto nel mondo.

 

«Siamo prima di tutto degli intrattenitori e il nostro obiettivo è far distrarre il pubblico che viene ad ascoltarci (target di età: 18-25 anni al Nord, un po’ più alto al Centro-Sud ma con una quota consistente di ragazzini, ndr) anche se le tematiche affrontate nei testi che scrivo e che racconto da moderno cantastorie sono spesso molto seri», esordisce Zanotti, 28 anni, di Albino in provincia di Bergamo, una laurea in Commercial Music alla Westminster University. «Non si parla mai abbastanza dell’accesso al mondo del lavoro, del precariato, delle finte partite Iva, della sicurezza. Sono un sostenitore della minima retribuzione oraria come avviene nel Regno Unito dove ho studiato e lavorato. Pagando le tasse. La pandemia ha accentuato il problema dei contratti brevi e dell’incolumità per chi sta nel back-stage e viene retribuito a giornata».

“Stessi diritti, stesse scuole, stessi autobus e cinema”, cantano i Pinguini Tattici Nucleari nella canzone forse meno commerciale della loro produzione discografica, Cancelleria, più volte ri-arrangiata nelle 28 tappe del “Dove eravamo rimasti tour” (una frase che vuole essere un omaggio a Enzo Tortora) concluso a Olbia il 15 agosto scorso con 250 mila presenza complessive. «È un brano smaccatamente pacifista, scritto sui banchi del liceo scientifico di Alzano Lombardo dove abbiamo studiato più o meno tutti. C’era in ballo una versione di latino sul tiranno Dionigi di Siracusa e avevo davanti a me matite, biro, gomme….così, immerso nei miei pensieri, nacque il libero stato di Cancelleria. Dieci anni fa l’orizzonte era sereno. Oggi manca il dialogo».

 

Ad attirare l’attenzione dei fan ma anche di molti genitori che li accompagnano ai live, sono le scenografie e la grafica che animano l’ipertesto caleidoscopico dei Pinguini Tattici Nucleari. La loro visual artist si chiama Giulia Argenziano, scenografa teatrale, bergamasca pure lei. Bravissima nel creare una sorta di narrazione che corre di pari passo con la poetica dei brani. Il tutto condito con Photoshop, After Effect e trucchi vari del mestiere come gli “easter eggs”, presi in prestito dal mondo dei videogiochi, che lanciano riferimenti ai vari aspetti della cultura pop.

 

«Abbiamo conosciuto Giulia a un concerto ed è nata questa fortunata collaborazione, proprio con il brano Cancelleria che si guarda e si ascolta saltando e pogando. La prima tournée insieme è del 2019 con il “Fuori dall’hype tour” (dal titolo del quarto album, che ha superato i 70 milioni di streaming e triplo disco di platino, ndr). Siamo cresciuti con i manga e le graphic novel: dai vampiri a Dragon Ball passando per i Pokémon. E ci hanno dedicato anche un libro a fumetti per le edizioni BeccoGiallo che illustra la nascita di alcune canzoni. Ne andiamo fieri».

 

E il prossimo album? «Sarà più intimo, con tristezze personali e qualche bilancio. C’è un pezzo che parla dei nostri inizi in giro sul furgone preso in prestito con la scritta Dentisti Croazia: pochi soldi in tasca e un pubblico di trenta persone. Ma ci saranno anche canzoni ballabili con molte contaminazioni, dal soul alla musica indiana. Insomma, con un respiro più internazionale. Siamo dei maratoneti. Più duri sulla scena, più lasci qualcosa a chi ti segue».

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