Una torta da 159 milioni di euro da servire ai partiti a fronte di una spesa effettivamente sostenuta, per la campagna elettorale delle politiche 2013, di circa 25,5 milioni. Cifra cui resta, però, da aggiungere il capitolo relativo al Pdl: pur avendo già presentato il rendiconto alle Camere (dove resterà inaccessibile, insieme a tutti gli altri, finché non saranno esaminati dagli uffici competenti), da via dell'Umiltà, nonostante numerosi tentativi, non è stato possibile ottenere il dato. Ma anche senza conoscere il budget del Popolo delle Libertà, una cosa è già certa: spendi uno, prendi (più o meno) sei. Insomma, lo scandalo dei rimborsi elettorali continua. E per i partiti resta un vero e proprio affare.
E' forse per questo che Enrico Letta ne ha fatto una questione di «credibilità dell'intero sistema politico». Non a caso il premier sta premendo affinché il ddl varato dal Consiglio dei ministri, che di qui al 2017 dovrebbe portare gradualmente all'azzeramento del flusso di denaro pubblico ai partiti (formalmente rimborsi, di fatto un vero e proprio finanziamento), diventi legge al più presto. Nel frattempo, fino a quando la ragioneria non preparerà le norme fiscali del ddl, i tesorieri possono dormire sonni tranquilli: nonostante la sforbiciata della riforma del 6 luglio 2012, che ha ridotto i contributi ad un massimo di 91 milioni di euro all'anno (63.700.000 euro come rimborso spese per le consultazioni e quale contributo per l'attività politica, più 27.300.000 euro a titolo di cofinanziamento), a disposizione dei partiti resterà, come detto, un tesoretto stimato in 159 milioni per l'intera Legislatura da ripartire in proporzione ai voti presi.
«In assenza di modifiche alla legislazione vigente, entro il 31 luglio i competenti organi delle Camere approveranno i piani di riparto della rata 2013 relativa ai contributi ai partiti e ai movimenti politici. In quest'ambito sarà ripartita la prima rata relativa alle elezioni politiche 2013», fanno sapere da Montecitorio. In totale, stando alle previsioni, circa 46 milioni (in cinque anni) andranno al Pd, 38 al Pdl e 15 a Scelta Civica, i tre componenti del governo di grande coalizione.
Il centrodestra
Chiamando la sede del Popolo della libertà durante la campagna elettorale per aver notizie sul budget stanziato, la risposta era stata più o meno questa: «Nessuno è autorizzato a rilasciare dichiarazioni in tal senso». E nel silenzio del sito Internet del partito e del network ufficiale di Berlusconi (forzasilvio.it), l'unico indizio lo aveva dato il responsabile del settore elettorale Ignazio Abrignani, preannunciando un budget «ridottissimo» praticamente «pari allo zero». A quanto ammonti la ridottissima cifra rendicontata abbiamo provato a chiederlo al tesoriere del Pdl, Maurizio Bianconi, che ci ha rimandato al dirigente amministrativo di via dell'Umiltà. Ma malgrado numerosi contatti con il suo ufficio, non siamo riusciti a contattarlo. Vano chiamare in aiuto ancora una volta Bianconi per avere il numero del suo telefonino: «Non ce l'ho, quando serve lo cerco al partito...».
Prendiamo atto. Noi, invece, i nostri numeri li abbiamo lasciati sia all'ufficio stampa che all'ufficio amministrativo. Restiamo in attesa.
La Lega Nord dell'era post Belsito ha stanziato in tutto 5 milioni di euro, per le politiche e le regionali che ne hanno assorbito una parte rilevante: circa un milione e 600mila per la Lombardia, 840mila per il Veneto e 354mila per il Piemonte. Ben altre cifre, per una campagna elettorale decisamente sobria, quelle a disposizione de La Destra di Francesco Storace, che ha potuto contare su un budget di un milione e 600mila euro destinati, come spiegato a suo tempo dal tesoriere Livio Proietti, «per la propaganda statistica, dinamica e per i media, compreso Internet». Altri 200mila euro se ne sono andati per manifesti e affissioni. Le spese sono state sostenute grazie ai contributi dei candidati capilista, con le sottoscrizioni dei simpatizzanti e la cessione dei futuri contributi elettorali. Sempre nell'area della destra, anche il debuttante Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni e Ignazio La Russa ha puntato sull'autofinanziamento per coprire le spese della campagna elettorale: contributo volontario per ogni candidato e donazioni online con carta di credito. Totale rendicontato 1.444.750,65 euro tra Camera e Senato.
