Se il Cavaliere non ha fatto cadere il governo è perché ultimamente ascolta molto il suo socio di Mediolanum. Che è una 'colomba', ma soprattutto è l'unico che porta soldi nelle casse del gruppo, mentre le tv piangono
di Vittorio Malagutti
23 settembre 2013
image/jpg_2215493.jpg«Sono d'accordo con il presidente della Repubblica: senza unità e coesione non c'è uscita dalla crisi economica». E poi, per chi ancora non avesse inteso: «Bisogna sacrificare alcuni interessi minori, e personali, a vantaggio di quelli superiori e collettivi». Così parlò Ennio Doris al "Foglio" di Giuliano Ferrara. Parole chiare, chiarissime, che ci consegnano il pensiero del campione delle colombe, l'uomo della prudenza e della trattativa, il manager che, guardando al portafoglio più che all'orgoglio ferito del leader, chiede a Silvio Berlusconi, l'amico e il socio di una vita, di farsi da parte per garantire la sopravvivenza del governo delle larghe intese.
Dopo Letta sarebbe il diluvio, questo il timore di Doris, gran capo, azionista e fondatore di Mediolanum, la banca "Costruita intorno a te", come recita lo spot. E il diluvio significa spread alle stelle, recessione infinita e quindi risparmi degli italiani in caduta libera. Una catastrofe per chi, come Doris, guida un gigante finanziario che gestisce oltre 50 miliardi di capitali raccolti nel nostro Paese. Per questo, ogni volta che le nuvole di tempesta si addensano all'orizzonte della politica, l'amministratore delegato di Banca Mediolanum indossa l'uniforme da colomba in servizio permanente effettivo e si sbraccia a predicare cautela all'amico Silvio. E così se la pitonessa Daniela Santanchè interpreta da par suo la parte della pasionaria irriducibile, del falco pronto a combattere fino all'ultimo talk show, il flemmatico Doris dall'aria campagnola, tesse l'elogio della prudenza.
Questione di portafoglio, anche per Berlusconi. La sua Fininvest possiede il 35,1 per cento di Mediolanum, una quota pari a quella che fa capo al numero uno della società. Passati gli anni di magra tra il 2009 e il 2011, il gruppo finanziario con base a Milano 3 ha ripreso a macinare profitti: 351 milioni nel 2012 (il migliore risultato nella storia del gruppo) e quasi 200 milioni nei primi sei mesi di quest'anno. Tra i fattori più importanti nell'impennata degli utili c'è il crollo dello spread, innescato nei mesi del governo Monti e proseguito più di recente, pur tra alti e bassi, con l'attuale esecutivo.
Nello stesso periodo, il crollo del mercato pubblicitario ha mandato a picco i risultati di Mediaset e Mondadori, le due grandi aziende controllate da Fininvest. Risultato: quest'anno la sola Mediolanum è riuscita a staccare un dividendo che ha portato oltre 50 milioni di euro nelle casse della holding berlusconiana. Niente da fare invece per Mediaset, che per la prima volta nella sua storia ha chiuso il bilancio in rosso. E cedola ridotta a zero pure per Mondadori che già nel 2011 aveva messo a digiuno i suoi azionisti.
Come dire che la Fininvest di Berlusconi, sballottata dai venti della crisi, si è aggrappata alla scialuppa con il marchio di Mediolanum. Doris la colomba si prepara a festeggiare un bilancio da record e spera che l'amico Silvio sia abbastanza saggio da dargli ascolto.