Monti&Casini
Rinviato alla fine della campagna elettorale, come per il Pdl, anche il consuntivo delle spese di Scelta civica. Impegno mantenuto: a esplicita richiesta, il partito dell'ex premier Mario Monti ha risposto altrettanto esplicitamente. E i numeri sono arrivati: per le politiche 2013, Sc ha speso 6.569.000 euro, rendicontati nel dettaglio. Le risorse «imputabili» alla campagna per il Senato ammontano a 3.284.559 euro, mentre 2.956.103 euro sono stati utilizzati per la Camera (circoscrizioni nazionali; i restanti 328.455 per l'estero). Spese sostenute anche grazie ad una lunga lista di "donatori" privati. Nessuno batte la deputata Ilaria Borletti Buitoni, sottosegretario ai Beni culturali, che ha versato la bellezza di 710mila euro nelle casse del partito. Molto più staccati Andrea Mazziotti Di Celso (membro della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, 103.100 euro), l'ex ministro dei Lavori pubblici nei governi Amato e Ciampi, l'imprenditore Francesco Merloni, e il neo commissario straordinario dell'Ilva, Enrico Bondi (100mila euro ciascuno). E poi ancora Lorenzo Dellai (72mila euro), Alberto Bombassei (52mila) e Anna Lucia Balzan (50mila), consorte del numero uno di Geox, Mario Moretti Polegato. In totale, da «persone fisiche», Scelta Civica ha incassato 1.686.354 euro, mentre altri 322mila euro sono arrivati da 19 piccole e medie aziende. Competizione all'insegna della spending review anche per l'Udc di Pierferdinando Casini. La formazione dell'ex presidente della Camera ha utilizzato 3.200.000 euro, cioè 8 milioni e 300mila euro in meno rispetto alle Europee del 2009 e 3 milioni e 300mila euro in meno delle Regionali del 2010. Il "media mix", come lo hanno definito i centristi, è stato così distribuito: 708.307 euro per le affissioni, 522.966 per la Tv, 200mila euro per grafica e eventi, 162mila euro per la stampa, 621.847 euro per la radio, 616.627 euro per le affissioni su bus e mezzi pubblici e infine 200mila euro per il web.
Il centrosinistra
Il proprio budget il Pd lo aveva comunicato già prima della data delle elezioni. Per la campagna elettorale 2013 i democratici hanno speso il 27% in meno rispetto al 2008: 6 milioni e mezzo di euro contro gli 8.866.259 euro di cinque anni fa. Cifra ancora più contenuta se confrontata con altri due appuntamenti elettorali: le Europee del 2009 (-53%, 13.942.883 euro) e le Regionali del 2010 (-31%, 9.354.713 euro). La maggior parte delle risorse, 4.600.000 euro, sono state utilizzate per la comunicazione. Due i milioni spesi per le affissioni, altrettanti per quello che al Nazareno hanno definito il "Piano media" (Tv, radio, giornali e web). In più sono stati spesi 500mila euro per manifestazioni ed eventi, 900mila per mailing elettorali e 600mila fra produzione di materiale tipografico e altre spese di comunicazione. Leggendo però il bilancio 2012, approvato durante la direzione nazionale del 4 giugno scorso – che "l'Espresso" ha pubblicato in anteprima – si capisce come il budget tutto sommato contenuto rispecchi le difficoltà in cui versa il partito. Il passivo è infatti di oltre 7 milioni e 300mila euro. Colpa, ufficialmente, del dimezzamento dei rimborsi elettorali (come ha precisato il tesoriere, Antonio Misiani), anche se c'è chi punta il dito contro qualche spesa incontrollata per propaganda e comunicazione politica. Sullo sfondo c'è lo spettro del ricorso alla cassa integrazione paventato da Misiani per 180 dipendenti del partito. Esborso leggermente superiore alle previsioni iniziali (450mila euro) quello di Sinistra Ecologia e Libertà: il totale delle spese per la campagna elettorale, fa sapere il tesoriere Sergio Boccadutri, è stato pari a 522mila euro. Infine ci sono Psi e Centro Democratico. Il partito di Riccardo Nencini ha utilizzato 170mila euro, quello di Donadi e Tabacci 94.900 (potendo contare inoltre su entrate per 93mila euro totali).
MoVimento 5 Stelle
Il MoVimento 5 Stelle ha finanziato la sua campagna elettorale con le micro donazioni volontarie di 27.943 cittadini. E ha provveduto a rendicontare tutte le entrate, in modo analitico, l'11 aprile con un post sul blog di Beppe Grillo (http://www.beppegrillo.it/2013/04/rendicontazione_delle_spese.html). In totale sono stati raccolti 774.208,05 euro, ne sono stati spesi 348.506,49. La differenza, annunciava il leader del M5S «sarà devoluta ai terremotati dell'Emilia Romagna». Prezzi decisamente modici per un successo sorprendente.
Privati, rubinetti chiusi
A leggere le cifre delle contribuzioni private del 2012, recentemente depositate a Montecitorio, più di un tesoriere avrà sudato freddo. Ad eccezione, come visto, di Scelta Civica (oltre 2 milioni di euro raccolti in pochi mesi), i finanziamenti privati ottenuti lo scorso anno da Popolo della Libertà e Partito democratico si sono ridotti al lumicino: 8 milioni e 730mila euro per il Pdl e poco più di 5 milioni per il Pd (l'ex segretario Bersani ha versato 21mila euro). Con un problema, e cioè che l'introito deriva da donatori "interni": deputati, senatori, consiglieri sparsi sul territorio… E anche se le cose sono migliorate leggermente nei primi mesi del 2013 – ogni candidato alle elezioni si è autotassato di circa 25mila euro nel caso del partito del Cavaliere – le cifre sono comunque contenute se paragonate agli anni passati quando i grandi finanziatori come la famiglia Riva (da ambo le parti) o Giuseppe Mussari, ex numero uno di Mps e Abi che ogni anno versava alla costola senese dei democratici 100mila euro, erano in prima linea per dare una mano. E questo potrebbe essere solo l'inizio.